Come da tradizione, per la categoria Musica e Psicologia, prima di iniziare a parlare di Anima attraverso le note musicali, metti le cuffie e ascolta Tanca di Iosonouncane. Puoi scegliere tra la versione originale [CLICCA QUI per ascoltarla] e la cover dei Verdena [CLICCA QUI per ascoltarla]. Ovviamente ti consiglio di ascoltarle entrambe.
Ti faccio una sola raccomandazione: non leggere questo articolo senza aver ascoltato prima la canzone.
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Mi ha sempre affascinato la ritualità della cultura sarda, ed anche in questa canzone, da subito, ritrovo l’impatto e la potenza del rito e del ritmo. Un ritmo della terra, come la terra di cui è costituita la Tanca: lo spazio agricolo recintato nel quale pascolano le greggi.
Mentre ascolto questa canzone mi immagino in una distesa di erba, col sole che batte forte e schiassa contro gli scogli e, da lontano, lentamente, comincio a sentire delle note che marciano verso di me. Non sono note che percorrono l’aria per arrivare direttamente nelle mie orecchie: sono ritmi che sento incedere direttamente dalle profondità dell’anima.
Una carica cadenzata pervade e trascina le mie emozioni.
Spoglie le rive, il sole
Schiassa contro gli scogli
Fame rinasce fame
Nella pietra e muore
Senza ricordi
Falce viene, si trascina nel sale
E il sale ancora
Scava sete nella sete
Tra i fischi del cornoNel morso di un dolore
Nel cielo svuotato
Nelle cime bruciate il giorno risale il seme
Scopre le rive il sole
E nel mattino avrà
Nuova fame per arare il fondo
E alle cime bruciate ritornareRive lontane dagli occhi, rive lontaneE nella fame il seme
Il solco aperto dalle mani
È questo il figlio e andrà per mare
è questo l’uomo che cadràDalle secche corre a riva
Per riportare il sole ai piedi del pianto
Quando il giorno scopre
Il solco nel sale
Nel solco la fame
Il canto che muore
E ritornerà
Per finire su un campo steso al sole
Spoglie le rive, il sole
Schiassa contro gli scogli
Fame ha trovato fame
Nella pietra e muore
Senza ricordi
Falce viene, si trascina nel sale
E il sale ancora
Batte sete sulla sete
Tra i fischi del cornoNel morso di un dolore
Nel petto spogliato
Nelle cime bruciate il giorno risale il seme
Scopre le rive il sole
E nel mattino avrà
Nuova sete per arare il fondo
E dalle secche alla tanca illuminareRive lontane negli occhi, rive lontaneE nella sete il seme
Il cuore aperto tra le mani
È freddo il sonno
È grande il mare
È alto il giorno che cadràDalle secche corre a riva
Per riportare il sole ai piedi del pianto
Quando il giorno scopre
Gli occhi nel sale
Negli occhi la fame
Un uomo che muore
E risplenderà
Di terra impastata e nera al soleJacopo Incani
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Testo e canzone disorientano, guidandoci direttamente sulle “rive lontane” della psiche, alla deriva.
Ascoltare questa canzone è come ascoltare il dio Pan che canta, un grido del dio panico durante un suo attacco.
Vivere un attacco di panico significa perdersi, perdere la consapevolezza della realtà, smarrire il senso di sé stessi e dei propri confini. L’esperienza del disorientamento è infatti comune nell’attacco di panico e ci vuole condurre al di là delle nostre chiusure.
Pan vuole smantellare le barriere della Psiche, della Tanca che abbiamo costruito per far pascolare le nostre pecore.
Le pecore sono il nostro gregge interiore, ovvero parti di noi unite che agiscono come un’unica entità. Il gregge è un po’ il simbolo del nostro Io, formato nel bene e nel male da “pecoroni”.
La pecora si è guadagnata la fama di animale mansueto e passivo; una pecora manca di iniziativa e di perspicacia; l’ombra di un gregge è l’incapacità dei suoi membri di pensare in modo autonomo. [Libro dei simboli, p.322]
Il gregge è unità.
Da una parte l’unità ci serve a preservare Psiche dai demoni della psicopatologia mentale, dalla schizofrenia, dalla psicosi e dalla dissociazione; dall’altra parte l’unità è fatta di limiti e barriere che potrebbero risultare troppo anguste per gli abitanti della Psiche come ad esempio Pan, che in questo caso interviene con la paura della paura, con l’istinto e con le grida, pur di buttare giù le impalcature obsolete dell’anima.
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Conclusioni
La particolarità di questa canzone è una duplice energia: l’energia della Tanca che chiude, che ti recinta dentro la calura del sole con l’eco del suo ritmo e l’energia di Pan che cerca di uscire fuori con il canto. È una contraddizione che sprigiona energia.
Pan per James Hillman è la via regia per smantellare le difese paranoiche. Questa è la via terapeutica della paura. Conduce fuori dalle mura della campagna, la campagna di Pan [Saggio su Pan].
La Tanca è, dunque, il nostro contenitore psichico all’interno del quale ci sono gli andamenti arcaici e immutabili della Psiche.
All’interno emerge la presenza di Pan, del panico, un’energia che, al contrario, apre.
Nell’incubo la natura rimossa ritorna, così vicina, così reale che non possiamo non reagire ad essa naturalmente, divenendo cioè interamente fisici, posseduti da Pan, gridando per avere luce, conforto, contatto. La reazione immediata è l’emozione demoniaca. Siamo ricondotti all’istinto dall’istinto. [James Hillman, Saggio su Pan]
Non ci sono dubbi, riascoltando questa canzone, l’invito è quello di dare ascolto a Pan, perché la Tanca è il luogo dell’anima dove prende forza il grido di Pan, il recinto nel quale le greggi pascolano indisturbate e si nutrono fino a quando l’unione, la coerenza e la coesione della Psiche non diventano insopportabili e asfissianti.
In quel momento, solo Pan è in grado di rompere le barriere deteriorate di Psiche, per permetterci di uscire dalle nostre chiusure.
Il Panico è un’energia che risale le viscere dell’anima per riportare il sole ai piedi del pianto, per emergere, schiudere parti rinchiuse e recintate della nostra personalità.
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