Chaos e Finestre
[Questo articolo è tratto dal n.19 della rivista di psicologia L’Anima Fa Arte FINESTRE. CLICCA QUI per scaricarlo gratuitamente]
Windows 19 non esiste e non sarà il prossimo sistema operativo lanciato da Microsoft nel 2019. Windows 19 è il titolo del mio articolo per questo numero de L’Anima Fa Arte, ed è il mio personalissimo sistema operativo creato per fare una lettura immaginale di Finestre, il tema della nostra rivista.
Il sistema operativo è un software di base che consente la gestione e l’esecuzione del pc [hardware e software]. Senza il sistema operativo il pc e i programmi ad esso connessi non sarebbero in grado di funzionare. In parole povere il sistema operativo è la pelle e il cuore del nostro pc.
Il sistema operativo installato sulla maggiorparte dei pc si chiama Windows proprio perché la prima versione, annunciata nel 1983, aveva un’interfaccia grafica a finestre. Anche oggi siamo abituati a lavorare e a navigare attraverso delle finestre.
La psicologia archetipica ci insegna che la realtà è immaginale, dunque anche un sistema operativo è immaginale. Quando usufruiamo dei nostri pc, nel caos della realtà virtuale, ci orientiamo grazie alle finestre. Dietro l’interfaccia del sistema operativo c’è un’altra realtà inaccessibile che non avrebbe senso per noi senza le finestre di windows. Windows mette ordine al caos.
La stessa dinamica accade nella realtà. Immersi nel Chaos primoridiale delle immagini psichiche ci orientiamo grazie alle finestre.
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Fare ordine con la finestra
Se non fosse per le finestre/windows non potrei lavorare. La psicoterapia è fatta di mura, porte e finestre. Le finestre sono le aperture nelle quali è possibile incontrarsi. Ma non solo.
Durante una seduta di psicoterapia le parole, i silenzi, gli sguardi e le emozioni sono le finestre che ci permettono di comunicare con l’altro. Per accedere all’altro ho bisogno delle mie e delle sue finestre. Inoltre la finestra, nel simbolismo religioso, è Maria attraversata dalla Luce del Signore e quindi anche da Lucifero [il portatore di luce]. Grazie alle finestre riesco a vedere, in una cornice definita, la presenza illuminata delle persone, il loro dentro e il loro fuori, ma soprattutto il loro modo di incorniciare le cose. La finestra è un modo per incorniciare il mondo, il nostro sistema operativo. A seconda del punto di vista che adottiamo possiamo usare questa cornice per sbirciare dentro un appartamento, oppure per meravigliarci dei paesaggi esterni. Se si è fuori si incornicia ciò che è dentro, se si è dentro si incornicia ciò che è fuori.
La Psiche collettiva è il mondo, mentre la Psiche individuale è un’abitazione nel mondo. Con questa metafora capiamo bene che non c’è differenza di sostanza tra dentro e fuori: sia il dentro che il fuori sono fatti della stessa sostanza, ovvero di Psiche. Siamo abitazioni, e tutto ciò che permette il passaggio tra dentro e fuori può essere una finestra o una porta: occhi, parole, emozioni, sfinteri, orecchie… La pelle stessa è una finestra. Addirittura più scendiamo nel particolare della fisica quantistica, più ci accorgiamo che non esistono i confini tra noi e il mondo: tutto è finestra e passaggio. La stessa cosa accade in psicoanalisi: più scendiamo nel profondo più ci accorgiamo di essere l’altro e il mondo.
La finestra è sia il nostro modo di mostrarci al mondo, sia il nostro modo di osservare il mondo. Il nostro “mostrarci” e il nostro “osservare” sono la stessa finestra. La cornice per valutare il mondo e noi stessi è la medesima.
È per tutti questi motivi che non potrei lavorare senza finestre, senza il mio sistema operativo e senza il sistema operativo di chi mi è davanti. La finestra dentro di noi rappresenta il sistema operativo che ci presenta al mondo e che ci orienta dentro di esso.
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Il Chaos fuori dalla finestra
Finestre, ciò di cui abbiamo bisogno, mi disse una volta un vecchio saggio in un paese lontano, la vastità del reale è incomprensibile, per capirlo bisogna rinchiuderlo in un rettangolo, la geometria si oppone al caos, per questo gli uomini hanno inventato le finestre che sono geometriche, e ogni geometria presuppone gli angoli retti. Sarà che la nostra vita è subordinata anch’essa agli angoli retti? […] le finestre sono solo una pavida forma di geometria degli uomini che temono lo sguardo circolare, dove tutto entra senza senso e senza rimedio, come quando Talete guardava le stelle, che non entrano nel riquadro della finestra [Antonio Tabucchi – 2005: 218-219]
Windows, il sistema operativo, serve per gestire le macchine; le finestre servono per dare ordine al Chaos. Possiamo dire quindi che, psicologicamente, le finestre della nostra Psiche sono il sistema operativo che serve per fare ordine al Chaos. Da quando nasciamo il nostro vivere è un tentativo di adattarsi al Chaos dell’esistenza. In principio era il Chaos, disse Esiodo. Il mondo delle immagini è inaccessibile, un mondo fatto di Chaos primordiale. L’unico modo che abbiamo per capirlo ed usufruirne è costruire accessi, porte o finestre. Le finestre sono uno sguardo sul Chaos.
La parola Chaos, etimologicamente, non significa disordine ma fenditura, fesso, apertura, spazio aperto. Psicologicamente, quindi, il Chaos porta con sé l’immagine di uno spazio aperto, ma anche l’esigenza di avere con sé una fenditura e una finestra. Senza finestre non potremmo usare la realtà virtuale e la realtà psicologica. L’arte, ad esempio, crea finestre per afferrare il Chaos: un quadro, una canzone, una scultura o un libro sono finestre sull’anima. Le finestre sono modi personali di inquadrare e vedere il mondo.
In psicologia le più classiche finestre per accedere al mondo del Chaos immaginale sono i sogni, i traumi, le parole e i silenzi. Tutte finestre che, come nel racconto di Peter Pan, portano all’isola che non c’è, ovvero al mundus immaginalis, nel cuore della Psiche.
Le molteplici scuole di psicoterapia e correnti di pensiero sono finestre che servono a dare una lettura peculiare del paesaggio psichico dando un ordine al Chaos.
La mia finestra si apre sulla Nebbia,
e la nebbia è tutto, e l’Universo in mezzo
[Fernando Pessoa]
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Attenzione: non basta aprire la finestra
Non basta aprire la finestra
per vedere la campagna e il fiume.
Non basta non essere ciechi per vedere gli alberi e i fiori.
Bisogna anche non aver nessuna filosofia.
Con la filosofia non vi sono alberi: vi sono solo idee.
Vi è soltanto ognuno di noi, simile ad una spelonca.
C’è solo una finestra chiusa e tutto il mondo fuori;
e un sogno di ciò che potrebbe esser visto se la finestra si aprisse,
che mai è quello che si vede quando la finestra si apre.
[Fernando Pessoa]
Ma la finestra intesa come il proprio punto di vista sulla realtà [sistema operativo] è anche una distanza, un ostacolo alle immagini universali. Non basta aprire la finestra per dare ordine al Chaos e per presentarsi al mondo. Come dice James Hillman, bisogna uscire fuori dalla finestra. Solo in questo modo possiamo vivere a pieno le immagini della Psiche. Abbandonando le filosofie [Pessoa], ovvero le finestre del pensiero sul mondo, possiamo ribaltare il nostro modo di esperirlo.
Un trauma, ad esempio, è una finestra quindi un possibile modo di modellare il proprio Chaos. Tuttavia, usando solo la finestra del trauma come occhiale per osservare la mia vita io rimarrei simile ad una spelonca [Pessoa].
Siamo soliti guardare l’invito di Hillman riguardante l’uscire dalla finestra, in modo letterale. Questo può essere un modo di intendere il suggerimento di Hillman. Tuttavia sarò hillmaniano parlando di Hillman, quindi farò una lettura immaginale del noto invito a varcare la finestra. Ponendo questa immagine sul teatro della Psiche, essa mi suggerisce che di fronte ad una difficoltà della vita [rappresentata dallo studio dello psicoanalista] devo oltrepassare la mia finestra, devo abbandonare la mia filosofia, il mio sistema operativo [Windows 19] e il mio modo usuale di incorniciare e mettere ordine al Chaos.
Alchemicamente devo immergermi nuovamente nel Chaos delle immagini per trovare una nuova finestra che mi permetta di rileggere immaginalmente la mia vita.
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Formattare la finestra
Affacciandosi dalla finestra ci si affaccia sul mistero poetizzava Álvaro de Campos [Fernando Pessoa, Tabacaria]
L’invito immaginale di Hillman e Pessoa è proprio quello di ri-affacciarsi al mistero dell’esistenza. Le finestre sono il nostro modo di inquadrare e incorniciare, ovvero la nostra filosofia di vita.
Viviamo con la paura del Chaos e ci aggrappiamo ostinatamente alle sicurezze. Spesso però, anche gli eventi dolorosi diventano certezze o ancore di salvezza nel mare aperto, in altre parole ciò che ci definisce come persone. Abbiamo paura di abbandonare le nostre convinzioni su chi siamo diventati e come ci siamo diventati perché ciò significherebbe rimettersi in discussione affacciandosi al mistero della vita e al Chaos che lo affianca.
L’unica strada per la “guarigione” di Psiche è immergersi nel mistero dell’universo, uscire fuori dal proprio modo di vedere la realtà, uscire fuori dal proprio Windows 19. Formattare il sistema.
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Bibliografia
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