SOLDI di Alessandro “Mahmood” Mahmoud
Tanti applausi per Mahmood che, fra critiche, vittimismi e teorie complottistiche, ha vinto il Festival di Sanremo 2019.
Ora, però, mettiamo da parte i giudizi critici, ai quali hanno provveduto le giurie del Festival della musica italiana, e concentriamoci sulla nostra lettura immaginale della canzone Soldi di Alessandro “Mahmood” Mahmoud. Pertanto, come da nostra tradizione CLICCA QUI per ascoltare Soldi durante la lettura di questo articolo.
Innanzitutto per fare una lettura immaginale del brano dobbiamo prendere in considerazione il significato dato dall’autore: Il pezzo non parla di soldi a livello materiale ma di come possono cambiare i rapporti all’interno di una famiglia. È un pezzo che racconta una storia di una famiglia non tradizionale, tutto qua.
Il pezzo, quindi, non parla di soldi in una chiave letterale, ma della potenza di cambiamento che essi hanno, pertanto possiamo abbandonare il concretismo sui soldi e guardare altrove. In particolare Soldi è un pezzo che getta luce sulla dinamica dell’ipocrisia.
Scopriamo insieme come.
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In periferia fa molto caldo
Mamma stai tranquilla sto arrivando
Te la prenderai per un bugiardo
Ti sembrava amore era altro
Beve champagne sotto Ramadan
Alla TV danno Jackie ChanFuma narghilè mi chiede come va
Mi chiede come va come va come va
Sai già come va come va come va
Penso più veloce per capire se domani tu mi fregherai
Non ho tempo per chiarire perché solo ora so cosa sei
È difficile stare al mondo quando perdi l’orgoglio lasci casa in un giornoTu dimmi se
Pensavi solo ai soldi soldi
Come se avessi avuto soldi
Dimmi se ti manco o te ne fotti
Mi chiedevi come va come va come va
Adesso come va come va come va
Ciò che devi dire non l’hai detto
Tradire è una pallottola nel petto
Prendi tutta la tua carità
Menti a casa ma lo sai che lo sa
Su una sedia lei mi chiederà
Mi chiede come va come va come va
Sai già come va come va come va
L’immagine principale da leggere in trasparenza è sicuramente quella dei soldi.
Intravedo già un esercito di analisti preparati e pronti che tradurrebbero e interpreterebbero il denaro come “energie” psichiche. Tuttavia noi de L’Anima Fa Arte non facciamo interpretazioni, bensì letture immaginali. Questo modo di considerare il denaro [come energie] non dà adito a riflessione psichica, non produce argento da estrarre; quanto a simboli di energia, tanto varrebbe che il paziente avesse sognato un’automobile, un cavallo o un motore fuoribordo. Anziché il valore, il denaro viene a significare potenza: le cose che posso farci, che posso ottenere in cambio; gli attribuisco valore soltanto nell’usarlo, nello spenderlo e nel possederlo, il che non fa che rinforzare l’inflazione dell’individuo e della società. Come lo devo ripetere che gli psicoterapeuti con tutta la loro devozione per il sé, per l’anima e per il processo di individuazione, rinforzano le forze più crasse di materialismo, quando mutuano dal mondo convenzionale, “soltanto naturale”, i significati che attribuiscono alle immagini? [James Hillman, Psicologia Alchemica]
Inoltre, intorno al denaro aleggiano mito e speranza. La gloria del denaro è tale che porta a credere che se solo ne avessimo abbastanza, tutto sarebbe più facile. Molte cose, effettivamente, sono più facili con i soldi. Ci sono anche delle rare volte in cui il denaro significa amore, poiché l’amore può esprimersi con tutto ciò che esiste. Tuttavia, nella meravigliosa magia che accompagna il fatto di avere finalmente abbastanza soldi, quando non se n’è avuti prima, è una delizia che evapora in fretta. […] Il denaro funziona come un miraggio; finché ci manca, è facile immaginare la fortuna, se riusciamo ad afferrarla, ci assicurerà la solidità psicologica. Capita (ma non sempre) che nella misura in cui l’avere aumenta, la fame di possesso risulta saziata, ma resta la sete, perché abbiamo anche una sete di essere oltre a una fame di possesso. Non è raro che una depressione si manifesti proprio nel momento in cui finalmente arriva il successo finanziario; la delusione rivela allora la mistificazione. [Ginette Paris, Vita interiore. La psicologia del profondo dopo le neuroscienze, pp.97/98]
L’etimologia di soldi significa pezzo intero. In antichità, questa parola era usata per indicare la totalità di una moneta e non lo spezzato [cent.]. Quando parliamo di soldi ci riferiamo immaginalmente ad una tensione alla totalità, ovvero a qualcosa di separato che vuole unirsi.
Questo significato etimologico risuona con il significato della canzone di Mahmood: una famiglia diversa, una famiglia divisa, unita esclusivamente dal soldo. I soldi sottolineano la ferita di una famiglia separata dove padre e madre hanno creato una frattura e con essa due famiglie diverse. Al centro di questa frattura ci sono i soldi che cercano di unire il disgiunto.
In greco la parola per indicare una separazione è ipocrisia. Ecco perché questa canzone parla dell’ipocrisia e di come essa si attualizzi nelle relazioni famigliari davanti ai soldi.
Pensavi solo ai soldi. C’è una tensione ad unire ciò che è separato, ma è un tentativo vuoto, un tentativo che culmina con la vuota domanda “Come va?”. Come va? è una domanda ipocrita che usiamo quando incontriamo una persona estranea, una domanda che non vuole una risposta sincera, bensì che teme una risposta aperta. In questi casi ci riempiamo la bocca di risposte feticce che descrivono chi siamo e come viviamo.
Nel domandare ipocritamente Come va? vediamo un movimento di separazione e distinzione, ovvero la volontà di separare me da te, il mio stato d’animo dal tuo. Non c’è connessione ed avvicinamento nel pronunciare questa domanda.
La risposta di Mahmood è Ciò che dovevi dire non l’hai detto. Già sai come va. La risposta è una risposta che specchia l’ipocrisia originaria, ovvero una risposta che separa, un allontanamento. Mahmood risponde con la stessa ipocrisia con la quale è stato trattato.
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Penso più veloce per capire se domani tu mi fregherai
Non ho tempo per chiarire perché solo ora so cosa sei
È difficile stare al mondo
Quando perdi l’orgoglio
Ho capito in un secondo che tu da me
Volevi solo soldi
Come se avessi avuto soldi
Prima mi parlavi fino a tardi
Mi chiedevi come va come va come va
Adesso come va come va come va
Waladi waladi habibi ta’aleena
Mi dicevi giocando giocando con aria fiera
Waladi waladi habibi sembrava vera
La voglia la voglia di tornare come prima
Io da te non ho voluto soldi…
È difficile stare al mondo
Quando perdi l’orgoglio
Lasci casa in un giornoTu dimmi se
Volevi solo soldi soldi
Come se avessi avuto soldi
Lasci la città ma nessuno lo sa
Ieri eri qua ora dove sei papà
Mi chiedi come va come va come va
Sai già come va come va come va
L’ipocrisia è quindi separazione, propriamente è un sostenere una parte, un recitare, un fingere.
Agendo come ipocriti si vuole semplicemente separare ciò che si prova da ciò che si dice. In parole povere l’ipocrita separa me da te. In alcuni frangenti della vita abbiamo bisogno di essere ipocriti per preservarci e sopravvivere. In altre situazioni, invece, l’ipocrisia cambia le relazioni le rende distanti e lontane.
A questo punto dobbiamo tornare alle intenzioni di Mahmood: i soldi rappresentano ciò che cambia le relazioni, quindi in questa canzone i soldi diventano simbolo di ipocrisia. I soldi sono il tentativo ipocrita di unire ciò che è separato, quindi i soldi rappresentano un paradosso, il paradosso raccontato da Mahmood.
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Applausi per Mahmood. Conclusioni
Infine, in questa canzone c’è un altro protagonista musicale: l’applauso. Tributo che evoca un ritmo.
Volevi solo soldi. Gli applausi vengono utilizzati per schernire e specchiare l’ipocrisia di una relazione viziata dai soldi. Un applauso ipocrita e sarcastico per complimentarsi con chi non merita alcun plauso. Tradizionalmente si applaude per celebrare un evento o una persona. In questa caso si sta celebrando l’ipocrisia con ipocrisia.
Secondo Oscar Wilde, quando siamo ipocriti ci imprigioniamo e ci priviamo della libertà. Gli applausi di questa canzone liberano dall’imbarazzo di essere ipocriti. Applausi, quindi, per Mahmood che è riuscito a liberarsi dall’ipocrisia con l’ipocrisia stessa, ad usare una melodia per raccontare un processo di liberazione dalle catene dell’ipocrisia.
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Un articolo interessante,una visione che suggerisce delle riflessioni che non posso che condividere. “Leggere” le canzoni dei ns.tempi in chiave distinta e “trasversale” lo ritengo importante. Infondo, da sempre, l’inquieta e sotterranea “energia immaginativa” che muove i Tempi ha i suoi Cantastorie. Grazie per riportare l’attenzione su qualcosa che respiriamo tutti i giorni, ma di cui spesso non siamo coscienti.
Grazie mille Catia!
E’ una canzone che fin da subito ha suscitato in me un grande fascino e la Sua interpretazione me ne fornisce una spiegazione esauriente. Mi piace il cantante Mahmood e mi auguro di ascoltare altre Sue belle canzoni cone questa.
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