Non ho tempo!
L’uomo moderno crede di perdere qualcosa – il tempo – quando non fa le cose in fretta; eppure non sa che cosa fare del tempo che guadagna, tranne che ammazzarlo (Erich Fromm)
“Non ho tempo!” questa è la frase che fa da colonna sonora alla maggior parte delle nostre conversazioni. Viviamo di fretta, in una continua corsa contro il tempo.
È molto evidente che la nostra vita, le nostre soddisfazioni, le nostre sconfitte sembrano dipendere dal nostro rapporto con il tempo. Questa percezione spesso ci porta ad un’insoddisfazione di fondo: percepire, o ancor più, essere convinti di non avere tempo per portare a termine un impegno, non avere tempo per se e per gli altri ci induce in un’accelerazione. Bisogna velocizzare ogni attività al fine di risparmiare tempo. Bisogna cercare gli strumenti più veloci. Bisogna accelerare all’infinito. E così ci ritroviamo in una condizione tremendamente stressante. Tanto alla fine ci diciamo sempre: non ho tempo!
Se la soluzione di accelerare non risolve il problema tempo, potremmo ipotizzare che forse la soluzione è quella di rallentare?!
Il tempo trafitto
Nell’Apocalisse l’angelo giura che il tempo non esisterà più. È molto giusto, preciso, esatto. Quando tutto l’uomo raggiungerà la felicità, il tempo non esisterà più, perché non ce ne sarà più bisogno. È un’idea giustissima. Dove lo nasconderanno? Non lo nasconderanno in nessun posto. Il tempo non è un oggetto, è un’idea. Si spegnerà nella mente (Fëdor Dostoevskij)
Renè Magritte ha lanciato questo monito nella sua opera “Il tempo trafitto” (1938).
Osserviamo una locomotiva squarciare un camino sul quale poggia un orologio e restare così, ferma a mezz’aria ma in bilico tra l’entrare e l’uscire.
Il pittore belga ci insegna che i cambiamenti del tempo non sono i nostri cambiamenti. Magritte si serve di strumenti moderni come la locomotiva o l’orologio per porre l’accento sulla velocità della modernità che viaggia su un binario opposto alla velocità della nostra anima. Questo quadro surrealista ci ricorda i rapsodi Greci che utilizzavano i miti o una storia per collegare le loro idee astratte, pur di non usare il concetto di tempo. Nella mitologia greca le ore vengono rappresentate come delle dee che donano agli uomini la primavera, favorendo la crescita del grano e dell’uva. In Magritte la locomotiva per poter proseguire il suo viaggio ha bisogno di squarciare il tempo e le ore in esso contenute.
In quest’opera il tempo è trafitto ma oggi, più che mai, viviamo in una società che è stata, essa stessa, trafitta dal tempo. Nella favola di Peter Pan l’ambivalenza del tempo è talmente presente da essere dogmatica. Se Peter Pan intende entrare in una dimensione in cui il tempo è del tutto assente, Capitan Uncino fa dello scorrere del tempo l’ancora della sua realtà. Il ticchettio di un orologio gli segnala l’avvicinarsi del coccodrillo. Gli orologi che segnano il passare dei secondi sono l’obiettivo che conduce alla sconfitta dell’eterno bambino Peter Pan. Capitan Uncino non potrà mai vincere perché combatte in un terreno atemporale. D’altro canto, Magritte dichiara guerra all’ambivalenza tempo-velocità. I suoi orologi sono trafitti. Permane il dubbio dello spettatore: chi ha schioccato la freccia? La velocità stessa? Un passeggero della locomotiva? Il pittore stesso? Ad ognuno la sua risposta preferita.
Il paradosso del tempo
Nella modalità dell’avere, il tempo diviene il nostro dominatore. Nella modalità dell’essere, il tempo è detronizzato, cessa di essere l’idolo che governa la nostra vita. Nella società industriale, il tempo domina sovrano. (Erich Fromm)
Il tempo oltre ad essere un aspetto centrale della nostra vita sembra assumere i contorni di un paradosso.
Ci capita, infatti, che lo scorrere del tempo non sia sufficiente ala nostra vita ma paradossalmente ci sono situazioni in cui questo tempo ci sembra lunghissimo: ogni minuto esattamente identico al successivo. Questo accade perché la nostra interiorità non è in linea con il nostro orologio.
Chronos è estraneo alla nostra anima. Non abbiamo bisogno di un tempo quantitativo; la nostra interiorità rifiuta la cronologia. La nostra anima è intuitiva, atemporale, non ha sempre bisogno di lancette che scandiscano la durata di ogni singolo istante.
È nei momenti in cui perdiamo totalmente la nozione di tempo che riusciamo ad assaporare ogni singolo istante vivendolo a pieno. È senza tempo che proviamo i sentimenti profondi, che facciamo le esperienze essenziali del nostro essere.
Avete mai guardato l’orologio durante un bacio? Sicuramente, però, siamo con l’orologio al polso nei restanti momenti che sembrano coinvolgere più l’esterno che noi stessi. Un bacio non ha bisogno di tempo. Esso stesso è senza tempo. È un’emozione, un attimo da vivere e non da cronometrare. Sarebbe bello vivere ogni singola attività in questo modo. Alla fine utopicamente ci ritroveremmo consapevoli di noi stessi, delle nostre azioni e con tanto tempo. Saremmo uniti a Kairos, al tempo cairologico, ad un tempo fatto di qualità. Non a caso nell’antica Grecia il kairos era il “momento supremo”, che ci aiuterebbe a riconoscere l’importanza e il valore del momento presente senza sequenzialità. Non a caso i grandi filosofi hanno sostenuto che il tempo non esiste, esistono soltanto concetti e idee temporali. Siamo noi a crearci il tempo e ad autosomministrarcelo come se fosse un farmaco vitale.
Conclusioni
Magritte coglie una rottura atemporale tra scorrere del tempo e scorrere dell’esperienza. La velocità ha rivoluzionato l’evoluzione umana, del pensiero sociale e dei ritmi di vita. Tuttavia, il ritmo dell’esperienza individuale appartiene a dimensioni non circoscrivibili nel giro di orologi.
Friedrich Schiller sosteneva che il tempo è l’angelo dell’uomo. Aveva una visione del tempo come un messaggero capace di portare notizie importanti mettendoci in contatto con il vero essere. I demoni possono essere entità benevoli e maligne. Appartengono alla sfera dell’impercettibile. L’artefice del ruolo dell’invisibile è ciascuno di noi. Tocca a noi decidere di fare del tempo un angelo messaggero o un feroce tiranno…
Bisogna imparare a rendere l’esperienza più importante della sua temporalità. Il tempo, aiutante e contemporaneamente esecutore, deve trasformarsi da metronomo di uno spartito a cornice di un quadro impressionista. Trafiggere gli orologi è un gesto di guerra alla condanna del tempo che passa senza il nostro assenso. Dovremmo divenire esseri capaci di dedicare tempo al nostro tempo rendendolo fedele compagno più che acerrimo nemico.
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