Nevrosi: oggi psicologizziamo senza limiti

L’esigenza è dettata da un latente fanatismo archetipico che mi porta a trovare l’anima ovunque. Non è panpsichismo spinoziano né animismo retrò ma un’esigenza revisionista della psicologia.

Questo interrogarsi psicologico, questa reflexio che rivolge le idee su se stesse per poter vedere in trasparenza fino a scorgere la loro portata per l’anima, fa anima (J. Hillman, Re-visione della psicologia, Adelphi, Milano, 2000, p.224).

Per questo prendiamo il toro per le corna e andiamo al dunque. La nevrosi, l’animaccia della nevrosi. Parola chiave della psicopatologia e della psicoanalisi. O sei nevrotico o sei psicotico. Se sei switch sei borderline.

Su cosa si fonda la nevrosi?

Su di un sacco di cose, ma è stranoto ed ovvio che la nevrosi sia immancabilmente associata alla rimozione. Da cui il nostro accattivante titolo di cartesiana nostalgia. Rimuovo dunque sono nevrotico. C’è un fondamento esistenziale che spinge a rimuovere e che definisce anche il paradigma della nostra attuale organizzazione psichica. Cartesio, a furia di dubitare ha iniziato a rendersi conto che pensava. Noi, a furia di rimuovere, produciamo sintomi ed i sintomi mettono in dubbio la nostra identità. Mica siamo tutti Cartesio…ci dobbiamo arrangiare come meglio possiamo.

Ma cosa è la rimozione? Perché è così importante per capire la nevrosi?

La domanda non è rivolta a te snob sapientone che ha in mano il trattato di Fenichel. Continua a leggerlo e smetti di vedere questo banale post. Non perderò certo tempo a dirti che la rimozione è un meccanismo di difesa volto a salvaguardare l’organizzazione della tua struttura psichica. Nè tantomento semplificherò la questione dicendo che è un meccanismo adattivo per cercare di sopportare una frustrazione, come per esempio un desiderio irrealizzabile o un’offesa al proprio narcisismo.

Già lo sai.

Non pongo neanche l’attenzione sulla rimozione quella del ricordo dimenticato che emerge dopo un’ardua lotta con l’analista in esplosione abreattiva con finale tipo Will Hunting (1997, regia di Gus Van Sant). Quella è rara e generalmente la vedi nei film. Escludiamo poi la rimozione da trauma vero, il dpts. In genere passa da sola dopo sei mesi.

Parlerò invece della sottile e subdola rimozione che di frequente senti non solo nelle parole dei pazienti ma anche degli amici che ti stanno a sfruttare impropriamente per ore, almeno però ti offrono tre pinte, oltre è delirio quindi psicosi (Cfr. J. Bas, Trattato sui postumi della sbornia, Castelvecchi Ed.).

È tutto racchiuso in una piccola e semplice frase: -Mah, vedi, non lo so!

Ma come?!? Prima passi mezz’ora a spiegarmi per filo e per segno la sofferta questione che con il tipo bravo che ti capisce non funziona ma poi con l’altro Vita Spericolata ti prende meglio però poi ti abbandona e tu stai male. Dopo, quando ti chiedo: «Allora pensi che il problema possa essere ricondotto alla tua insicurezza di scegliere», tu cosa fai? Rispondi: «Non lo so. Non so che dire. Dimmi tu cosa pensare».

E sono dieci mesi che ne parli. È una cosa che hai davanti gli occhi ma proprio non la vuoi vedere, la schifi al punto da ignorarla che non puoi altro che girare gli occhi simili alla calamita che gira immancabilmente se messa di fronte al polo a lei uguale. Eviti, evita, sì Dott.ssa Ainsworth, la paziente evita, è proprio una situazione strana.

Ho rimosso. Altra frase di gergo comune. Tipo il lapis freudiano.

Come a dire: «Ho dimenticato». Ma poi non ti accorgi che nella parola era implicito: «Ho dimenticato perché di quello che mi hai detto non me ne frega niente». Ma non ti accorgi della scortesia e pensi che sei stato anche elegante. Il lapis appunto. Una sassata in testa col lapis forse ti potrebbe stimolare un’amnesia vera, altro che un’immagine evitata. Aspetta! Hai detto immagine! E quindi? Il coefficiente archetipico è basso. Cioè? Più la dici prima, immagine, entro i 200 caratteri, più sei archetipico. Infatti sentivo che c’era qualcosa di strano. Va bene mi rimetto in linea. La verità è…la verità è…indoviniamo un po’?

La nevrosi è un’immagine!

Ma come mai non ci avevo pensato prima. Evidentemente non ci volevo pensare, mi dava fastidio questo manierismo hillmaniano che prima o poi ci mette un dio, anch’io rimuovo. A proposito, qual è il dio della nevrosi?

Non lo ricordo.

Ahahahah, questo è il motto di spirito, troppo evoluto, non va bene per ora. È una dea innanzitutto. Ora però non pensate che è una questione legata all’isteria che poi le femmine si arrabbiano. Io non sono convinto tanto che sia una dea però Hillman cerca di dare una spiegazione alla nevrosi partendo dall’angoscia come sintomo e poi arriva a parlare dell’inevitabile obbligo a dover obbedire alla necessità. Per cui Ananke, pseudodivinità riesumata da Hillman che però è molto chiara nel rendere patologico il bisogno di determinismo nella psiche.

La necessità è quello per cui una cosa non può essere altrimenti; è quello senza il quale una cosa non può esistere (J., Hillman, La vana fuga dagli dei, Adelphi, Milano, 2003, p.111)

Dunque la mia nevrosi è un obbligo che devo rispettare sotto l’egida di Atena (personificazione del Super-Io?) che impone la norma come rispetto necessario della giusta regola.

Conclusioni. E la rimozione?

Facile.

Faccio finta che la regola non ci sia, oppure dico che a me non mi riguarda, o dico che è colpa degli altri. Oppure non scelgo e delego a terzi le mie responsabilità. Insomma io proprio in questo casino non ci voglio entrare. Non è tanto diverso da quando scorro il dito sullo schermo, vedo il povero disgraziato in notizia che urla giustizia, il dito inconsciamente accelera. Ma sappi, vecchio incallito nevrotico, che Atena ti guarda e t’inchioda alla tua miseria. Non ora, non preoccuparti. Più in là, magari quando sto tutto tranquillo a vedermi il film di Joker, e di punto in bianco mi sale l’ansia e devo uscire a prendere aria.

Ora tu mi dirai che è colpa del dito se scorre veloce perché condizionato dal craving mediatico. Lo so che al mondo c’è il male mica sono scemo. Su quest’ultima affermazione mi porrei seriamente in dubbio, così almeno potrei scoprire di pensare. Per l’altra sappi che ho rimosso e che il mio povero dito sta benissimo.

Quindi? Dove volevi arrivare? Che ne so, lasciami perdere, mi fa male la testa però niente accettate per favore. 

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