Introduzione
Testa o cuore?
Il dilemma è tanto antico quanto difficile da sciogliere. Il particolare tipo di conflitto tra testa e cuore evoca da un lato l’immagine di un cervello freddo che calcola i pro e i contro della situazione in esame e dall’altro lato un cuore pulsante, caldo, che sempre irriga e tinge di vita.
Il conflitto tra le due immagini non si proietta solo su tematiche amorose, ormai diventate l’angusta ossessione salvifica dei nostri tempi, ma è di un’essenzialità che investe le più disparate tematiche di vita. Tengo questo noioso e ben pagato lavoro o lo lascio per dedicarmi alla pittura? Il tema ruota attorno alla realizzazione della Psiche e ci si chiede quale sia lo stile adatto per realizzarla.
Testa o cuore?
Il tema è radicale e, come direbbe Jung, ha a che fare con la realizzazione del Sé, o con lo svelarsi del carattere, replicherebbe Hillman. In ogni caso riguarda l’Anima e la sua ancestrale compagna: l’angoscia.
L’angoscia ci situa nel conflitto e ci spinge a ricercare una soluzione. Si palesa la necessità di una scelta assieme all’amara constatazione che scegliere vuol dire tagliare, castrare e perdere. Bisogna potare i rami secchi affinché la pianta stessa non si secchi. La fantasia della perdita e dell’impossibilità di tornare indietro per riparare all’errore ci blocca e ci tiene fissi nel conflitto.
“Forse è meglio il conflitto che la scelta?” – ci chiediamo. Rimanere nel conflitto sembra a volte un buon compromesso, e si chiama nevrosi, ma mentre si temporeggia ci accorgiamo chiaramente di star comunque scegliendo di restare, guardando il fiume della vita scorrere come se non ci riguardi.
Rivolgiamoci alla mitologia per intensificare il conflitto tra testa e cuore. Lo scopo è di guadagnare una visione cosmica, universale cosicché il conflitto tra testa e cuore diventi un luogo tanto ampio da poterci vivere, muoversi e soprattutto in cui scegliere.
Atena o poseidone?
Perché Atena e Poseidone? Le due divinità sono personificazioni mitiche della testa e del cuore.
Atena in quanto nata dalla testa di Zeus ben rappresenta l’intelletto, il nous, il logos. Inventò i numeri, le briglie e il giogo oltre che l’arte della tessitura, il cocchio e la nave. Anche se divinità della guerra
Preferisce appianare le dispute e far rispettare la legge con mezzi pacifici (R., Graves, I Miti Greci, Longanesi, Milano, 1963, p.84)
È madre di arte e cultura. Ha rifiutato tutte le relazioni e si ritiene che non abbia mai conosciuto le gioie della carne. I suoi occhi sono glaucopidi, cioè luminosi. Il suo sguardo è attento e preciso come quello di una civetta che nel buio coglie il più piccolo roditore. A Roma si travestì da Minerva, la grande normalizzatrice. Atena, la testa, vorrebbe mettere tutti d’accordo con il rischio che nessuno sia soddisfatto.
Poseidone e i fratelli Ade e Zeus estrassero a sorte i territori su cui avrebbero regnato. A Zeus toccò il cielo, ad Ade gli inferi e a Poseidone il mare. Poseidone come il mare è istintivo, emotivamente mosso, fa la voce grossa per un alito di vento. L’animale sacro al dio è l’impetuoso cavallo. Provoca tempeste e terremoti con il suo tridente tanto che si guadagnò l’epiteto di Enosìgeo (scuotitore di terra).
Un oceano infuriato ha thymos (anima emozionale) (J., Jaynes, Il crollo della mente bicamerale e l’origine della coscienza, Adelphi, Milano, 1984, pag.95)
Amando le dispute istituì le competitive corse con i cocchi. Con Atena si contese la città di Trezene che Zeus decise di dividere in due. Poseidone si vantava di aver inventato le briglie per la cavalcatura dei cavalli, ma era chiaro a tutti che le aveva inventate Atena. Cercò di strappare invano Egina a Zeus e Nasso a Dioniso. Non contento contese l’Argolide ad Era, ma perse e per vendetta disseccò i fiumi che passavano in quella regione. Il tumultuoso Poseidone anela ad un pezzo di terra da governare proprio come la polarità cuore del conflitto vorrebbe avere l’unica voce in capitolo sulla scelta da compiere.
Il mito
Ci fu un momento in cui Poseidone volle avanzare pretese di possesso sull’Attica e scagliò il suo tridente nell’acropoli di Atene dove si aprì un pozzo di acqua marina. Successivamente Atena prese possesso dell’Attica piantando un olivo affianco al pozzo. Il tridente e l’olivo insieme misero radici conflittuali ad Atene. Ne nacque la disputa più famosa tra le due divinità. Poseidone sfidò Atena a duello, ma Zeus intervenne per evitare la lotta e istituì un tribunale al cui giudizio i due dovettero sottoporsi. Zeus si astenne dal voto mentre tutti gli dei espressero il loro parere favorevole a Poseidone e tutte le dee appoggiarono Atena. Atena ebbe la maggioranza per un solo voto. La dea vinse l’Attica perché venne decretato che aveva fatto il dono migliore, l’ulivo. Poseidone allora allagò la pianura dove sorgeva Atene e Atena la rifondò dove sorge attualmente.
Il cuore, l’emozione, l’elemento vitale, umido, timico di Poseidone e la testa di Atena valoriale, morale, legiferante sono mitologicamente e psicologicamente intrecciati. Poiché i miti raccontano vicende che avvengono al di fuori del tempo costituiscono fatti psicologici che sempre accadono negli individui. Sperare che il conflitto tra testa e cuore abbandoni l’umano è una pia illusione. I due infatti, risolta una disputa, ne accendevano subito un’altra.
Ogni volta che non sappiamo come sciogliere il conflitto tra testa e cuore in noi si sta animando la contesa tra Atena e Poseidone, tra la spada che differenzia e il tridente che scuote violentemente le viscere.
Lettura psicologica del mito
Atena e Poseidone sono come due sostanze che si accendono e che volenti o nolenti devono confrontarsi. Nel mito il conflitto si traspone in un confronto regolato da Zeus. È questa la trasformazione che il mito propone: il conflitto deve porsi sul piano del confronto e poi del giudizio.
Non più o testa o cuore, ma testa e cuore che nel conflitto si rappresentano. Zeus istituisce un tribunale per far sì che i due punti di vista si manifestino a tutti gli Olimpi. Così bisogna andare dentro al conflitto e lasciare che il cuore parli e che la testa si scaldi. Sottoporsi a questo processo permette di non perdere le radici umide schierandosi con Atena e di non perdere la terra schierandosi con Poseidone. Gli dei vanno tenuti insieme nel vaso psichico per far avvenire il processo psicologico. Che si soffra è legittimo.
Schierarsi con un polo o l’altro del conflitto non vuol dire scegliere, vuol dire evitare la sofferenza e la saggezza che ne deriva. Se si cede e ci si schiera con Atena si perde la possibilità di sentire Poseidone e si perde il dono del dio. Il suo capovolgere con terremoti e inondazioni le terre placide e ben governate dalle norme di Atena è un dono di fertilità e non solo una sventura. Se ci si schiera con Poseidone sarà difficile mettere le briglie ai capricciosi flutti marini che tenderanno ad allagare ogni terreno.
Conclusioni: testa e cuore
Il conflitto tra testa e cuore, come nel mito, accade sempre. Non può essere risolto o sconfitto perché non può essere spogliato della sua intensità vitale. Il mito ci indica che il conflitto tra testa e cuore non va trasceso, ma portato a giudizio, reso evidente anche alle altre divinità.
Il thymos emotivo e passionale di Poseidone vuole governare la terra di Atena. Il Logos e il Nous di Atena vuole imbrigliare il galoppante e caldo cavallo poseidonico. Queste due funzioni giungono all’autoregolazione solo se il conflitto viene custodito e rappresentato adeguatamente agli occhi dell’intero popolo psicologico.
Per fare ciò occorre tempo e capacità di tollerare la sofferenza. La sofferenza, come sostiene Hillman utilizzando il termine Patologizzazione, è la via regia che conduce alla conoscenza dell’Anima poiché deforma l’uomo naturale creando l’uomo psicologico.
Un giorno in cui questo dilemma si fece più forte, tanto da dover essere risolto subito, pensai di chiedere aiuto a I Ching. Lo faccio raramente, solo quando la domanda è molto chiara e da sola non riesco a venirne a capo.Tirate le monete arrivò un’immagine che risolse i miei dubbi, per sempre: “un principe illuminato e un servitore fedele” . Più chiaro di così non poteva essere. L’intelligenza del cuore che racchiude tutta la conoscenza di noi stessi, passata presente e futura, organizzata mediata e incanalata da un servitore buono e affidabile che conosce i labirinti e i pericoli della realtà quotidiana. Crescere nella propria esperienza di vita per me sta nell’imparare a mantenere amorevolmente il ruolo del servitore entro i suoi limiti mentre ci si apre alla fiducia nel principe e alla sua grandezza.