Fuga dai decreti
Fatta la legge, trovato l’inganno.
Se il Coronavirus poteva trovare un terreno fertile di contagio, questo era l’Italia grazie alla furbizia del popolo italiano. Simbolo di questa furbizia è ciò che è avvenuto con il “contro esodo nord-sud” per scappare dalla prigionia della zona rossa.
Un popolo mercuriale, quello italiano, dominato dall’archetipo del Puer aeternus, un archetipo, nell’accezione negativa – se di negativo possiamo parlare riferendoci ad un archetipo -, sempre in fuga dalle regole, dalle leggi e dai divieti: “tanto per una volta”, “tanto a me non capita”, “tanto sono più furbo io”.
Tuttavia non siamo furbi, bensì pensiamo di esserlo. E non c’è cosa peggiore che pensare di essere qualcosa ma non esserlo. È il modo peggiore di fare i danni.
Mitologia della fuga
La fuga ha una personificazione latina che si chiama Fuga che si insinuava anche negli dèi. Quando nacque il mostro Tifone, metà uomo, metà bestia, gli dei scapparono tutti e si trasformarono in animali.
La mitologia della fuga ci racconta proprio questo: alla presenza di una minaccia, si fugge e in seguito ci si nasconde. Nessuno di questi “scappati” annuncerà “io sono scappato”, bensì si trasformerà in animale come gli déi, nascondendosi il più lontano possibile.
Elogio della furbizia e dell’egoismo
Gli italiani in fuga sembrano aver fatto propria la lezione nietzschiana sulla bontà dell’egoismo eseguendola talmente tanto bene da renderla sbagliata.
In particolare l’egoismo italiano è quello che Kant definiva egoismo morale, ovvero un comportamento per il quale l’individuo agisce esclusivamente per un proprio vantaggio ed esclude qualsiasi possibilità per il prossimo.
La fuga da una minaccia è necessaria: è istinto naturale dell’uomo. Tuttavia è la modalità della fuga che fa emergere la qualità della furbizia.
Mitologia della furbizia
Esistono diversi tipi di furbizia, quella del dio Hermes; quella degli eroi, come Ulisse; e poi c’è la furbizia peggiore, quelle della quale non ci sono riscontri mitologici.
È la furbizia dell’uomo medio, del furbetto, quella dannosa perché egoista, che non ha eroi e non ha storie perché il fine è solo il proprio tornaconto. È la furbizia dei sotterfugi o degli “inciuci”, la furbizia dei piccoli inganni o di colui che vuole trarre dei vantaggi per sé stesso mettendo da parte il benessere della comunità. Una furibizia utilitaristica che Hobbes definì la furbizia degli “stolti”.
In questo caso è una furbizia fratricida, proprio come il nostro archetipo della patria: l’archetipo italiano di Caino che uccide il fratello Abele, di Romolo che ammazza Remo: mors tua vita mea.
Conclusioni
Dal punto di vista psicologico la fuga da un pericolo è “normale”, ma ci sono fughe e fughe. Si può fuggire restando a casa, studiando un vaccino, indossando una mascherina, o lavandosi le mani.
Queste sono fughe consapevoli di una comunità che vuole fuggire insieme.
Poi ci sono fughe egoistiche e sconsiderate, fughe cieche causa di disastri futuri, le fughe di coloro che passano dagli aperitivi alle rincorse al treno.
In questo difficile momento storico dobbiamo fare appello alla nostra moralità e alla nostra coscienza per cercare la via di fuga più sensata
P.S. CLICCA QUI per leggere La paura del coronavirus. Psicologia delle allerte sanitarie