Il maltempo flagella la psicoterapia
Il fatto che quando arriva Novembre siamo flagellati da allerta meteo e dal maltempo che, a sua volta, flagella, non è una novità. Eppure, io , voi e tutti come tale la viviamo. Ogni volta che smottamenti, frane, allagamenti, venti di burrasca, alberi caduti ecc. accadono ci impauriamo come se il maltempo avesse come telos il flagellarci e l’annientarci. Ma questo equivoco è tenuto in piedi tanto dall’arroganza di chi inquina, quanto dalla tracotanza degli ambientalisti.
Lo ammetto: ho un rispetto tale di ciò che si svolge nell’anima umana che avrei paura di disturbare e di deformare con goffi interventi il silenzioso operato della natura (C.Jung, Psicologia e Alchimia pag.111).
Mi raccomando, quando si confonde interno ed esterno non è mai un evento felice. Per questo la tracotanza di Greta e degli ambientalisti non ha nulla a che fare con la Greta massmediatica, quanto con la nostra Greta intrapsichica. E mi sto raccomandando di questo, ossia di leggere questo articolo per riequilibrare il vostro interno con il vostro esterno, senza aver paura del maltempo che fa il suo corso e, secondo necessità, ci uccide per il bene del cosmo. E il bene del cosmo non siamo necessariamente noi come a volte la nostra “Greta” psichica vuole farci credere.
I principi della psicoterapia utili nel rapporto con il pianeta
Ora, se c’è una cosa che la psicoterapia deve fare è seguire l’indicazione del nostro caro Jung, ossia contemplare psiche senza avere la pretesa di modificarla, guarirla, sanarla, depurarla, alleggerirla, sostenerla, consolarla carezzevolmente, trasformarla. Uno psicoterapeuta è un ospite di Psiche. E’ vero, è stato invitato, almeno il più delle volte, ma è pur sempre un ospite. E un ospite si astiene dallo spostare i mobili o sistemare a suo piacimento i vestiti nell’armadio o, peggio, i cibi nei ripiani del frigorifero.
Un ospite si accomoda, silenziosamente osserva, si riconosce in talune suppellettili mentre, altre volte, si chiede come sia mai possibile sistemare in casa certi oggetti. Lo pensa e, se è bravo, trova il modo di dirlo, di fare domande, di sorridere delle stranezze da arredamento. Se da queste domande il padrone di casa decide di cambiare qualcosa così sia. Se, addirittura capisce che la sua casa non è sua ancora meglio.
Similmente siamo ospiti del cosmo, non dovremmo inquinare ne salvaguardare, o meglio non dovremmo pensare che ciò che accade deve essere declinato con noi. Come se un terapeuta pensasse che lo scopo del paziente sia la sopravvivenza del terapeuta. Quando poi spesso è proprio l’opposto.
Il “maltempo” se eliminiamo la nostra specie diventa semplicemente “tempo”
Si lo so. Vi starete chiedendo cosa c’entri Greta o gli ambientalisti, al di là del fatto che mi permette di catturare qualche click? Semplicemente sono la manifestazione della Hybris della nostra specie. Hybris potrebbe essere tradotto come tracotanza, ossia quell’atteggiamento che i Greci attribuivano agli uomini che si ritenevano al pari degli dèi e, in quanto tali, immortali, onnipotenti, ubiquitari, centrali. E una certa psicoterapia, compresa quella di Jung, ha alimentato questa idea parlando di “Sé”, di quaternità, di “Centro”. La psicoterapia ha per tutto il ‘900 dato asilo ai pazienti per proteggere questo fantomatico “sé” che poi, alla fine è solo “Io” che si è messo in tiro per l’occasione.
Ma potremmo dire che la nostra tracotanza si manifesta anche nel cattivo uso che facciamo delle risorse, delle piante, degli animali, dei materiali, dei mari, dei fiumi, delle montagne. Potremmo dire che l’inquinamento e il riscaldamento globale e tutti gli eventi che facciamo rientrare nella dicitura eventi estremi siano il nostro modo di spostare i mobili in casa d’altri. E certamente è così. Ma in questo caso più che tracotanza si tratta di arroganza. Per capirci spostare una sedia a casa di un amico, sapendo che sono maleducato, ma infischiondosene per stare bene è arroganza. Spostare quella stessa sedia, o tenerla lì, obbligando il padrone di casa a cambiare idea sulla corretta disposizione dei mobili secondo criteri del tutto personali, è invece tracotanza.
L’arroganza è di chi inquina, la tracotanza è degli ambientalisti
Ora torniamo all’interno. Vi prego fate anima con me in questa valle, non vi stancate. Quando inquiniamo non facciamo una cosa fatta bene, ma non per il pianeta che abitiamo ma per le immagini che ci abitano, ossia per il pianeta che siamo. Ogni atto perpetrato nel mondo è sempre un atto compiuto su psiche. Se inquino, sporco, depaupero, abuso e compagnia cantando, significa che sto agendo cosi anche nell’anima, in psiche. In questo senso un atteggiamento ambientalista è sano se rivolto all’interno.
Ma fuori? Che ne pensa il pianeta terra delle nostre azioni? E’ arrabbiato? Sta male? Soffre? Penso che il pianeta Terra sia madre amorevole, sia Madre Terra che, ci compatisce nelle nostre goffe azioni. Il pianeta esiste da miliardi di anni e con lui esistono i miliardi di stelle e pianeti che sono sparsi nell’universo. Quello che noi facciamo da circa 10mila anni è solo una miniatura delle enormità accadute nelle ere di vita del cosmo. Meteoriti, catrami, eruzioni, esplosioni, estinzioni, terremoti, uragani, nubi chimiche, tempeste, alluvioni, frane, valanghe, voragini, incendi, invasioni di specie non autoctone, piante infestanti, petroli in mare, tsunami, surriscaldamento, glaciazioni. Tutti gli eventi infausti sono semplicemente le declinazioni di Gea, del pianeta in quanto elemento del cosmo.
La tracotanza di Greta e quella dei Media
Se ammettiamo questo, ma so che state faticando a non irritarvi, o forse lo siete già. Insomma, se ammettiamo questo, ci accorgiamo che c’è una strana tracotanza che appartiene a tutti, ambientalisti o meno. Quella nei titoli di cronaca ambientale. Quei titoli tipo: “Tsunami fa strage…” oppure “Tromba d’aria uccide una donna…”, o ancora “Terremoto stermina famiglia…”. Il maltempo ci flagella sadicamente?
Titoli di questo tipo ci pongono al centro affermando, implicitamente, che gli eventi nel cosmo hanno come scopo quello di venire a disturbare la nostra specie. Nessun albero, nessun animale e nessuna roccia si sente sterminata da nessuno. Durante l’ultimo terremoto che ho vissuto nel centro Italia, mi chiedevo proprio questo: Cosa pensa un albero quando sente il terreno che si muove sotto le sue radici? E la risposta è stata semplicemente: Non pensa nulla, semplicemente transita l’evento.
Il maltempo è come la mandria di gnu nel film “Il Re Leone”. La mandria non ha come scopo flagellare e uccidere il leone, il padre di Simba. La mandria semplicemente percorre la sua via, senza rabbia, senza amore, senza doppi fini. Il suo scopo non è ne uccidere ne tanto meno salvare il leone. Corre poiché deve farlo, secondo necessità.
L’equivoco di Greta
Allora ecco l’equivoco in cui si imbatte Greta e gli ambientalisti. L’equivoco è ritenere che lo scopo del cosmo sia la nostra specie. L’equivoco è credere che il cosmo ha come scopo farci vivere ovvero farci morire. L’equivoco è porre al centro la nostra specie. Invece penso che la nostra specie si estinguerà. Non potrà essere altrimenti. E non perché siamo dei cattivi inquilini, ma perché questo è connaturato alla materia. La nostra estinzione non è una punizione, è e basta, come gli gnu corrono e basta. Allora mettiamocelo in testa. Siamo parte di un processo non ne siamo lo scopo. Col nostro inquinare, distruggere, vituperare l’ambiente, stiamo semplicemente partecipando alle trasformazioni cosmiche che sarebbero previste? La plastica che produciamo come trasformazione del petrolio è solo una delle tante declinazioni della materia che fluttua nel cosmo. Moriremo.
Gli ambientalisti, e io sono tra quelli, continuano a ritenere invece che la terra vive per noi e noi possiamo proteggerla, salvarla, gratificarla. Ma non sappiamo se la Terra ci stia chiedendo di essere salvata. Da cosa poi? Dalle eruzioni solari, dai meteoriti? Il nostro animismo è da sempre uno stupro degli oggetti a cui attribuiamo anima.
Greta inquina l’Intrapsichico con l’extrapsichico
Dobbiamo dunque, e una volta per tutte, definire una distinzione tra Interno ed esterno. Ogni azione nell’anima si tradurrà in un azione nel mondo, e ogni azione del mondo si tradurrà in un azione in Psiche. Non sappiamo cosa venga prima e non sappiamo se l’una azione possa essere causa dell’altra o se, più semplicemente, un processo psichico darà manifestazione di se tanto nel mondo concreto quanto in quello psichico in tempi contigui. E con contigui ci riferiamo all’arco di vita di un individuo. In soldoni se raccolgo una carta che trovo per terra sto facendo un atto che è rivolto all’anima, ossia sto ripulendo e differenziando le immagini psichiche. Chiedersi se questo sia la conseguenza di un atto psichico o ne sia la causa è questione di lana caprina. Quindi quando mi dichiaro ambientalista lo faccio sul serio. Sono un ambientalista immaginale e ora vi spiego cosa voglia dire.
La psicoterapia è l’arte della comunicazione tra interno e esterno
La psicoterapia ha intuito questo rapporto di contiguità tra interno ed esterno ma, per quanto si sia impegnata, non è riuscita a mettere a fuoco quale spazio, concreto o immaginale, venga prima, e si ponga nel ruolo di causa. Per questo in molti lavorano promuovendo un azione sul mondo che faciliti quella psichica, mentre altri, all’opposto, sollecitano l’avvenire psichico per promuovere quello concretistico. Ma non si tratta di una conquista recente, anzi è retaggio antico che già nell’opposizione tra Freud, Jung e Hillman trova una sua narrazione. I tre psicologi hanno avuto tre approcci diversi ai sogni. Tre approcci che in definitiva declinano proprio i diversi rapporti che si possono intrattenere con interno e d esterno. Come scrivevo altrove: CLICCA QUI per leggere: Chi vorresti come Psicoterapeuta? Joker o Batman?.
Per sorridere: Freud sognava di litigare con la madre, si svegliava e ci andava a litigare, come Jodorowsky del resto, e cosi sono rimasti in vita. Jung la sognava e, una volta sveglio cambiava il modo di prepararsi la cena. Hillman, invece, una volta sveglio, raccoglieva le cartacce cercando di curarsi del pianeta.
In questo senso gli inquinatori e gli ambientalisti di Greta si muovono, entrambi, sul mondo, sull’esterno. I primi con arroganza e i secondi con tracotanza. I primi si mettono al centro infischiandosene e i secondi si mettono al centro interessandosene. Ma la psicoterapia deve guardarsi da entrambi gli immaginari. L’arroganza e la tracotanza dell’Io sono i principali nemici del politeismo, di quella pluralità che è necessaria alla psiche per non cadere nelle tirannie. Al tempo stesso per detronizzare l’io di turno ci serve l’arroganza e la tracotanza di un altro immaginario. Uffa, ogni volta che sembra essere giunta una soluzione, ecco che l’opposto si declina.
Sono un ambientalista immaginale per questo evito di inquinare
Allora perché mi dichiaro ambientalista? Semplicemente perché anche io non so quale sia il rapporto che c’è tra interno e esterno. A volte un azione interna richiede un atto esterno opposto, a volte identico. La psicoterapia è la lenta e attenta declinazione di questa relazione amorosa. Eppure so e sperimento su di me e sui pazienti, che un atteggiamento ambientalista immaginale mi fa stare bene. Mi sento meglio, e così i pazienti. Se si attivano azioni di riciclo dei rifiuti psichici, di differenziazione dei materiali psichici, di bilancio e pianificazione delle risorse naturali psichiche, di salvataggio di specie psichiche, di rispetto degli animali psichici, allora stanno meglio. Ma se mi chiedete se sia il mio rispetto degli animali a favorire la tutela di quelli psichici o viceversa, non saprei rispondere. So che l’ambientalismo psichico favorisce la cura di se.
Se poi rivolgo lo sguardo all’esterno e mi sottraggo dalla tentazione di pormi al centro dell’universo e poi, con calma, mi rivolgo la medesima domanda, ossia cosa sia meglio per il pianeta, allora ecco che Eros lascia il posto a Thanatos. Ecco che la mia sopravvivenza e quella della mia specie perde di senso e perde di Eros. Ecco che la mia morte e quella della mia specie si inscrive nel vero telos del cosmo: la trasformazione della materia. E in questo senso non esiste una materia giusta.
E sono tracotante
Dunque sono grato a Greta in qualità di promotrice del benessere psichico ma, al tempo stesso la trovo tracotante convinta come è di dover salvare un pianeta che non lo ha chiesto. Ecco allora cosa si trova alla base della tracotanza, della paranoia e della psicopatia, la confusione tra interno ed esterno e ogni volta che un’immagine psichica, e il suo telos, vengono proiettate sul mondo o su qualcuno senza ricordarsi che quel qualcuno non è quell’immagine, si rischia molto dei nostri equilibri e si entra nell’Uncanny valley, in quella zona perturbante di cui vi parlerò prima o poi.
Qui onoro Jung, ancora una volta: Merita osservare pazientemente ciò che avviene in silenzio nell’anima, e le cose più grandi e più buone hanno luogo quando non vengono regolamentate dall’esterno e dall’alto (C.G.Jung, Psicologia e Alchimia pag.111)
E vi spiego ancora una volta che uno psicoterapeuta non deve essere ne arrogante ne, tantomento tracotante. Un terapeuta Greta è un terapeuta che evita che ciò che deve accadere accada, che si opponga a suicidi, omicidi, abusi, dipendenze, violenze, erotismi sfrenati, masochismi, sadismi. In questo modo otterrebbe le stesse cose che ottiene l’uomo di fronte all’eruzione del Vesuvio, la pietrificazione. E non deve essere neanche arrogante, non deve inquinare ne fare il padrone a casa d’altri. Ma mentre l’arroganza di chi inquina è evidente a tutti noi, più subdola è la tracotanza di chi tutela. Senza irritazioni… sto sempre parlando all’intrapsichico.
Lettura archetipica del maltempo
Greta, fortuna che esiste, e gli ambientalisti tutti sono troppo spesso lo specchio su cui proiettiamo la nostra tracotanza rispetto agli accadimenti cosmici e psichici. Un evento immaginale deve sempre accadere, secondo necessità, che sia un terremoto a Rieti o un incendio in amazzonia. Quindi sono un’ambientalista immaginale perché non posso escludere che il pianeta terra mi abbia generato proprio per inquinare al fine di trasformare materie che altrimenti non si sarebbero trasformate.
Se accettiamo l’idea secondo cui non siamo noi a coltivare il grano ma è il grano che ci manipola inducendoci a coltivarlo. Se accettiamo che non siamo noi a inquinare o salvare Gea ma è il cosmo che ci induce a partecipare all’ordine in cui la materia sente il bisogno di stare. Se accettiamo questo allora possiamo leggere nelle piogge abbondanti, negli allagamenti e nei venti che buttano giù gli alberi, la proiezione di una psiche collettiva che avvia il suo opus alchemico. L’alchimia dice che l’opus inizia sempre con l’umido e queste piogge flagellano la nostra anima perché l’inizio dell’opus è sempre vissuto come flagellazione e, non di rado, come revisione del percorso di individuazione. Una revisione che trova nella caduta del simbolo per eccellenza del percorso individuativo, l’albero, la sua massima espressione. Abbiamo bisogno di rivedere il nostro percorso individuativo.
Siamo piccoli umili e inutili e lo siamo fuori nel mondo, dentro nella psiche dei pazienti e in quel posto intermedio, in quel limen che mi da da mangiare che si chiama la stanza d’analisi.
Non siamo, dunque, i padroni di casa su questo pianeta. Siamo ospiti e il pianeta non ci ha nemmeno chiesto una psicoterapia.