Avete visto Logan, il nuovo film della Marvel?




Ormai saprete che oltre ad amare la psicoanalisi sono anche un cinefilo. Questa settimana ho sentito il richiamo fisiologico del cinecomics, così sono andato al cinema per vedere Logan. L’atto finale di una saga lunga ben 17 anni. Un film che ha il coraggio di parlare di morte a favore della morte.

Il film della Marvel ci permette di capire il senso della morte. In questo articolo, attraverso le immagini del film, cercherò di dirti come.

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Wolverine
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Hugh Jackman nei panni di Wolverine

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James “Logan” Howlett, detto Wolverine è un personaggio dell’universo Marvel.

Sono un fan della prima ora dei cinecomics, perché mi permettono di immaginare.
Mi lasciano entrare nel mondo di mezzo, nel mundus immaginalis di Corbin, nel metaxù dei greci, ovvero nel mondo delle immagini e dell’immaginazione.

Wolverine è il nome d’arte di Logan, una bestia selvaggia, un lupo spietato e feroce.

Ecco come Logan presenta Wolverine:

C’è una parte di me, che non lascio emergere spesso, che è più animale che umana. Una furia primigenia… che azzera la mia razionalità. Quando colpisce… io vengo sopraffatto come lo è Jessica dalla spada nera. E uccido crudamente… finché non c’è più nessuno da uccidere.

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C’è una parte di me che non mi piace. Un berserker nell’anima. Un selvaggio così radicato in me… che non mi libererò mai di lui.

Wolverine è una parte di Logan, la parte animale che lo domina, il berserker dell’anima.

Oggi il selvaggio, l’animale e la rabbia sono un tabù, ancora più del sesso. Vengono considerati elementi negativi e anti-sociali. Che miopi che siamo! direbbe Nietzsche.

La rabbia è rivoluzione, quindi inevitabilmente diventa oggetto di diagnosi e indesiderabilità da parte della società. Tuttavia Wolverine è portatore di queste virtù, ed è un personaggio molto potente a livello immaginale. Potremmo quasi dire che Wolverine è la rivincita della rabbia e del selvaggio sulla società.

Nel corso degli anni, comunque, abbiamo imparato a conoscere Logan e Wolverine, l’uomo e la bestia, come un’unica persona squarciata dall’oscillare di queste due potenze.

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Logan
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C’è Wolverine e c’è Logan.

Michele guarda che non hai capito nulla del film. Logan è Wolverine.

Si, lo so, è sempre lui. Ma allo stesso tempo è un’altra persona. Wolverine è alla ricerca di Logan, ovvero è alla ricerca di una parte di sé stesso.

Infatti Wolverine non conosce il suo passato e non ne ha memoria.

Wolverine non conosce Logan, e lo cerca. Nel corso degli anni, e dei film, cerca di scoprire ciò che era. È proprio Charles Xavier, il Professor X, che lo aiuta. Lo accompagna dal suo primo atto promettendogli che lo aiuterà a ritrovare la memoria.

Promessa mantenuta!

Non è un caso che nell’ultimo film ci sia ancora lui, Xavier. Logan lo protegge e lo accudisce. Così Charles lo aiuta ancora una volta, mettendolo in contatto con Laura Kinney (x-23), la bambina con il Dna di Wolverine.

Il film Logan è la conclusione della ricerca di sé stesso da parte di Wolverine.

Lo stesso attore, Hugh Jackman ammette di aver capito il personaggio di Wolverine solo nell’ultimo atto:

Adoro questo personaggio, so che non mi lascerà mai, resterà sempre nel mio cuore. Interpretarlo è stato come compiere un viaggio che mi ha dato moltissimo, anche se solo ora, con quest’ultima storia, sento di averne colto fino in fondo la natura.

Hugh Jackman e Wolverine in questo film trovano finalmente Logan. E anche noi spettatori lo troviamo, capendo fino in fondo il personaggio.

Il viaggio di ricerca è un invecchiamento, così come la vita di ognuno di noi.

Viviamo cercandoci.




Invecchiamento
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Il carattere è caratteri; la nostra natura è una complessità pluralistica, una trama multifasica e polisemica, un fascio, un groviglio, una cartelletta piena di fogli. Ecco perché ci serve una vecchiaia lunga: per sbrogliare i fili e trovare i bandoli. (James Hillman)

L’invecchiamento è metafora della scoperta, dell’esplorazione e della vita.

James Hillman, psicoanalista americano, nella Forza del Carattere, ci ricorda che Elliot affermava I vecchi dovrebbero essere esploratori.

La saga di Wolverine è un’esplorazione, quindi in questo senso un invecchiamento. Ed è curioso vedere come Wolverine non riesce a trovarsi finché non perde la proprietà di guarigione e comincia quindi ad invecchiare diventando così mortale.




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Si, perché Wolverine non è un inno all’immortalità, bensì alla mortalità. Alla morte come quella cosa che ci fa carpire il senso della vita.

Potremmo capire il senso della vita di Logan guardando il suo viso. Infatti si dice che il viso sia l’espressione massima del carattere e della vita.
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Hugh Jackman – Wolverine/Logan

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Il viso di Hugh Jackman è un campo di battaglia, invecchiato e, nonostante Wolverine sia rigenerante, alcune cicatrici non vanno via, bensì rimangono a definire ciò che è stato e ciò che è.

Ragazzi, intendiamoci, la faccia di Logan è da Oscar!

Wolverine ha la faccia di un immortale, quindi di un dio. Un dio provato dalla sofferenza e dal dolore (Mi immagino allora la faccia del Dio cristiano, deve essere sconvolgente, più di quella del diavolo).

Il viso di Logan si rilassa solamente nell’ultima scena, quando sta morendo.

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◈ La morte di Logan
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Siamo arrivati al punto centrale di questa riflessione: in che modo Logan ci fa capire il senso della morte?

Tu non puoi capire… la morte a piccole dosi… è la sola cosa che mi fa sentire ancora vivo. (Wolverine).


Wolverine ha bisogno della morte, la cerca per tutta la vita perché è l’unica cosa che lo fa sentire vivo.

Noi occidentali abbiamo una relazione complicata con la morte. James Hillman afferma che la nostra cultura è ignorante della morte, come se vivessimo in una società di immortali.

Se ci pensi viviamo da immortali, sempre proiettati nel passato o nel futuro. Il mortale invece vive nel presente perché sa che passato e futuro sono morti, anche se in due sensi diversi. Il passato è morto perché è finito. Il futuro è morto perché non è ancora nato.

Wolverine per trovare Logan deve confrontarsi con la morte. Deve decidere di essere mortale per trovare il suo senso.

Se la morte ci dà senso, l’immortale è colui privo di senso. C’è sempre un qualche Dio immortale che in preda alla sua inutilità cerca il senso creando qualcosa di mortale (come ad esempio l’uomo nella mitologia cristiana).

Avete mai avuto un incubo ricorrente? Certa gente sogna di precipitare con l’aereo, di annegare o di essere sepolta viva. Indipendentemente dal sogno… ci si sveglia sempre prima di morire. Provate a immaginare quello stesso incubo… ma fatelo da svegli. Quell’incubo è la mia vita. Cento volte tanto. (Wolverine)


A che serve quindi la morte?

La morte serve a darci senso. Il senso della morte è la vita. Senza morte non esisterebbe il concetto stesso di vita.

Una delle ultime scene del film è molto commovente. Quando Logan stringe la mano della bambina mentre sta morendo lo riconosce come padre, e lui riconosce sé stesso.

Wolverine consiglia a Laura, la figlia, di non essere come gli altri vogliono che lei sia, bensì di cercare sé stessa. Con quelle poche parole le consegna la sua esperienza di vita.

Pochi attimi prima della morte, il viso di Wolverine cambia improvvisamente espressione, come se avesse finalmente capito tutta la vita che ha vissuto.

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Alla fine del film e di questi 17 anni passati insieme, cosa rimane di Logan? Per rispondere uso le parole di James Hillman

“Noi restiamo come tracce, durevoli nella nostra inconsistenza come le linee appena percettibili di una serigrafia cinese, microscopici strati di pigmento e nerofumo che, pure, sanno rendere le plastiche profondità di una faccia. Non più duraturi di una melodia appena accennata, una composizione unica di note discordi, che tuttavia continua a riecheggiare a lungo, dopo che ce ne siamo andati.”

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Logan è un’ultima volta.
È l’ultima volta di Hugh Jackman nei panni di Wolverine. È l’ultima volta di Wolverine al cinema, ed è l’ultima volta che noi spettatori possiamo ammirare le gesta dell’erore Marvel.

Logan è un x-man che ci ha strappato il cuore.


Tuttavia, come dice Hillman, l’ultima volta trasforma i fatti in un’immagine.

Per me Logan è l’immagine dell’immortale che per vivere ha bisogno della morte.
Logan è il viso rugoso e invecchiato di Hugh Jackman, sofferente e addolorato.
Logan è la potenza della rabbia che squarcia i veli dell’esistenza.
Logan è la speranza nascosta di migliorare il mondo attraverso le diversità.

Ora sono curioso.
Qual è l’immagine di Logan che ti è rimasta? Scrivilo nei commenti qui sotto!

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Info sull'autore

Michele Mezzanotte

Psicoterapeuta, Direttore Scientifico de L'Anima Fa Arte. Conferenziere e autore di diverse pubblicazioni.

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