Se piovesse il tuo nome
Eccoci nuovamente con una lettura immaginale di un testo musicale. CUFFIE ALLE ORECCHIE e CLICCA QUI per ascoltare l’ultimo capolavoro di Elisa [con testo scritto da Calcutta]: Se piovesse il tuo nome.
L’individualismo, ormai, è diventato titanico al punto di sembrare il valore aggiunto di una persona, mentre la relazione è passata in secondo piano, come se fosse un impedimento rispetto alla libertà dell’individuo. L’unico modo di concepire una relazione sana è l’essere libero dalla relazione stessa: “voglio essere me stesso”, “voglio essere libero”. Vuote parole per avvalorare un concetto desueto e distorto dell’essere in relazione.
La relazione è dipendenza, non è libertà.
In questo modo sono sempre più numerose le relazioni non vissute, che si consumano senza dissetarci: “ci sono senza esserci”. È come se fossimo seduti in una tavola imbandita insieme ad altri commensali, senza mangiare nulla.
Elisa, con le note di Se piovesse il tuo nome, riesce a cogliere l’essenza delle relazioni non vissute.
Non ci siamo mai dedicati
Dedicati le, le canzoni giuste
Forse perché di noi
Non ne parla mai nessuno
Non ci siamo mai detti le parole
Non ci siamo mai detti le parole giuste
Neanche per sbaglio
Neanche per sbaglio in silenzio
Non ci siamo mai dedicati le canzoni giuste
L’etimologia di dedicare significa consacrare.
Una relazione è autentica quando l’altro è sacro. L’amore è consacrazione. Per far diventare sacro l’altro bisogna consacrarlo attraverso dei gesti, in questo caso, poeticamente, con una melodia. Sapresti consacrare l’amore che provi per l’altro con una canzone? Conosci le canzoni che ama l’altro? Conosci le canzoni che ami tu stesso?
Spesso non conosciamo neanche i gusti dell’altro. Una questione apparentemente banale, ma è un sintomo profondo. Il problema risiede nel fatto che di noi non ne parla mai nessuno.
Nella relazione esiste poco dialogo reciproco. Come mai?
Per rispondere a questa domanda dobbiamo risalire al mito della seduzione. Per sedurre l’altro ci comportiamo da pavoni egocentrici al fine di mostrarci e di apparire all’altro come oggetto del suo desiderio. In questo modo entriamo in relazione con l’altro portandoci dietro questo comportamento. La relazione, invece, significa mettersi da parte e ascoltare l’altro. Amare il partner significa consacrare l’altro, non sé stessi.
All’interno della nostra stessa Psiche non dialoghiamo con la relazione. La maggior parte delle psicologie punta tutto sull’individualità, giocando un all-in sull’egoismo, senza capire che per essere individui abbiamo bisogno dell’altro.
Non ci siamo mai detti le parole giuste. Le parole giuste spesso sono semplicemente delle domande delle quali dobbiamo ascoltare sinceramente le risposte e farle nostre. Hai mai posto delle domande sincere al tuo partner? Hai mai ascoltato le sue risposte facendole tue senza metterle in discussione?
La città è piena di fontane
Ma non sparisce mai la sete
Sarà la distrazione
Sarà, sarà, sarà
Che ho sempre il Sahara in boccaLa città è piena di negozi
Ma poi chiudono sempre
E rimango solo io
A dare il resto al mondo
Le relazioni oggi sono così superficiali che sentiamo il bisogno di averne il più possibile: la città è piena di fontane,
ma non sparisce mai la sete. Non bastano migliaia di fontane per far sparire la sete che abbiamo dell’altro. Il deserto relazionale ci impoverisce a livello personale. Meno viviamo le relazioni attraverso un “noi” condiviso, più abbiamo bisogno di altre relazioni.
Alla fine, dopo aver incontrato tante persone, si ha comunque la sensazione di essere soli: rimango solo io a dare il resto al mondo.
Scusa se penso a voce alta
Non ci siamo mai visti per davvero e
Non ci siamo mai presi per davvero in giro
Neanche per sbaglio
Neanche per sbaglio in silenzio
La città incontra il tuo deserto
Che io innaffio da sempre
Sarà la mia missione
Sarà, sarà, sarà
Che ora ho un fiore nella boccaMa senza te chi sono io
Un mucchio di spese impilate
Un libro in francese che poi non lo so
Neanche, neanche bene io
Se devi andare pago io
Scusa se penso a voce alta
Scusa se penso a voce alta
Presupponiamo. Presupponiamo di sapere cosa è l’altro e cosa vuole da noi, e cosa dovrebbe volere per sé stesso. Così le relazioni diventano un deserto nel quale non riusciamo a scorgere o incontrare l’altro, neanche per sbaglio.
Elisa si immedesima in una donna che cerca la relazione con un uomo/deserto, e in modo masochistico dice che lei continuerà ad innaffiarlo anche se non verrà contraccambiata. In realtà è l’errore che commettiamo tutti: così facendo, continuiamo ad innaffiare il modo malato di relazionarsi dell’altro credendo di non essere nulla senza di lui.
Scusa se penso a voce alta. Questa frase è la massima espressione del non voler “invadere” l’altro con le proprie dinamiche. Ma la relazione è anche invadenza. Inondare, innaffiare l’altro d’amore significa pensare a voce alta, far parlare ogni parte di sé, compreso i propri demoni.
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Se piovesse il tuo nome – Conclusioni
Se in mezzo alle strade
O nella confusione
Piovesse il tuo nome
Io una lettera per volta vorrei bere
In mezzo a mille persone
Stazione dopo stazione
E se non scendo a quella giusta è colpa tua
Una lettera alla volta, una domanda alla volta, una parola alla volta dobbiamo consacrare l’altro al nostro amore.
Vivere una relazione significa consacrarla ad Eros. Vivere una relazione significa parlare, conoscersi, litigare, dipendere, perdersi e di nuovo parlare, conoscersi, litigare, perdersi, in un ciclo interminabile di gocce di pioggia da bere e da assaporare.
Vivere una relazione significa far pensare l’altro a voce alta e ascoltarlo.
Una vera relazione ci salva dal deserto e dalle sue tentazioni sataniche di una finta libertà.
Una piccola precisazione, che non cambia la perfetta analisi, del testo. La canzone è stata scritta da Calcutta, al secolo Edoardo D’Erme
Grazie Virgilia, certo lo sapevo, l’ho dato per scontato, e ho fatto male 😉 Provvederò a inserirlo nel testo.
A presto
Michele
5
Brava elisa ma il testo é di CALCUTTA quindi bravo a lui!
Ciao Lorenza. Bravi entrambi direi :). Cmq è scritto nell’articolo
L’amore è flessibilità. Scegliere di percorrere insieme anni di Vita, non può essere sempre facile. Ognuno ha un proprio fardello, fatto di un vissuto proprio, che lo accompagna e lo rende individuo. Può renderlo capace di amare quel qualcosa che il partner ama ma non avverrà mai allo stesso modo. Da quí emergono capacità di confronto e chiara consapevolezza di essere due individui che scelgono di camminare vicini. Per confrontarsi, per il bello di guardare nella stessa direzione con occhi diversi, si, ma che cercano altri occhi, quelli dell’altro.
Buonasera, scopro per caso questo articolo e leggendolo sembra proprio scritto “per me”. Concordo sull’importanza della Relazione e condivido davvero parola per parola, mi sfugge altresì un passaggio: “innaffiare l’Altro a voce alta…” differisce dalla frase soprastante di “Innaffiare erroneamente”… quindi il modo cambia? L’Amore non muta, anche se non si fosse contraccambiati …? Molte Grazie!
Bellissima analisi ma cambierei tutte le parole ELISA con CALCUTTA.
Elisa è solo l’interprete.
Il testo è proprio da Edo.
Complimenti ancora 🙂
Bella analisi, grazie! Mi vengono in mente le relazioni liquide di Bauman
5
L’articolo è scritto molto bene. Vorrei solo aggiungere che se si resta centrati troppo sui “bisogni” dell’altro,si rischia di perdere il senso di sé. È vero che l’amore vero non è individualismo, ma è pur vero che la condivisione passa attraverso i confini di se stessi. Piuttosto che l’io e il tu, esiste la coppia che ha bisogno dell’amore dì entrambi. Grazie per gli spunti di riflessione.