L’astrologia e il linguaggio psicologico

L’astrologia è spesso collegata al misticismo e sembra non esserci posto nel mondo moderno per una disciplina che cerca di prevedere il destino delle persone guardando al cielo. Eppure, James Hillman, uno dei più grandi psicoanalisti dell’epoca moderna, utilizzava questa stessa parola, destino, costantemente nei suoi scritti. Allora ho studiato l’astrologia cercando di abbandonare i vecchi pregiudizi così come fece Jung quando studiò l’alchimia per poi scoprire che non si trattava di una vecchia tradizione antiscientifica che aveva a che fare con credenze magico-religiose, ma piuttosto di un antico sistema esoterico che codificava con uno specifico simbolismo delle conoscenze di natura psicologica. Nell’alchimia Jung decodificò una profonda conoscenza psicologica sul carattere, lo sviluppo e l’evoluzione umana.

È possibile che anche altre conoscenze antiche oltre l’alchimia nascondano simboli di natura psicologica? Studiano l’astrologia è possibile riconoscere in essa un linguaggio simbolico che ci parla di carattere, personalità e destino.

Da quando la psicoanalisi si è arricchita, per merito di Carl Gustav Jung, della nozione di archetipo, è più semplice comprendere come l’astrologia sia in realtà una antica scienza psicologica che si basa sull’influenza di forze archetipiche e parla attraverso manifestazioni simboliche inconsce e provenienti da momenti temporali insiti nel ciclo terrestre. L’astrologia, in questo senso, non ha nulla a che vedere con la previsione del futuro, ma solo convenzionalmente riconosce i suoi simboli psicologici in base alle conformazioni della mappa celeste nel suo apparente moto.

Origini dell’astrologia

Le conoscenze astrologiche hanno un’origine molto antica, le cui prime attestazioni risalgono alla cultura babilonese, sebbene sia possibile che le sue origini siano anche più antiche, anche perché è già testimoniata nel Ṛgveda l’esistenza di una astrologia vedica, la quale è poi stata lentamente soppiantata da quella di influenza babilonese. L’astrologia indiana (jyotiṣa) è una delle Vedāṅga, le sei discipline ausiliarie usate per supportare i rituali vedici. La prima jyotiṣa si occupava della preparazione di un calendario per determinare le date dei rituali sacrificali, senza nulla scritto riguardo ai pianeti. Ci sono menzioni di demoni che causano eclissi nell’Atharvaveda e nella Chāndogya Upaniṣad, quest’ultima menziona Rāhu (un’entità ombra ritenuta responsabile di eclissi e meteore). Il termine graha, che ora significa pianeta, in origine significava demone. Il Ṛigveda menziona anche un demone che causa l’’eclissi, Svarbhānu, tuttavia il termine specifico graha non fu applicato a Svarbhānu fino ai successivi Mahābhārata e Rāmāyaṇa.

Curiosamente l’India fa riferimento a questa stessa astrologia, e non al sistema cinese, come invece accade in altre grandi culture dell’Asia. Oggi l’astrologia indiana possiede gli stessi dodici segni (rāśi) di quella europea. Ciò deriva dal fatto che l’astrologia indiana deriva dalla tradizione accadica, anche se non è ben chiaro da dove derivino tali contatti. Tradizionalmente si pensa che questo tipo di astrologia sia giunto in India a seguito dei contatti con l’impero di Alessandro Magno, ma è possibile anche rintracciare influenze più antiche.

L’astrologia babilonese risale al secondo millennio a.C. Si ipotizza che l’astrologia sia apparsa anche nel periodo sumero nel terzo millennio a.C., ma i riferimenti isolati ad antichi presagi celesti datati a questo periodo non sono considerati prove sufficienti per dimostrare una teoria integrata dell’astrologia. La storia della divinazione celeste è quindi generalmente fatta iniziare con testi tardo antico babilonesi (1800 a.C. circa), continuando attraverso i periodi babilonese medio e medio assiro (1200 a.C. circa).

L’astrologia europea affonda le sue radici nell’antica astrologia caldea ed egizia (a partire dal VIII secolo a.C.) e, fino a molti secoli dopo la nascita di Cristo, fornisce il principale stimolo per lo studio dell’astronomia. Anche nel caso europeo, come in India, la fondazione di un impero vasto ed esteso come era quello di Alessandro Magno, che metteva in contatto il mondo greco con l’Egitto, la Babilonia e la Persia, ha contribuito notevolmente allo sviluppo di un’astrologia integrata: le astrologie caldee ed egizie, molto evolute, entrarono in contatto con la cultura greca che le acquisì e le sviluppò ulteriormente, dando vita all’astrologia ellenistica.

Nella nostra rilettura psicologica ogni “segno” zodiacale rappresenta un simbolo per la rappresentazione di un insieme di caratteri psicologici, che racchiude in sé un insieme di archetipi. Nello schema che qui presento è possibile concepire ogni segno zodiacale come costituito dalla congiunzione di due archetipi diversi: l’archetipo ancestrale (sei forme associabili a sei divinità principali del mondo antico), e l’archetipo manifestativo (due forme).

Astrologia e archetipi

Secondo questa interpretazione l’astrologia non ha niente a che fare con l’astronomia e la fisicità dei pianeti. L’astrologia è una conoscenza psicologica antica che descrive la personalità e le tendenze innate (la ghianda hillmaniana) di una persona attraverso le influenze di sei archetipi ancestrali. Questi archetipi sono del tutto indipendenti dai pianeti di riferimento.

Sono archetipi caratteriali che il mito ha personificato in divinità, e solo successivamente queste divinità sono state associate a dei pianeti, per avere un riferimento temporale circa le influenze che il nascituro aveva da questi archetipi in base al momento della sua nascita. La stessa cosa dicasi per l’associazione tra archetipo del segno alle costellazioni, le quali ricevono il loro significato da una conoscenza più profonda, che precede la creazione delle costellazioni stesse. Le costellazioni sono solo orientative per i periodi energetici della terra, che di fatto ricevono queste influenze ancestrali che possono essere decifrate e riconosciute da precisi momenti attraverso l’analisi delle stelle, ma la conformazione di queste non dice nulla sull’archetipo effettivo, che è stato associato a costellazioni arbitrariamente tracciate solo in forma simbolica.

I sei archetipi dell’astrologia

I sei archetipi ancestrali sono la razionalità, l’ascesi (o gnosi), l’impero, la giustizia (o legge), l’acume e la dimora. In base al loro aspetto manifestativo, danno origine a dodici segni zodiacali. Questi sei archetipi sono rappresentati nel mito attraverso le sei divinità principali. L’astrologia nasce nel mondo babilonese, e dunque le sei divinità originarie erano Marduk (associato a Giove), Ištar (associata a Venere), Ninurta (associato a Saturno), Nabû (associato a Mercurio), Nergal (associato a Marte) e la diade Šamaš-Sîn (per rappresentare Sole e Luna).

Gli archetipi planetari non sono cambiati quando l’astrologia è stata adottata nel mondo greco e indiano, e anche i nomi moderni dei pianeti derivano infatti dai nomi latini delle divinità greco-romane. Nel mondo accadico Nergal era il dio della guerra, e lo stesso attributo caratteriale è stato mantenuto nei suoi corrispettivi greco-romani Árēs e Mārs. Ecco dunque che nell’astrologia moderna gli archetipi divini sono i seguenti:

Krónos (in latino: Sāturnus)

Non era una vera e propria divinità, ma un titano, saggio e capostipite poi della successiva generazione divina in quanto padre dello stesso Zeus. Temendo però di essere spodestato divorò i suoi stessi figli, eccetto Zeus, che venne nascosto dalla madre e che finirà per cacciare il padre. Questo archetipo divino è identificato con Saturno.

Zeýs (in latino: Iūpiter)

Padre degli dèi, identificato col pianeta Giove.

Árēs (in latino: Mārs)

Dio della guerra, identificato con Marte.

Aphrodítē (in latino: Venus)

Dea della femminilità, del desiderio e della bellezza, identificata con Venere.

Hermês (in latino: Mercurius)

Messaggero degli dèi, protettore dei viaggiatori e dei commercianti e dio della divinazione, identificato con Mercurio.

La diade Sole-Luna può avere diverse manifestazioni divine, come quella di Apóllōn-Selḗnē, ma non esiste una associazione ufficiale univoca fornita dall’astrologia. È importante sapere che essa rappresenta un solo archetipo, quello del Luminare, le cui due manifestazioni sono associabili al Sole (se archetipo nascente) o alla Luna (se archetipo profondo).

Conclusioni

Ora che abbiamo visto i sei archetipi principali siamo pronti ad affrontare la seconda parte, in cui introdurremo i princìpi di base per interpretare il linguaggio simbolico dello zodiaco, e vedremo come ogni segno in realtà ci parla di specifiche peculiarità caratteriali.

In conclusione abbiamo visto come è possibile liberare l’astrologia da quell’alone di misticismo e incredulità che ci faceva pensare ad essa come a qualcosa di assurdo e inconcepibile e l’abbiamo invece restituita al linguaggio archetipico: l’astrologia era un modo con cui gli antichi pensavano i “tipi psicologici” e studiavano il carattere, la personalità e il destino.

P.S. CLICCA QUI per leggere la Psicologia dei segni zodiacali

Info sull'autore

Federico Divino

Antropologo e Linguista, specializzato in Antropologia della salute mentale (etnopsichiatria). Ha compiuto un percorso di formazione personale in psicoanalisi.

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