La violenza tra uomo e donna
Alla base della relazione tra uomo e donna c’è violenza. Guggenbühl-Craig la chiama violenza erotica.
Se questa affermazione ti turba, fermati qui e non proseguire la lettura di questo articolo. Invece, se la trovi interessante, prosegui.
Nel corso di questi anni mi sono soffermato due volte ad analizzare il tema della violenza sul femminile. È un argomento delicato e attuale.
La prima volta scrissi un articolo intitolato “Nastagio degli onesti” (per la rivista del Centro Studi Psicologia e Letteratura Aldo Carotenuto), prendendo spunto dall’omonima novella del Boccaccio; la seconda volta elaborai un intervento per il convegno “S-velatamente femminile” presso l’Ex Aurum di Pescara.
Ora grazie a questo articolo riesco a ricomporre i pezzi che ho seminato nel tempo.
Prima di cominciare ecco un piccolo regalo per te. Cliccando qui sotto potrai scaricare gratuitamente il mio articolo sul femminicidio: “Nastagio degli Onesti“. 👇
Violenza sul femminile
La violenza è un archetipo e, come ogni energia primordiale, ha un ciclo vitale che si declina in un nietzschiano eterno ritorno.
La violenza etimologicamente è la forza, la vis, la potenza. La violenza intesa come manifestazione della vis, ovvero della virilità, è prerogativa del modello maschile.
Tuttavia, come vedremo, esiste anche una vis femminile.
L’estremo contesto della violenza maschile sulle donne è il femminicidio.
In media muoiono 66.000 donne l’anno nel mondo a causa dei diversi atti di violenza: l’uxoricidio, il femmicidio, il femminicidio, il genericidio (o aborto selettivo) e il ginocidio.
Luigi Zoja descrive nel dettaglio la violenza del branco maschile ai danni del femminile in Centauri 👇
La violenza genera violenza perché l’energia archetipica di cui è portatrice non si crea e non si distrugge, ma continua a perpetrarsi come in un’orrida staffetta.
Devo rifarmi di nuovo al cristianesimo, affema Adolf Guggenbühl-Craig nel libro 📒 Il bene del male, “Chi di spada ferisce, di spada perisce (Matteo 26,52)”. L’uso della violenza genera un escalation individuale e collettiva.
In particolare la violenza sul femminile è generata da una violenza e ne genera altra.
In che modo?
Proseguiamo con ordine per rispondere a questa domanda.
Cos’è il femminile?
Il femminile è un archetipo, una forza che agisce sia nell’uomo che nel mondo. Ormai sappiamo molto bene che maschi e donne hanno sia una parte femminile che maschile.
Nessun uomo è tanto virile da non avere in sé nulla di femminile (C.G. Jung)
Il femminile è una parte dell’essere umano che ha determinate caratteristiche. Non esiste un’eterosessualità che sia clinicamente “normale”.
Nel corso della storia il femminile ha vissuto tantissime difficoltà e ha rischiato più volte di essere distrutto dalle inflazioni violente del maschile.
Se prendiamo in analisi i miti di creazione della nostra civiltà, ci possiamo rendere conto di come la cultura maschilista e patriarcale abbia influito sul nostro modo di vivere il rapporto uomo-donna.
In principio era Adamo; Eva nacque da una costola di Adamo. Eva è una parte di Adamo. Il femminile è creato dal maschile. Inoltre Eva sarà la portatrice del peccato originale e del demonio. Durante il medioevo i frati domenicani Sprenger e Kramer scrissero il Malleus Maleficarum (Il martello delle streghe) il cui intento era di annientare l’eresia e il paganesimo che era insito nelle donne. Questo testo è un vero e proprio manuale di misoginia antica. E tutti sappiamo cosa accadde in quegli anni durante la caccia alle streghe.
Il movimento femminista
Con il passare degli anni il femminile ha trovato la strada verso una piena autonomia grazie al movimento femminista. Ringrazio ogni giorno il femminismo per aver lottato e aver restituito alle donne diritti e dignità.
Nel 1792 Mary Wollstonecraft scrive la “Rivendicazione dei diritti della donna” e afferma: è ora di effettuare una rivoluzione nei modi di vivere delle donne – è ora di restituir loro la dignità perduta.
Il femminismo è la forza del femminile.
La femmina si trasforma in donna, in signora. A livello psicologico la “femmina” violentata (fisicamente e psichicamente) per sopravvivere deve diventare “donna”, che nel senso etimologico è “signora“, “domina“, colei che ha forza (vis) e potere.
Alcuni condannano il femminismo, perché nel corso del tempo ha trasformato la donna in uomo. Tuttavia questa analisi non è onesta perché anche il femminile ha una sua violenza (vis), benché diversa da quella maschile.
Il volto virile del femminismo è un risvolto “naturale” dell‘archetipo violenza.
Il femminismo ha preso la violenza del maschile e l’ha trasformata in una sua energia. L’archetipo non si distrugge ma si trasforma.
In questo modo la violenza maschile “penetra” il femminile trasformandosi in violenza femminile.
La parte violenta del femminismo individua il maschio come la strega dell’epoca moderna: stupratore e criminale. Il maschio è il nemico da condannare e sconfiggere.
La violenza della donna
Solitamente si dice che esiste una violenza fisica che è tipica del maschile e una violenza psicologica che invece è tipica del femminile. Sono d’accordo in questo, tuttavia esiste un altro tipo di violenza femminile, ugualmente fisica che chiamo: violenza della donna.
La psicoanalista Helene Deutsch è molto diretta nel suo trattato in due volumi 📒 “Psicologia della donna“: lei considera qualsiasi atto sessuale come uno stupro dell’uomo sulla donna.
Usa questo termine svestendolo dall’accezione morale che ha assunto ai giorni nostri.
Per la Deutsch, lo stupro è un atto aggressivo e violento del membro maschile che penetra l’organo sessuale femminile, il quale deve “arrendersi” ad esso.
Una volta arresa a questa potenza, la vagina può esercitare la sua forza trattenendo, stringendo e all’estremo castrando.
L’immagine negativa popolare della forza violenta della donna è la vagina che divora. Tuttavia prima di essere divoratrice, la vagina deve aver subito a sua volta una penetrazione, uno stupro maschile. Senza lo stupro maschile non può trattenere, stringere e castrare, perché non ci sarebbe nulla per farlo.
Ma questo movimento violento ciclico del penetrare e del trattenere è un movimento erotico.
È in questo momento che possiamo percepire la dinamica della violenza che genera violenza.
La vis si trasmette dall’uomo alla donna, che necessitano l’uno dell’altra per essere violenti ed erotici. L’uomo ha bisogno di un “contenitore” per la sua violenza, la donna ha bisogno di un “oggetto”.
L’atto sessuale è erotico e violento al tempo stesso, ecco perché le fantasie erotiche hanno la strada spianata verso la violenza: dai gesti più piccoli come un morso, alle pratiche più complesse che la grande massa ha imparato a conoscere grazie a romanzi e film.
Conclusioni. La violenza erotica
La violenza è qualcosa di profondo e complesso, e sta alla base della relazione uomo-donna.
Come è possibile?
Per fortuna a questo punto arriva in soccorso Adolf Guggenbühl-Craig che differenzia tra violenza erotica e violenza distruttiva. Se la violenza è usata con eros, allora può essere impiegata in modo molto utile. Mentre se la violenza diventa distruttiva assistiamo alla degenerazione della relazione uomo-donna.
Dunque abbiamo osservato che il rapporto sessuale tra uomo e donna è costellato dalla violenza, ma è appunto una relazione erotica e l’eros porta con sé violenza.
Eros è una forza violenta che possiede. In mitologia è rappresentato con arco e frecce. Il dio greco deve ferire e colpire per essere efficace.
Ancora Eros m’ha colpito:
con un gran maglio, come un fabbro [Anacreonte 19. Traduzione di Marina Cavalli, in Lirici greci, p. 335]
L’arco di Eros è duplice, così come la violenza secondo Guggenbühl-Craig. Le frecce erotiche possono essere costruttive e portare amore, ma allo stesso tempo possono distruggere l’anima dell’uomo.
In una coppia la violenza è un bisogno per vivere pienamente l’eros. Più la neghiamo, più emergerà con forza ed irruenza.
Prevenire la violenza è impossibile perché è alla base di ogni relazione.
Tuttavia è possibile imparare a riconoscere il nucleo violento dentro di noi al fine di usarlo eroticamente.
P.S. Se ti interessa l’argomento Eros, CLICCA QUI per leggere altri articoli.
Dopo aver letto questo articolo molto corposo e pieno di contenuti, mi sono chiesta cosa posso imparare da tutto ciò. Prima di rispondere ho fatto un volo pindarico con la mia fantasia che mi ha portato verso un libro che ho letto “la rabbia delle donne” dove ho visto un certo parallelismo tra la rabbia distruttiva e la violenza distruttiva. Però come il quel libro ho appreso che dietro la rabbia c’è un dolore una ferita profonda, che solo riconoscendola si può trasformare in energia vitale. Ad esempio si può partire, dalla struttura fisica della donna, il corpo che accoglie che riceve(utero-bambino) per poi farne una forza creatrice attraverso il parto. La rabbia da forza distruttrice viene sublimata in un atto creativo, la potenza di mettere al mondo un figlio, si sperimenta e si esprime in delle emozioni sublimi difficili da immaginare cmq è il frutto di un gesto d’amore molto rappresentativo. Quindi mi piace immaginare, riferendoli all’articolo di cui sopra che l’incontro tra il femminile e il maschile, (violenza erotica, come riporta l’autore) si esprima come tensione positiva che porta verso la vita e il bene e la creazione. Il messaggio che ricevo è costruttivo! Si tratta di cogliere il valore di ogni incontro e ciò ti avvicina sempre di più alla tua anima donandoti Luce! mi piace concludere con questo termine:” Luce, Luce, Luce”.
Bellissimo Articolo che scava nella profondita’della relazione uomo-donna riallacciandosi al mito.
L’immagine di Eros che colpisce attraverso le frecce mi fa riflettere….
Non sara’perche’ la vis femminile e maschile non e’ abbastanza conosciuta dai due generi che, invece di integrarla in se’, cercano di sottrarla con violenza all’altro?….
E ancora la Conoscenza e la presa di coscienza potra’ portare all’integrazione di questa forza vitale diversa nei due generi per trasformare in futuro l’Archetipo?….
Molto interessante Maria la riflessione sull’integrazione. Probabilmente ormai anche l’integrazione è diventata una dinamica obsoleta per la Psiche. Forse bisogna cambiare ancora per sorprenderla. L’Anima ama essere sorpresa. Quando penso all’integrazione e all’uso che se ne fa in psicologia, mi viene in mente, seguendo una metafora alimentare, che considerano l’uomo una sorta di minestra in cui gli ingredienti vanno tutti miscelati. Ma l’uomo non è una minestra, a volte può essere una semplice mela.
Grazie e a presto.
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