Stan Lee, Un Padre.




È morto Stan Lee, è morto un Padre.

Stanley Martin Lieber non è stato un uomo qualsiasi, ma il padre di molti immaginari contemporanei, non solo supereroistici. Stan Lee è stato il portavoce, editor in chief, della casa editrice dei fumetti Marvel.

Insieme ad altri collaboratori è stato padre di Spider Man, Hulk, Thor, I Fantastici 4, gli X-Men, Iron Man, Daredevil, ed altri…

Stan Lee è stato l’emblema della rivoluzione dei supereroi, che ad un certo punto della loro storia, non erano più esseri invincibili, ma avevano anche dei superproblemi e delle superpatologie.

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I supereroi come miti di oggi.

Possiamo considerare i supereroi come i veri miti contemporanei, così come lo fu la cosmogonia olimpica che tanto ha ispirato la psicologia dai primordi [dal complesso di edipo individuato da Sigmund Freud].

Grazie ai supereroi, gli dèi camminano tra gli umani e provano emozioni umane, commettono errori umani e disumani. Questo processo di umanizzazione dell’eroe ha aperto ad un nuovo modo di vedere la psicologia. Grazie a questa nuova mitologia, abbiamo avuto nuove immagini per analizzare le sofferenze umane più contemporanee.

Il pantheon dei supereroi non è solamente un mondo fumettistico, ma un linguaggio vero e proprio per identificare i disagi psichici.

Jung stesso diceva: Gli dei sono diventati malattie. I nostri dèi, oggi, sono i supereroi. Di conseuguenza, i supereroi descrivono il nostro mal di vivere e le nostre patologie.

Da questo punto di vista, Iron Man si sveste dall’aura disumana da dio e diventa umano; diventa la metafora di un uomo che ha tutto ciò che materialmente è possibile, intelligenza, soldi e fama. Tuttavia non ha ciò che è più prezioso: le emozioni e l’affettività. Così il suo modo di controllare l’altro, diventa il mostro che controlla sé stesso, sfociando in potenti sintomatologie psichiche, come gli attacchi di panico.

Hulk diventa la metafora della rabbia inespressa, che si accumula e poi scoppia improvvisamente e in modo dirompente. L’uomo verde evolve la concezione mitologica del dio della guerra Ares. Nei fumetti, e negli ultimi film [Avengers infinity war: l’equilibrio che distrugge Psiche, CLICCA QUI per l’analisi immaginale del film] si denota questa evoluzione metaforica.

L’impotenza di Hulk, nel il film, è l’emblema di questa mitologia contemporanea distorta. Il personaggio, che fa della potenza emotiva la sua forza (più si arrabbia più diventa potente), non trova posto all’interno della trama dedita alla ricerca spasmodica dell’equilibrio. Bruce Banner rimane solo e indifeso senza la rabbia dell’uomo verde. [M. Mezzanotte, Avengers infinity war: l’equilibrio che distrugge Psiche]

Thor, ad esempio, diventa la metafora delle nostre parti divine ed inflazionate che si confrontano con l’impotenza. Ci sono momenti in cui crediamo di essere capaci di tutto e di essere onnipotenti. Un attimo dopo, siamo come Thor, alle prese con la nostra impotenza. Cosa rimane delle nostre fantasie di grandezza?

Di Logan ne ho parlato a fondo in un articolo precedente [CLICCA QUI per leggere l’analisi immaginale di Logan: come capire il senso della morte attraverso un film Marvel]. Logan è un film sulla ricerca di sé stessi, ci apre alla domanda cos’è la morte? Una domanda che ci permette di vivere.

Spidie, infine, diventa la metafora di un ragazzo che trasforma qualcosa di negativo [il simbolo del ragno], in qualcosa di costruttivo.

Da un grande potere deriva una grande responsabilità.

Questa frase sembra quasi un’esortazione simile al simbolismo degli Aborigeni sul ragno: dobbiamo stare in guardia a non amare troppo noi stessi.

Ognuno di noi ha un potere. Quel potere va usato con saggezza e responsabilità, facendone virtù.

C’è tanto da approfondire riguardo l’universo supereroistico contemporaneo. Tante chiavi di lettura e tanta psicologia da leggere in trasparenza, come suggeriva James Hillman.

Stan Lee, da questo punto di vista, è stato un grande psicologo.

Per questo motivo non è morto solo un uomo, ma soprattutto un padre, un padre di nuovi immaginari.

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Cosa accade alla morte di un padre? Conclusioni.

Essere un padre significa creare.

In quest’ottica esistono almeno tre tipi di padre. Il padre che procrea, il padre adottivo (come San Giuseppe nella tradizione cristiana) e infine il padre creativo, l’artista.

Stan Lee, il sorridente [così era soprannominato], è stato sicuramente un Padre creativo, che ha saputo solcare l’immagini infere della Psiche.

Ora i supereroi, i figli di Stan Lee, si trovano davanti ad un’assenza. È morto il loro creatore.

Quando c’è un assenza, c’è il confronto con il vuoto. Un vuoto, esso stesso creativo.

Nel profondo vuoto e dolore che ha lasciato Stan Lee, queste immagini, le sue creazioni, sono diventate vere e proprie mitologie che possono essere analizzate per approfondire la vera essenza dell’anima contemporanea.

Info sull'autore

Michele Mezzanotte

Psicoterapeuta, Direttore Scientifico de L'Anima Fa Arte. Conferenziere e autore di diverse pubblicazioni.

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