Siamo in uno stato paranoico?
“La minaccia della catastrofe giustifica le misure prese contro di essa, rendendo con ciò stesso sempre più letterale la minaccia: «…la paura della catastrofe tende quasi inevitabilmente a produrre la sindrome». Peggio: la sindrome ha bisogno della catastrofe per realizzare la sua stessa profezia. Il circolo vizioso della psicologia paranoide è la realtà politica oggi (J. Hillman, La vana fuga dagli dei, Adelphi, Milano, 2003, p. 83”.
Frase direi decisamente azzeccata per rappresentare una certa prospettiva che la pandemia presenta riguardo al modo con cui possono essere interpretate le misure di controllo, i decreti e l’attuale messa in atto della FASE 2. Hillman ci parla nel suo articolo intitolato “Sulla paranoia” del rapporto che si stabilisce tra religione, collettività e politica partendo dall’analisi della paranoia di tre celebri casi clinici. L’idea di un invisibile e segreto ordine superiore che mira al nostro bene supremo spinge l’uomo dal sentimento religioso a ricercarlo invocando e pregando che si manifesti.
“Questo sentimento popolare nasce da meccaniche divine…(F. Battiato, E ti vengo a cercare)”.
La prerogativa religiosa non esclude neanche le ideologie politiche che a tutti gli effetti agiscono in maniera analoga nelle psicologie dei credenti. Il credo politico è intimo e sentimentale tanto quanto il credo religioso, lo dimostra in modo esemplare Bertrand Russell quando analizza le somiglianze tra i concetti capitali del Marxismo e quelli del Cristianesimo nella sua Storia della Filosofia Occidentale.
La psicologia politica e quella religiosa connotano dunque il bisogno di dare un significato all’ordine sociale e morale nel quale l’individuo è calato, contenendolo e proteggendolo. Il significato però non è evidente ma è celato in un mistero, un simbolo intangibile che ognuno deve scoprire nel proprio sentire interiore come scelta e come rivelazione. La fiducia nel partito e nelle gerarchie i cui piani sono ignoti al tesserato non differisce dai misteri della fede, i rappresentanti politici come il clero se ne fanno veicolo e intrepreti arrogandosi il diritto d’intercedere per il fedele legittimando il comando su di esso.
Come nasce la fede in un’ideologia?
Potremmo dire che, quando nell’individuo viene accolta un’immagine coerente di un universo di credenze, promosso da un gruppo per cui si simpatizza, ne deriva che egli si riesca a orientare nei propri sentimenti in modo chiaro, da cui emergerebbe la capacità di scegliere e comprendere i fatti che lo circondano. Se questo invece non accade, se i riferimenti esterni sono contraddittori e deludenti, se il significato dei valori si perde, l’individuo deve ricorrere solo alle sue personali capacità. Non tutti però sono autonomi o sono preparati a vivere l’esperienza diretta con il mondo psichico con la conseguenza di far emergere reazioni adattamento e di difesa rudimentali e fittizie, rendendosi appetibili per gli sfruttatori dell’opinione, influenze criminali, integralismi.
Come emerge la paranoia?
Tutte le paranoie si fondano sull’emergere di un sospetto. Non pensiamo alla follia da manicomio, ai deliri palesemente irrazionali, partiamo da questioni semplici. La paranoia scatta perché si ha un tremendo sospetto che qualcosa di terribile stia per accadere ma non si riesce in alcun modo a raccogliere prove definitive e certe del fatto. Sono presenti indizi, allusioni, collegamenti non apparenti, niente che però possa essere riscontrato con certezza. Si scatena un fortissimo bisogno di avere chiarezza, una compresione completa e globale come una teoria del tutto che dia risposta definitiva al fortissimo disagio, alla sensazione di essere violati, controllati e manipolati. Più si è impotenti più la paranoia s’impossessa fino a diventare la parodia di una fede, un controcredo che spinge alla ricerca della verità che mai giunge ad una conclusione.
La Fase 2 è piena di spunti paranoidi
Ci accorgeremo subito che il panorama attuale pullula di situazioni tipicamente paranoidi. Il virus è sfuggito ai laboratori di Wuhan? Che relazione c’è tra la Cina e il Direttore Generale dell’OMS? Il sistema di controllo della pandemia in atto in Italia rispetta un piano propedeutico ad un nuovo genere di controllo sociale? Le violazioni costituzionali contenute nei decreti, il controllo dei nostri parametri vitali, le teorie così ambigue sugli effetti del virus sono frutto di una deliberata strategia del caos? Ci stanno preparando ad una sottomissione morale che ci priverà progressivamente dei nostri diritti? Perché il virus sta scomparendo così in fretta?
Cosa cerca di nascondere la paranoia?
Sembrano questioni di puro gusto complottista ma di fatto non è così. Prendiamo le reazioni della gente alla Fase 2. Se non scoppieranno focolai fra due settimane tutto sarà tornato come prima, le misure anticovid saranno gestite all’italiana e il malumore economico salirà alle stelle senza la paura dei contagi. Se le cose andranno male lo Stato potrà accusare i liberi cittadini di non essere stati responsabili e la fiducia reciproca cadrà definitivamente, ma il danno economico apparirà in qualche modo giustificato. Il paranoico non si fida, non riesce a fidarsi dell’altro, ha bisogno di un oggetto persecutorio ed in questo modo crea un cappio con i propri persecutori. Lo Stato rischia di diventare come il medico curante di Schreber, il suo peggior nemico nel quale vedeva il male personificato. La paranoia non raggiunge mai una posizione definitiva rispetto ad un argomento, sposta sempre il problema a voler evitare una constatazione che proprio non si può accettare: di chi è la responsabilità? Chi si prende la responsabilità di tutto questo?
Come si può rompere questo circolo vizioso?
Come possiamo evitare che la paranoia si diffonda nel sottosuolo delle ideologie minando definitamente il senso di fiducia tra le persone, tra i cittadini e le istituzioni?
“La fiducia è in breve una forma di fede, … la prima condizione dei requisiti della fiducia non è la mancanza di potere bensì la mancanza di un’informazione completa (A. Giddens, Le conseguenze della modernità, Il Mulino, Bologna, 1994, p. 37-42)”.
Conclusioni – L’anima mercuriale
“L’anima mercurialis fornisce, l’orecchio capace di distogliere la mente dall’udire il ‘vero significato’. Senza Ermes il Messaggero, le allusioni e i gesti divini diventano ingiunzioni letterali l’istinto religioso e politico diventa malato, paranoide (J. Hillman, op. cit., p. 66, corsivo mio)”.
Le caratteristiche del pensiero paranoico sono la mancanza assolutà di flessibilità nel ragionamento, la convinzione indiscutibile delle proprie opinioni, l’idea che la propria realtà sia quella vera e le altre no. La prospettiva psicologica sui sospetti nei confronti di persone e istituzioni non sta nel fatto se ci stiano controllando oppure no o nel fatto se ci sia una verità nascosta, queste possibilità hanno una loro probabilità di essere. La paranoia c’è quando non siamo più in grado di discutere su questi argomenti. Il riferimento a Mercurio rimanda alle caratteristiche del dio che era mediatore e veicolo della comunicazione tra uomini e dei. Quando la circolazione delle idee è aperta, dibattuta e libera di esprimersi l’anima mercuriale è viva. È morta quando il dibattito e lo scambio sono vuoti o impediti. Il massimo esempio di paranoia sociale è infatti lo stato totalitario. La paranoia induce chiusura e vede nelle critiche attacchi diretti ad abbattere colui che le sostiene. Non ammette dubbi, non propone soluzioni. Bisogna individuare questi stili di comunicazione perché in essi si celano i segnali di un malessere, già in gran parte presente, che può cogliere individui, gruppi e istituzioni.
4.5