Icaro
Conosciamo la storia di Icaro. E sappiamo anche della grande intuizione che ebbe Freud: leggere i miti dal punto di vista di Psiche.
Dedalo fu rinchiuso, insieme al figlio Icaro, dal re Minosse nel Labirinto da lui progettato. Così ideò una via di fuga: costruì della ali con piume di uccello e cera. Ammonì il figlio, però, di non salire troppo in alto nella fuga. Tuttavia Icaro preso dall’ebrezza del volo e dalla brama di libertà si avvicinò al sole, le ali si sciolsero, si disfecero e cadde nel mare.
Nel senso comune la vicenda di Icaro è la metafora di “chi troppo vuole nulla stringe”. Tuttavia la psicologia non è il senso comune. La psicologia è una lettura immaginale delle cose, ovvero un guardare gli eventi dal punto di vista di Anima.
Così il mito di Icaro si trasforma sotto la lente d’ingrandimento di Psiche.
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Icaro capovolto
Matisse con Icarus di Jazz, compie un ribaltamento della visione letterale del mito di Icaro e gli restituisce una dignità psicologica. Icaro libero, vola tra le stelle.
Ci sono dei momenti nella vita in cui ci sentiamo imprigionati, dal lavoro, da una relazione, da una situazione imbarazzante o da noi stessi. Metafora del sentirsi imprigionati è il labirinto di Cnosso.
Il nostro Re interiore che abilmente ha costruito il labirinto per imprigionare i propri mostri (Il minotauro), imprigiona i suoi stessi costruttori. Quando cerchiamo di imprigionare le parti mostruose di noi, alla fine imprigioniamo anche noi stessi, come se per catturare le proprie paure fosse necessario chiudersi dentro con loro.
Più poeticamente Dedalus, ovvero James Joyce in persona, afferma: Quando un’anima nasce in questo paese le vengono gettate delle reti per impedire che fugga. Tu mi parli di religione, lingua e nazionalità: io cercherò di fuggire da quelle reti. [James Joyce, Dedalus. Ritratto dell’artista da giovane, Adelphi]
Imprigionati dalle reti, aneliamo così la libertà, e per fuggire dai labirinti dell’anima, l’unica soluzione è andare fra le stelle, avvicinarsi all’inavvicinabile, fallire, morire e precipitare nel mare della Psiche, per rinascere e cominciare da capo, senza costrizioni e labirinti.
Questo è il significato psichico del mito di Icaro.
Così Icaro diventa simbolo della libertà conquistata ad un unico costo: sacrificare noi stessi per come ci eravamo conosciuti all’interno del labirinto. C’è sempre un momento nella vita in cui siamo costretti ad “ucciderci” per proseguire in una nuova direzione.
La stella guida Icaro alla ricerca di libertà. L’inavvicinabile è ciò che, se avvicinato, ci conduce fuori dal labirinto verso il mare/anima, ovvero verso la libertà.
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Il luogo del tramonto delle stelle. L’ascesa di Icaro
Solo quando tramontano le stelle grazie al plenilunio, secondo Ibn ‘Arabi, possiamo rendere interno ciò che è esterno, ovvero compiere un’azione di ta’will, un’esegesi simbolica che riconduce i dati letterali a ciò che essi simboleggiano.
Sembra tuttavia che chi si allontana dal letteralismo delle cose sia tacciato di essere pericoloso e rivoluzionario e, secondo Henry Corbin, di fomentare rivoluzioni.
Le stelle conducono alla rivoluzione e non è un caso che, astronomicamente parlando, le stelle permettono il “moto di rivoluzione” dei pianeti.
Icaro ascende verso le stelle per liberarsi.
La vita non è evoluzione secondo la filosofia mazdea, ma è ascesa verso le stelle. L’avventura del nostro mondo è l’avventura di uno che si deve far risalire dal fondo di un pozzo. A poco a poco egli raggiunge un certo livello del pozzo; di livello in livello raggiunge il livello superiore. Ogni volta ha ai suoi piedi il livello superato. Chiunque sa guardare con l’organo della vista interiore vedrà così ai propri piedi i tempi passati, sempre più opachi, densi e tenebrosi, mentre di giorno in giorno continua a risalire il tempo avvicinandosi alla Volontà primordiale e diventando più luminoso, più sottile. [Henry Corbin, Corpo spirituale e terra celeste, Adelphi, p.136]
Nel nostro caso potremmo sostituire l’immagine del Pozzo, con l’immagine del Labirinto di Dedalo. Evolversi, al contrario di quanto pensiamo, ha un significato orizzontale, ma soprattutto significa rimanere nel labirinto senza via d’uscita. È il movimento verticale invece che ci permette di liberare la psiche dai labirinti interiori: l’ascesa verso le stelle, o la discesa verso gli inferi.
L’essere umano non ha ali. Si muove camminando, tutt’al più correndo, ma sempre orizzontalmente. Ecco perché le nostre fantasie di libertà sono legate sempre ad un’ascesa, il volo, o ad una discesa, come lo scivolare o il lasciarsi andare.
La vita è un tuffo in un labirinto orizzontale. La libertà è un movimento verticale, un volare verso le stelle, o un tramontare delle stesse.
Guarda le stelle invece che i tuoi piedi [Stephen Hawking]
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Seconda stella a destra e dritto fino al mattino
Le stelle: così lontane, così misteriose, così illusorie, ci conducono e ci indicano la via della vita.
Sembra quasi che sia il mistero stesso a guidarci verso l’emancipazione dell’anima. Ciò che è chiaro e sicuro non ci guida, non ci dice chi siamo, sono solo le mura del labirinto ad essere chiare. Gli aspetti stellari o inferi, invece, ci descrivono per ciò che siamo nella libertà.
Le stelle vanno seguite. È questo che ci insegna la nostra storia. È questo che ci insegna la storia di Peter Pan: seconda stella a destra e dritto fin al mattino. Le stelle ci conducono all’isola che non c’è.
Esse hanno sempre svolto la funzione di orientamento nelle notti più scure dell’uomo; per migliaia di anni hanno condotto numerosi viaggiatori in cerca di qualcosa.
“Nut, la dolce dea egiziana del cielo notturno, veniva raffigurata mentre partoriva le stelle, che navigavano attraverso il suo ventre scuro (Clark, 39), proprio come l’inconscio partorisce la coscienza e avvolge la sua scintilla nell’oscurità” [Il libro dei simboli, Taschen]
Le stelle sono una mappa, la famosa “ruota delle stelle”, lo zodiaco, che ci permette di essere condotti nella vita scoprendo noi stessi. “Il destino era scritto nelle stelle. L’heimarmene, “il governo delle stelle”, indicava i comportamenti inconsci inalterabili e determinati.”
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Le stelle dentro di me mi educano
Che cos’è una stella dentro di noi? È un punto fisso, un punto di riferimento, ma al contempo qualcosa di illusorio e inavvicinabile, che ci guida nella notte della vita.
Le stelle sono una mappa, un via verso la libertà. Sarei portato a dire che ci conduce, ma non è propriamente esatto come termine da usare.
Infatti condurre porta con sé l’idea di fare qualcosa insieme, mentre le stelle non collaborano con noi, bensì ci guidano da fuori ovvero, etimologicamente, ci educano.
Educare infatti significa propriamente condurre dal di fuori, o condurre fuori. Le stelle sono le nostre educatrici. Ci mostrano la via dal cielo da lontano. Possiamo scegliere se essere folli e seguirle, oppure essere sani e rimanere nel labirinto in cui ci troviamo.
Quando nasciamo, quindi, siamo buttati nel labirinto, ma abbiamo l’opportunità di essere “educati” a percorre una strada libera. Purtroppo però abbiamo un grande problema nell’educazione contemporanea: il concetto stesso di educazione.
Che cos’è per noi l’educazione? Quando sentiamo dire la frase “Questo bambino è educato”?
L’educazione, secondo il vocabolario Treccani, è l’attività, influenzata nei diversi periodi storici delle varie culture, volta allo sviluppo e alla formazione di conoscenze e facoltà mentali, sociali e comportamentali in un individuo. [Dizionario Treccani]
Falso. Spesso non utilizziamo questa parola con questo significato. Consideriamo un bambino educato solo quando saluta e segue pedissequamente le regole che gli proponiamo.
Non consideriamo un bambino educato quando è creativo, quando fa un bel disegno, quando sa intrattenere relazioni sociali alla pari, o quando sa qualcosa riguardo ad un argomento. Ovviamente i centri educativi come la scuola o i centri sportivi si adattano al senso comune, così l’educazione diventa un insegnamento al controllo e alla gestione delle emozioni, ma soprattutto diventa un rinforzo dei movimenti orizzontali dell’anima, all’interno del labirinto.
Poche e rare sono le occasioni per i bambini di oggi di essere educati dalle stelle. Di muoversi verticalmente verso le illusioni, le fantasie, l’irraggiungibile o l’inavvicinabile.
La Psiche comunque cerca di volare o di sprofondare per tornare nel mare che le appartiene. I sintomi patologici sono un classico esempio del movimento verticale verso il basso della Psiche; mentre la creatività, la fantasia e il gioco, sono i “sintomi” dell’ascesa dell’anima.
Non è un caso che la maggior parte dei problemi psicologici evidenziati nei bambini siano riferiti a questo uscire fuori dal solco delle regole. Siamo talmente assuefatti nell’assecondare il movimento orizzontale labirintico, che consideriamo pericolosa l’ascesa o la discesa che vuole liberarci.
L’educazione delle stelle è in fondo rivoluzionaria, quindi va curata.
Le stelle sono le nostre educatrici perché non solo ci conducono dal di fuori, ma conducono fuori, ovvero portano fuori ciò che era dentro: ci liberano dai labirinti. Il senso dell’educazione, a mio parere, deve essere proprio questo: portare fuori ciò che è dentro, e al contempo, condurci fuori dai labirinti di Psiche.
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Le stelle dentro di me
La domanda che mi spinge sempre ad indagare simboli ed eventi è questa: quale parte della mia psiche rappresenta tutto questo? In che modo le stelle fanno parte di me?
Parlare di stelle significa parlare di qualcosa di lontano, della quale abbiamo solo una percezione illusoria. Le stelle sono qualcosa iscritto nel cielo della nostra Psiche. Qualcosa che dobbiamo raggiungere per coglierne il significato.
L’etimologia di stella deriva dal sanscrito e significa Spargere, Stendere. Le stelle quindi verrebbero ad essere le sparse, le diffuse, le disseminate per il firmamento.
Ne consegue che le stelle siano anche spargitrici di luce. Le stelle sono corpi celesti presenti nella Psiche, lontano e irraggiungibili, che gettano raggi di luce erranti nell’anima. Questi corpi luminosi sono aspetti fissi che fanno parte di noi. Il motore stesso dell’universo e della vita. Profondamente gli astri ci abitano; essi sono aspetti immutabili del nostro carattere: ci riscaldano e irradiano anima.
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Conclusioni
Cosa sono le stelle?
“Cosa sono le stelle” se non un continuo invito a espandere i confini dell’immaginazione, a depersonalizzare l’esperienza soggettiva, a sintonizzarsi con l’anima mundi “interiore” che i pianeti fanno ruotare? [Thomas Moore, Pianeti Interiori, Moretti e Vitali, p.19]
Quando parlo con una persona in analisi, ho proprio l’impressione di essere imprigionato con lei nel suo labirinto, un labirinto condiviso. Insieme ci aggiriamo nella notte per esplorare il labirinto e i suoi paradossi, per scoprire che non c’è via d’uscita se non ascendere verso le stelle, o discendere verso gli inferi.
Sono movimenti che fanno paura, e che pensiamo impossibili. C’è purtroppo chi preferisce rimanere nella labirintica vita orizzontale. Ma è proprio se siamo come Icaro, ovvero tentiamo l’impossibile e ci avviciniamo all’inavvicinabile, facendoci educare dalle stelle, che abbiamo l’opportunità di percorrere una via verso la libertà per creare noi stessi.
Concludo con le parole di Stephen Dedalus (alias James Joyce), con le quali termina il suo labirintico romanzo.
Ora perdonatemi, ma vado a forgiare nella fucina dell’anima mia la coscienza increata della razza cui appartengo. [James Joyce, Dedalus. Ritratto dell’artista da giovane, Adelphi]
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Ciao Michele, ho una domanda.. qual’e dunque la differenza sostanziale tra evolvere e ascensione verso le stelle?
Grazie, Elina
Ciao Elina. L’evolversi possiamo intenderlo come uno srotolarsi, come se ci fosse qualcosa di noi di avviluppato che si deve sviluppare (etimo evolvere). Mentre l’ascensione è una salita, un guardare dall’alto, un librarsi. Sono effettivamente due dinamiche diverse.
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