The sound of silence di Simon & Garfunkel
Esistono diverse versioni di questa magnifica canzone, tuttavia quella che sto ascoltando per scrivere questo articolo, e che ti esorto ad ascoltare, è la cover dei Disturbed: The sound of silence. Cuffie alle orecchie, CLICCA QUI per ascoltarla.
Chiuso al buio nel proprio bagno, Paul Simon ascoltava le silenziose note della sua canzone ossimorica: ascoltava il suono del silenzio. Ci troviamo tra il Novembre del 1963 e il Febbraio del 1964.
Una sincornicità significativa è che la canzone venne terminata il 19 Febbraio del 1964, ed è proprio tra il 18 e il 21 febbraio che i romani onoravano Tacita Muta, la personificazione del silenzio, dea del mondo infero.
Si è parlato tanto del significato ipotetico di The sound of silence, tuttavia sappiamo solo che, secondo Arthur Garfunkel, “la canzone si era praticamente scritta da sola“. Il daimon del duo folk statunitense si era manifestato attraverso le note del silenzio.
Ascoltare The sound of silence ci conduce in un luogo, il silenzio stesso è un luogo. È significativo notare che in italiano si dice: “stai in silenzio!”. Si usa il verbo stare come per rimarcare il fatto che il silenzio sia un luogo.
Ripercorriamo, quindi, le note e le parole della leggendaria canzone per farne una lettura immaginale e per scoprire dove ci porta il suono del silenzio.
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I sogni del silenzio
Ciao oscurità, mia vecchia amica
Sono tornato per parlare con te
Perché una visione sta dolcemente strisciando
Ha depositato i suoi semi mentre stavo dormendo
E la visione che mi sono trovato in testa
ancora persiste dentro il suono del silenzio
Esistono alcuni sogni che colpiscono nell’intimo, sogni che provengono dall’oscurità e si trascinano come visioni durante il giorno. Sogni che depositano semi durante la notte, e che germogliano al risveglio, sogni il cui suono silenzioso rimane dentro di noi come un’eco immaginale.
A ognuno di noi è accaduto di perdersi nell’immaginazione, di sentirsi con la testa tra le nuvole, cullati dai propri pensieri. In questi momenti esploriamo il cosiddetto mondo delle immagini [mundus immaginalis] e sostiamo in silenzio nelle rêverie, tornando a parlare con la nostra vecchia amica: l’oscurità.
Il suono etimologicamente rappresenta ciò che si vuole far sentire, ciò che vuole emergere ed apparire. Il silenzio invece simbolizza una parte di noi taciturna, notturna e nascosta.
A volte il silenzio vuole manifestarsi e il taciturno vuole parlare. Stare in silenzio significa ascoltare narrazioni e immagini, risiedendo all’interno del luogo silenzioso della Psiche.
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Nei sogni agitati io camminavo solo
attraverso strade strette e ciottolose
nell’alone della luce dei lampioni
sollevando il bavero contro il freddo e l’umidità
quando i miei occhi furono colpiti dal flash di una luce al neon
che divise la notte… e toccò il suono del silenzio
E nella nuda luce vedevo
Diecimila persone, forse più
Persone che discutevano senza parlare
Le persone sentivano senza ascoltare
Persone che scrivevano canzoni che le voci mai condividono
E nessuno osava
Disturbare il suono del silenzio
The sound of silence risponde a questa domanda: cosa accade nel luogo del silenzio?
Ascoltare The sound of silence significa calarsi in un luogo antico della Psiche, il luogo dove risiedono i sogni e le immagini. Un luogo fatto di immaginazioni e narrazioni, quindi un luogo di silenzio.
A volte nel silenzio possiamo trovare le nostre voci o le voci di altri, melodie che altrimenti, senza silenzio, non potremmo sentire: le voci del silenzio che ci raccontano storie.
A volte sono attratta dalla possibilità che attraverso il silenzio si possano sentire altre voci, altri suoni. Una musica parallela o alternativa. [Milena Vukotic]
Guardare il silenzio significa girare il collo e guardare in una direzione accecante, dove è presente una luce al neon. Etimologicamente una luce nuova, che non abbiamo mai visto prima.
Il silenzio è l’anteprima del nuovo che proviene da lontano, da dietro di noi. Il nuovo, infatti, è lì dove noi non siamo, ciò che abbiamo alle spalle: il nostro inconscio.
Il nuovo divide la notte, ovvero la Psiche. Solo attraverso la divisione possiamo arrivare al centro della Psiche. Sono le parole taglienti, gli eventi che squarciano, le melodie impreviste della vita che ci tolgono la parola e ci costringono al silenzio, conducendoci nel luogo del silenzio, ovvero nel luogo delle narrazioni e dell’immaginazione.
Al centro di Psiche ci sono le nostre diecimila persone: una, nessuna e centomila, ovvero i personaggi archetipici che ci abitano. L’io buono, l’io cattivo, l’io altruista, l’io egoista, l’io parlante e l’io silenzioso…
Il mezzo di comunicazione tra le nostre parti è il silenzio, ovvero l’immaginazione. Ecco perché è tanto difficile contattare sé stessi, poiché l’unica strada per farlo è il silenzio, l’unica lingua comune è quella del silenzio.
Le diecimila persone che ci abitano comunicano raccontando la nostra storia personale.
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Il nuovo che emerge
“Pazzi”, dissi, “Voi non sapete
Il silenzio, come un cancro, cresce
Ascoltate le mie parole, che potrebbero insegnarvi
Prendete le mie braccia, cosicché io possa raggiungervi”
Ma le mie parole caddero come fossero silenziose gocce di pioggia
Ed echeggiarono
Nei pozzi del silenzio
Il silenzio è cancerogeno, prolifera. Il silenzio genera silenzio, come ci suggerisce James Hillman. Al centro di Psiche, nella profondità dell’inconscio, la coscienza è accecata e trova la follia. È per questo motivo che il silenzio può essere doloroso.
L’immaginazione è stimolata a ritornare in se stessa, a immaginare ulteriormente, in silenzio, e ulteriormente a osservare e ascoltare e sentire e pensare [J.Hillman, Sul mio scrivere – Del diritto a non parlare, p.148]
La coscienza prova ad imporre la logica della parola, prova ad essere da guida, ma l’unico mezzo per contattare l’inconscio rimane il silenzio dell’immaginazione: gocce silenziose di pioggia che echeggiano nelle profondità infere dell’anima.
e la gente si inchinava e pregava
al Dio neon che avevano creato.
e l’insegna proiettò il suo avvertimento,
tra le parole che stava delineando.
e l’insegna disse “le parole dei profeti
sono scritte sui muri delle metropolitane
e sui muri delle case popolari.”
E sussurrò nel suono del silenzio
Il Dio neon è il nuovo che emerge: un nuovo personaggio archetipico, una nuova parte della nostra personalità che emerge grazie al silenzio e all’immaginazione.
Facendo spazio alla voce del silenzio, possiamo udire qualcosa di noi che prima d’ora non avevamo mai colto.
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James Hillman affermava che prima del diritto alla libertà di parola bisognerebbe concedere il diritto di poter sostare nel silenzio, perché solo nel silenzio la nostra personalità interiore può parlare.
La paura del silenzio è la paura della pienezza [J. Hillman, Sul mio scrivere, p.150]
Rivendichiamo il diritto al silenzio! Il silenzio porta con sé la pienezza dell’immaginazione, quindi la pienezza di ciò che siamo dentro noi stessi con tutte le nostre follie e contraddizioni. Il silenzio fa parlare le immagini e i nuovi dèi, i nostri personaggi, i nostri uno, nessuno, centomila.
Pertanto, concediamoci alcuni minuti per ingorare i rumori della coscienza e per ascoltare The sound of silence.
Il suono del silenzio ci parlerà, facendo emergere le voci inascoltate del nostro mondo infero, ovvero dell’inconscio.
Se, per un istante, mettessimo da parte le parole, il suono del silenzio, The sound of silence, ci racconterebbe della ricchezza divina che risiede in noi.
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