La paura del vuoto
Poiché la cultura occidentale ha decretato: Natura vacuum abhorret, noi abbiamo paura del vuoto (J.Hillman, Psicologia alchemica, p.56)
“Sono vuoto dentro” è un campanello d’allarme, un sintomo psicologico del quale abbiamo terrore.
Per noi occidentali, secondo Hillman, il vuoto è qualcosa di spaventoso, di inutile perché inoccupato, quindi qualcosa da occupare, così ci affanniamo costantemente per riempire quel vuoto. Spesso in modo fallimentare.
In realtà se approfondiamo la sensazione di vuoto scopriamo che, come dice Caramagna, il vuoto non è vuoto. È pieno di rimpianti, amori finiti, lacrime, rabbia, paure, incubi, tramonti bruciati, follia, confusione, ansia e membra tese aggrappate a un corpo che non c’è più.
Una delle etimologie di vuoto è rovesciare, voltare dalla parte opposta, mettere sotto sopra. Quando sentiamo la sensazione di vuoto è perché qualcosa si è rovesciato dentro di noi, ci ha invaso e ora il contenuto è sotto sopra. Infatti alla sensazione di vuoto spesso si accompagnano immagini di caos e disordine Anche nella mitologia Greca il vuoto era rappresentato da Chaos, personificazione dello stato primordiale di vuoto. Indicativa è la descrizione di Esiodo nella Teogonia: Chaos è in rapporto al riversarsi; è un luogo vuoto che sta tra terra e cielo; infatti è venuto all’esistenza dall’invisibile.
La sensazione del vuoto
Può capitare di sentire la sensazione del vuoto in diverse parti del corpo, alla testa, alla pancia, alla bocca dello stomaco, alla gola. Ognuno di questi vuoti ha un contenitore diverso, pertanto ha un significato diverso.
Il vuoto alla testa è relato ai pensieri, il vuoto alla pancia ad emozioni ed istinti, il vuoto alla bocca dello stomaco alla fame di qualcosa che non si ha, mentre il vuoto alla gola alle parole o alla mancanza di respiro. Inoltre, ognuno di noi è portatore di un vuoto unico e irripetibile.
Che immagine daresti al tuo vuoto personale? Già rispondendo a questa domanda puoi cominciare a dare una forma al tuo vuoto.
Ogni contenitore ha il suo vuoto
Un vuoto, per esistere, ha bisogno di un contenitore. Quando esploriamo l’immagine del vuoto dobbiamo guardare il contenitore.
Ad esempio il vuoto di un vaso non è lo stesso vuoto di una bottiglia. Quando osserviamo le immagini del vuoto capiamo che spesso non sono coerenti.
Infatti in seduta molti immaginano un vaso vuoto riempito d’acqua, ma i vasi non vanno riempiti d’acqua, ma di terra. Un vaso riempito d’acqua continuerà a svuotarsi per via dei fori presenti alla base. Se continuiamo a riempire il nostro contenitore con materiale inappropriato sentiremo sempre la sensazione di vuoto.
Per colmare un vuoto devi inserire ciò che l’ha causato.
Se lo riempi con altro, ancora di più spalancherà le fauci.
Non si chiude un abisso con l’aria.
(Emily Dickinson)
Conclusioni: la forza formativa del vuoto
Poiché la natura collettiva di noi occidentali aborrisce il vuoto, ci diamo da fare per riempire quella vuotezza con qualcosa, qualunque cosa, dal cibo spazzatura ai rimedi fai da te, dall’alcol, lo shopping e i giochi e gli apparecchi più nuovi alla commiserazione degli amici oppure, semplicemente, di lacrime a non finire. L’alchimia, però, ci suggerisce che queste sensazioni di vuoto sono indizi di come ci sia un vaso che va prendendo forma. Il vuoto sta costruendo una forma, una forma particolare. Forse più di una: molti vasi. Modi di contenere. Modi di misurare. Modi di differenziare. La realtà della psiche si sta aprendo un varco nella vita e sta ri-formando la nostra vita attraverso quelle sensazioni di vuoto (J.Hillman, Psicologia alchemica, p.57)
Dunque la forza del vuoto è una forza formativa. Quando sentiamo un vuoto interiore significa che si sta formando un contenitore, una parte nuova della nostra personalità sta prendendo forma.
Pertanto in questi momenti è naturale aver paura. Si ha paura del vuoto perché porta con sé la forza cosmica del Chaos generativo. Il contatto con il vuoto è il contatto con il primordiale, il nero alchemico, il caos cosmico prima del Big Bang.
È proprio questo il potere del vuoto: usare il caos interiore per generare vita.
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