Le donne dell’anima e l’anima delle donne
Nell’incipit del libro di Aldo Carotenuto, L’Anima delle donne, è scritto che l’universo femminile è qualcosa di più di una delle due diverse possibilità dell’esistenza, ne costituisce il presupposto.
Il femminile è sovrano nel regno dell’anima, consigliere saggio e accorto, maestro di sentimenti e di emozioni, ossia di quegli aspetti, di quei valori, con i quali il maschile ha poca dimestichezza o ritiene di potere disprezzare. In realtà il più straordinario cambiamento della nostra epoca, per quanto concerne il ruolo della donna nella società, non tanto è dato – come invece comunemente si pensa – dalla “emancipazione femminile”, dalla vittoria nella “lotta per la parità”, dalla rivendicazione di uguali diritti e doveri, quanto da una nuova importantissima conquista di consapevolezza. [Aldo Carotenuto, L’Anima delle donne, pp. 13/14]
Il femminile è sovrano nel regno dell’anima ed è per questo motivo che chi si avvicina alla psicoanalisi non può prescindere dalla presenza del femminile nella psicologia. Nella storia della psicoanalisi il femminile ha un ruolo fondamentale, spesso dimenticato o ignorato.
Per questo motivo mi ha colpito il libro di Isabelle Mons Donne dell’anima. Le pioniere della psicoanalisi.
È un libro che nasce dall’esigenza di mettere in luce l’importanza del femminile nella storia della psicoanalisi. Un libro che percorre 14 vite di altrettante donne che hanno contribuito a rendere profonda la psicoanalisi.
Sappiamo di Freud, Jung, Adler, Ferenczi, Stekel, Jones, Rank… Conosciamo i pionieri della psicoanalisi. Tuttavia la psicologia è l’arte della relazione e, per ogni uomo, c’è una donna. Il lato femminile della psicoanalisi non può essere ignorato.
La psicoanalisi è femminile fin dall’inizio, ma non lo sappiamo abbastanza. [Donne dell’anima, p.11]
Ecco i 14 ritratti delle donne dell’anima proposte da Isabelle Mons.
Lou Andreas-Salomé [San Pietroburgo, 12 febbraio 1861 – Gottinga, 5 febbraio 1937]
Andando indietro nel ricordo mi sembra che la mia vita abbia atteso l’avvento della psicoanalisi fin da quando fui uscita dall’infanzia. [Lou Andreas Salomè]
Ho imparato a conoscere Lou attraverso le poesie di Rilke. Una vita vissuta in piena libertà: questo potrebbe essere il sottotitolo al nome di questa donna. Lou cerca e vive il senso di libertà. Forse la continua ricerca di una cosa indica la mancanza di quella cosa: cerchiamo la libertà perché non ne abbiamo. Per cercare la libertà Lou scrive.
La scrittura è per lei l’eco di una voce interiore. [Donne dell’anima, p.39]
Dopo aver scritto tanto, si avvicina alla psicoanalisi grazie Poul Bjerre, psicologo svedese fondatore della psicosintesi. Ha contatti con Freud, Jung e i più grandi psicoanalisti dell’epoca [I miei anni con Freud. Diario 1912-1913]. Difficile è la vita per una donna in quegli anni all’interno di un movimento apparentemente maschile. Freud e Jung infatti nel loro scambi epistolari “parlano male” e nutrono riserve nei confronti della Salomé. Tuttavia, ad esempio, La libido, simboli e trasformazioni del 1912 scritto da C.G.Jung, strizza l’occhio a L’erotismo di Lou Andreas-Salomè del 1910. (SPIEGA)
Durante la sua “esperienza psicoanalitica”, durata più di venticinque anni, avrà una relazione anche con “il fratello animale” Viktor Tausk, colui che fu rifiutato da Freud e affidato a mani non adatte (Helene Deutsch). Una storia con un finale tragico di cui parleremo in altra sede.
Lou è una donna razionale, analitica, con una forte pulsione alla vita. Lavorerà su temi importanti come l’inconscio, la questione sessuale, il narcisismo, il lato oscuro dell’essere umano e ovviamente la questione “femminile”.
Nel libro Le donne dell’anima è descritto questo e molto altro: la storia di una donna moderna. Storia che è stata narrata anche nel recente film del 2016 Lou Andreas-Salomé.
Sabina Spielrein [Rostov sul Don, 7 novembre 1885 – Rostov sul Don, 12 agosto 1942]
Tutto il mio essere è colmo d’amore.
Voglio fare qualcosa di grande, di buono.
Aiutami, spirito protettore! Aiutami, destino. [Sabina Spielrein]
Di Sabina è stato scritto e diretto tanto. Abbiamo letto libri, visto film e documentari meravigliosi sulla sua vita, come ad esempio Prendimi l’anima di Roberto Faenza.
Una donna che vive e muore per “la follia”. Conosciuta è la storia della sua follia “curata con” Jung. Un’analisi e una relazione controversa ben raccontata nel libro della Mons, che tuttavia rimarrà una delle più riuscite nella storia della psicologia. In seguito diventerà lei stessa una grande psicoanalista, stabilendosi in Russia e lavorando con i bambini. Fonda a Mosca, insieme a Vera Schmidt, anche il famoso Asilo bianco, un asilo innovativo e all’avanguardia.
Dai suoi lavori trarranno spunto Melanie Klein e Donald Winnicot.
Purtroppo è ancora la follia a fare da padrona nella sua esistenza: da un lato le aveva permesso di rinascere attraverso la psicoanalisi, dall’altro la follia nazista le tolse la vita nel 1942 . Nazisti che, per ironia della sorte, urlavano in modo indebito il nome di Jung.
Tatiana Rosenthal [Minsk 3 luglio 1884, San Pietroburgo 1921]
Come possiamo immaginare questa bella creatura della Russia se ci manca il suo sguardo? Come possiamo comprenderla quando, nel 1921 decide di mettere fine alla propria vita? [Donne dell’anima, p.91]
Anche lei, come Sabina, partecipa ai mercoledì psicoanalitici in casa Freud. Si presenta come una donna dotata di una straordinaria acutezza. Purtroppo le fonti riguardanti questa maestosa personalità russa sono carenti. L’autrice del libro, Isabelle Mons, sottolinea la scarsa abilità russa nel valorizzare le proprie individualità. Nonostante questo, Tatiana riesce a vivere tra le righe del piacevole libro Donne dell’anima.
Emma Eckstein [Vienna, 28 gennaio 1865 – Vienna, 30 luglio 1924]
L’incontro di Emma con la psicoanalisi è definito dalla Mons “grottesco”.
Paziente di Freud, affetta da dolori addominali e dismenorrea, viene operata al naso all’età di 27 anni. Esatto, hai capito bene, al naso! All’epoca si pensava che ci fosse una connessione tra organi genitali e naso (Wihlelm Fliess). L’operazione è tragica, tuttavia Emma si salva, anche se sfigurata.
Nel 1897 Emma Ekstein diventa la prima donna psicoanalista. [101] Percorre le prime strade psicoanalitiche insieme a Freud, da paziente e da analista. Tuttavia muore sola il 30 luglio del 1924, abbandonata e dimenticata dal movimento.
Margarethe Hilferding-Hönigsberg [1871-1942]
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L’amore materno non è innato [Margarethe Hilferding-Hönigsberg]
Purtroppo fu anche lei vittima della follia nazista che ha investito l’Europa in quegli anni. Isabelle Mons ci descrive la vicenda come se stessimo vivendo un film, un racconto immersivo scorre tra le pagine del libro.
Nel convoglio che la porta alla morte, sono presenti con lei le sorelle di Freud e Isidor Sadger, uno dei primi psicoanalisti che votò contro la sua ammissione al circolo psicoanalitico.
È tra le prime donne a contendersi il titolo da medico nel 1903. Non è una paziente di Freud, tuttavia entra a far parte del Circolo Psicoanalitico (non all’unanimità) e interviene con un lavoro intenso e rivoluzionario Le basi dell’amore materno: non si nasce madri, ma lo si diventa. Freud si congratula con lei. Inoltre, afferma che il bambino è l’oggetto sessuale naturale della madre.
Le idee che sostiene sono estremamente contemporanee. Purtroppo, come direbbe Nietzsche, è nata postuma, e le sue idee vengono accolte minacciosamente dalla società dell’epoca.
Emma Jung [nata Rauschenbach 30 March 1882 – 27 November 1955]
Sembra sia stata un’accompagnatrice silenziosa, l’eterna moglie di Jung, del suo Pigmalione [Isabelle Mons]. Una vita da moglie che cerca di “capire” le passioni poligame del marito. Porta silenziosamente il dolore con lei.
Si lamenta del suo ruolo da “subalterna”, da invisibile. Nonostante si occupi intensamente di psicoanalisi, almeno nei primi anni, e dia alla luce concetti importanti nella psicologia analitica come Animus e Anima, il suo nome è difficilmente ricordato se non accostato alla figura invadente del marito.
Dopo la vicenda scandalosa con Sabina, Jung gli impone di essere la sua seconda moglie. Per trent’anni la casa di Küsnacht sarà la cornice di una vicenda incredibile [Donne dell’anima, p.125], di un mènage à trois tra Emma, Carl e Toni Wolff.
Sembra quasi che tutte le donne che passano vicino a Jung rimangano seppellite dalla sua ombra, non riuscendone ad uscire. Diversamente capita alle “freudiane”.
Emma fu una donna, moglie e madre di grande dignità e sapienza.
Anna Freud [Vienna, 3 dicembre 1895 – Londra, 9 ottobre 1982]
Isabelle Mons descrive egregiamente la biografia di Anna Freud, la figlia ricordata di Sigmund. Una bambina “non desiderata” che diventerà indispensabile con gli anni.
Nel 1928 Ferenczi la chiama “Anna-Antigone”, ovviamente con riferimento alle dinamiche del mito sacrificale.
Anna lavora come insegnante e contemporaneamente “spia” la psicoanalisi. Diventa psicoanalista facendo la necessaria “analisi didattica” con il padre stesso. Terapeutica è anche la fitta corrispondenza con Lou Andreas-Salomé, che accoglie meglio del padre i “sogni ad occhi aperti” omosessuali di Anna.
È stata storica rivale di Melanie Klein. Lavora soprattutto sui meccanismi di difesa e con la psicoanalisi infantile, aprendo diversi centri e asili.
Pur negandosi la maternità, Anna Freud è diventata la madre di tutti i bambini cui ha prodigato le sue cure. [Donne dell’anima, p.150]
Fondò nel 1941 il famoso Centro Anna Freud, l’Anna Freud Center [Hampstead War Nurseries] che ebbe anche un notevole aiuto dall’attrice americana Marilyn Monroe.
Hermine von Hug-Hellmuth [31 agosto 1871, Vienna – 9 settembre 1924. Vienna]
Una donna è trovata morta soffocata con un fazzoletto premuto sulla bocca. [Donne dell’anima, p.153]
Non è l’incipit di un romanzo noir o di un film horror, bensì la morte di Hermine, uccisa dal nipote/paziente diciottenne.
Voleva zittirla.
Le Donne dell’anima racconta la vita travagliata di questa psicoanalista di talento alle prese con un nipote sofferente (che inseguito chiederà un risarcimento alla società psicoanalitica), e la vicenda controversa del suo Diario, tra verità e menzogna.
Melanie Klein [Vienna, 30 marzo 1882 – Londra, 22 settembre 1960]
Nata Reizes, prenderà il cognome del marito Arthur Klein. Non ha un buon rapporto con la madre, ne deriva una destabilizzazione anche nel rapporto con il marito, dal quale si separerà nel 1923. La sua presenza a casa la costringe al ricovero presso il sanatorio per ben due volte. Nel 1912 inizia un’analisi con Sandor Ferenczi.
Diventerà presto psicoanalista, non medico e nemmeno diplomata. Ha una grande dote creativa che la porterà a creare una teoria psicoanalitica originale, la teoria di Melanie Klein. Inoltre scrive diversi libri di psicoanalisi, tra i quali mi sento di ricordare Invidia e Gratitudine, dove raccoglie quarant’anni di esperienza analitica con i bambini.
Si apre così il feroce dibattito con Anna Freud. Per Melanie il gioco è centrale nel rapporto con il bambino ed è la principale via d’accesso al suo inconscio. Melanie fu considerata da alcuni della cerchia psicoanalitica come un’artista piuttosto che una psicoanalista, accusandola di una sorta di debolezza teorica.
La vita di Melanie è colma di difficoltà, sofferenze e morte. Fu inoltre circondata da tanti detrattori del suo pensiero, tuttavia, come ci ricorda Isabelle Mons, il carattere si forgia nelle avversità: non è da tutti essere una donna nel bel mezzo di un secolo in rovina, che esige una rifondazione dei modelli di pensiero con cui educare gli uomini di domani. Melanie ha inventato un modo diverso di parlare a quei piccoli uomini. [p.182]
Sophie Morgenstern [1 Aprile 1875 – 13 Giungo 1940]
Una grande pioniera della psicoanalisi, soprattutto nel lavoro con i bambini attraverso strumenti terapeutici come il disegno, il gioco e la manipolazione. Lavoro da cui prenderà ispirazione Françoise Dolto.
L’autrice del libro sottolinea una grande conquista di Sophie, ovvero come il suo lavoro metta a fuoco il fatto che il trattamento di un disturbo deve avvenire in parallelo con la sua insorgenza [p.185].
Comunque la Morgenstern è una figura dimenticata che grazie a Donne dell’anima si riprende un piccolo pezzo di storia. Credeva fortemente che il bambino non era un oggetto/paziente, bensì una persona con la quale relazionarsi.
Muore conservando la sua grandezza e dignità di persona: si suicida nel momento in cui i nazisti entrano a Parigi.
Françoise Dolto [Parigi, 6 novembre 1908 – Parigi, 25 agosto 1988]
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Credere nella possibile esistenza dell’inconscio è un sentimento istintivo [Françoise Dolto]
Il bambino, l’adolescente, l’adulto di domani, era in pericolo e Françoise doveva intervenire. Ascolta i bambini, li ascolta veramente per dare voce alle loro sofferenze cogliendo l’impercettibile linguaggio universale. In fondo il linguaggio è un simbolo, le parole non sono fondamentali.
Nelle sue ricerche elabora la teoria dell’immagine inconscia del corpo.
Il suo pensiero è unico e innovativo all’interno della psicoanalisi francese. Apprezza l’anticonformismo di Lacan e gli si avvicina, fondando insieme a lui la Società francese di psicoanalisi.
La biografia di Françoise Dolto è scritta animatamente da Isabelle Mons. Françoise Dolto è stata una delle figure più importanti della psicoanalisi francese: La psicoanalisi – scrive Dolto – non deve spiegare tutto, ma aiutare coloro che si trovano bloccati nella reiterazione dei loro desideri repressi. Aiutarli a uscire dal solco del disco della loro vita, che si sta avvitando su se stessa. [Donne dell’anima, p.199].
Un bellissimo libro di Françoise Dolto è I vangeli alla luce della psicoanalisi, nel quale mette in risalto le enantiodromie e le differenze tra l’educazione cristiana e gli insegnamenti dei vangeli.
Eugénie Sokolnicka [14 giugno 1884, Varsavia – 19 maggio 1934, Parigi].
In analisi con Sándor Ferenczi parla del suo tentativo di suicidio, da piccola, gettandosi nell’acqua bollente. Isabelle Mons la paragona ad una eroina della tragedia greca, una donna incapace di essere felice. Poco prima dell’inaugurazione dell’istituto di psicoanalisi di Parigi, il 19 maggio del 1934, si toglie la vita con il gas che invade l’appartamento.
Vive delle dolorose separazioni da Freud, suo analista, (che la giudicava come una “persona orribile”), da Ferenczi, e dall’amore inconfessato della sua vita Otto Rank. Fu allieva anche di Jung.
Ma secondo Isabelle Mons i bambini non mentono, ed Eugénie contribuisce alla fondazione della psicoanalisi infantile con un pensiero innovativo e unico.
Marie Bonaparte [Saint-Cloud, 2 luglio 1882 – Gassin, 21 settembre 1962]
L’analisi è la cosa più sconvolgente che abbia mai fatto [Marie Bonaparte]
Pronipote di Napoleone Bonaparte, principessa di Grecia e Danimarca, paziente di Freud, diventerà la capofila della psicoanalisi freudiana francese.
Affamata di sapere, organizza a casa sua cenacoli culturali, e in questa occasione incontra diverse personalità e pensatori di quel secolo, come ad esempio Gustave le Bon e Otto Rank. A quarantatré anni decide di apprendere la tecnica psicoanalitica e si reca a Vienna, da un Freud ormai malato di cancro alla mascella, con il quale stringerà una forte relazione di amicizia e affetto. Durante i lunghi incontri con Freud scriverà un diario analitico. Il tema centrale dell’analisi con il padre viennese è la sua frigidità.
Diventerà una figura centrale della psicoanalisi, cercando di legare il circolo psicoanalitico francese a quello viennese. Tradurrà alcuni testi di Freud e sarà molto attiva in ambito “politico”. Freud la considera un’ambasciatrice del sapere.
Stupendo, della principessa Marie Bonaparte, è lo studio psicoanalitico su Edgar Allan Poe.
Helene Deutsch [Przemyśl, 9 ottobre 1884 – Cambridge, 29 marzo 1982]
Concludo la recensione del libro Donne dell’anima di Isabelle Mons con il profilo psicoanalitico di Helene Deutsch, una grande pioniera della psicoanalisi. È una studentessa brillante ma non molto portata per la chirurgia (a cui si dedicherà senza successo). Ancora non sa che solo la psiche sarà sottoposta allo scalpello della sua interpretazione: incisiva, nuova, scomoda. [p.239]
Helene è una donna viva e vincente: lotta, sgomita e si merita un posto d’onore nell’olimpo della psicoanalisi. Si avvicina a Freud nel 1916 per allacciare una profonda collaborazione.
Fu una sensibile esploratrice dell’universo femminile in toto, dell’identità e dello sviluppo sessuale della donna.
Conclusioni
Freud diceva che per essere bravi psicoanalisti bisogna conoscere la storia della psicoanalisi. Se lo ha detto il padre della psicoanalisi, io ci credo.
Il libro Donne dell’anima ci permette di conoscere la parte femminile della psicoanalisi, una parte ancora poco studiata.
Per questo motivo concludo questo articolo con l’incipit del libro di Isabelle Mons affinché sia un invito ad addentrarti, come ho fatto io, nell’aspetto femminile della psicoanalisi. Un punto di partenza per scoprire parte della storia psicoanalitica.
Questo libro nasce da una constatazione, agli occhi del pubblico la psicoanalisi è ancora qualcosa che riguarda solo gli uomini. Le controversie che a suo tempo hanno coinvolto, e tuttora coinvolgono, la figura di Sigmund Freud mettono parimenti a rischio l’avventura dei suoi discepoli, per quanto investiti di un progetto nobile e ambizioso: dare inizio alla comprensione della psiche umana. Ma anche le donne hanno fatto la psicoanalisi. Ripercorrere la loro storia apre la porta su un altro universo. [Donne dell’anima, p.9]
Ora, arrivato a questo punto non ti resta che leggere Donne dell’anima di Isabelle Mons!
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marie louise von franz??
Ciao Irene, la Von Franz viene temporalmente “dopo” queste donne. Loro sono alcune delle pioniere della psicoanalisi che Isabelle Mons ha deciso di trattare nel suo libro.