La ragazza con l’orecchino di perla o La ragazza col turbante
Il dipinto di Jan Vermeer è conosciuto come La ragazza con l’orecchino di perla, anche se il titolo originale è La ragazza col turbante.
La Monna Lisa olandese risale intorno al 1665/1666, ed è propriamente un Tronien, ovvero un ritratto in costume storico o esotico. È un dipinto ipnotico dove il viso della ragazza, il turbante azzurro e l’orecchino di perla sono i protagonisti che catturano l’attenzione.
Guardare La ragazza con l’orecchino di perla significa guardare un mistero. Non è un caso che è stato soprannominato La Monna Lisa olandese, proprio perché è portatore di un enigma che si nasconde tra i veli del turbante e nel riflesso dell’orecchino.
Osservare un segreto, ovvero Psiche che si nasconde, è un’impresa ardua che non può essere mai interamente portata a termine, infatti come diceva James Hillman Non è possibile dare notizia intorno a un mistero [Il suicidio e l’anima, p.266].
Proviamo, però, a spogliare qualche piega del dipinto di Vermeer con una nostra tradizionale lettura immaginale e in trasparenza.
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Sappiamo che la perla è qualcosa di prezioso, infatti siamo portati a chiamare Perla tutto ciò che consideriamo unico e importante nella vita.
La perla è creata da un corpo irritante che penetra la protezione ossea dell’ostrica senza poter essere espulso. Tutto ciò contribuisce ad accrescere il suo valore misterioso. Psicologicamente, la perla è un dolore, un trauma che si è trasformato in un gioiello raro e prezioso. La perla si autoproduce all’interno dell’ostrica, evocando qualcosa di singolare dal valore inestimabile e luminosamente nascosto nell’oscurità psichica della nostra natura carnale, una “perla” che può essere scoperta per caso, cercata o apparire misteriosamente. [A.A., Il libro dei simboli, p.784]
Questa gemma simboleggia la capacità autocurativa della Psiche di fronte ad un’invasione dolorosa, essa è il prodotto dell’incontro tra agente invasore e invaso.
La Perla nella tradizione mitologica ha un doppio valore. Il primo riguarda la sua vicinanza con la nascita di Afrodite, essa stessa perla. In epoca vittoriana, infatti, la perla era considerato il clitoride di Afrodite. La perla è bellezza, rarità e intimità. La sua presenza nel quadro ci permette di entrare nel mood dell’intimità e dell’eros afroditico, della trasformazione e della cura.
La perla è il prodotto della cura di Psiche, il sintomo dell’Anima che ha curato sé stessa.
Il processo di cura termina quando la Perla viene estratta dalla coriacea corazza dell’ostrica. Molte persone quando entrano in psicoterapia avvertono qualcosa dentro di loro che procura sofferenza, un peso dentro il petto o dentro la pancia che non si scioglie. Questo sintomo è la Perla di psiche che si sta creando dentro di sé. Quando sarà matura essa si trasformerà in una gemma preziosa e potrà finalmente uscire vedendo la luce. Il mio compito, da psicoterapeuta, è di accompagnare e proteggere la creazione della perla nel corso dell’analisi.
Le lacrime degli dei e il turbante
Le perle sono anche lacrime degli dei e degli essere umani. In particolare le perle bianche sono lacrime femminili, mentre le perle nere sono lacrime maschili.
È interessante vedere la co-esistenza dello sguardo sereno della donna, con le lacrime che vengono associate spesso ad un’esperienza di dolore.
Un altro elemento protagonista del quadro è il turbante azzurro indossato dalla ragazza.
L’etimologia turca, ma errata, della parola Turbante è Tulipano, per la somiglianza del fiore al copricapo orientale. L’errore si è poi trascinato nel tempo, tuttavia sappiamo che dietro ogni errore si annida l’inconscio e con esso Psiche nella sua espressione più vivida. Per questo motivo leggiamo questa storia della tradizione turca:
Un’antica leggenda persiana racconta che un giorno il giovane Shirin sia allontanò dal suo paese dove viveva un’avvenente fanciulla di nome Ferhad, che di lui era innamorata. Lei lo attese pazientemente fino a quando decise di partire alla sua ricerca avventurandosi nel deserto. Ma non riusciì a resistere a lungo alla fatica e al dolore: quando cadde a terra, pietre aguzze le ferirono le membra e fecero sgorgare gocce di sangue che si fusero con le lacrime tramutandosi in rossi tulipani. A ogni primavera questi fiori tornano regolarmente a sbocciare in ricordo di quell’infelice passione. [A.Cattabiani, Florario, pp.584/585]
Le lacrime sono il trait d’union tra il turbante/tulipano e la perla indossata dalla stupenda ragazza. Le lacrime sono un simbolo complesso, presenti nella gioia e nel dolore, che mostrano una dinamica di cambiamento, scioglimento e analisi.
Le lacrime fanno fluire un’emozione, la trasformano in acqua e sale e la mostrano al mondo e probabilmente anche a sé stessi. Senza lacrime, a volte, non sappiamo cosa stiamo provando. Le lacrime sono le pagine esplicite di ciò che proviamo e ci permettono di sciogliere quel peso che portiamo dentro, la perla in formazione.
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La ragazza con l’orecchino di perla porta con sé questo mistero: l’enigma di una donna sofferente con lo sguardo sereno. È un’enigma che proviene dal pregiudizio che abbiamo: per essere felici non bisogna soffrire.
La salute è generalmente concepita come funzionamento corretto, benessere fisico, solidità strutturale, assenza di patologie, mancanza di turbe o disabilità, e così via. Ovviamente, come ha scritto René Dubos, questa idea della salute è un miraggio, in cui non trovano spazio le realtà della vita umana, che in ogni momento include perturbazione e sofferenza. La “salute” così intesa non fa altro che alimentare il pregiudizio patologico e incoraggiare le prescrizioni regressive della psichiatria moderna: antidolorifici, tranquillanti, vacanze e svago. Ma la sofferenza fa talmente parte del destino dell’uomo, che la si può considerare più “normale” di una simile salute ideale, anzi, diciamo pure che la sofferenza è la normalità della salute. [J.Hillman, Il suicidio e l’anima, p.198]
Osservare il capolavoro di Vermeer ci fa cogliere la paradossalità della Psiche umana. Come diceva Conrad Ferdinando Meyer io non sono un libro per sapientoni, ma sono un uomo con le sue contraddizioni.
Inoltre La ragazza con l’orecchino di perla è il simbolo della riuscita, di coloro che portano con dignità le loro sofferenze esibendole come perle e turbanti. Le lacrime del dolore si sono trasformate nel bello: questo è il senso dell’analisi.
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Mi ci imbatto ora nella tua analisi. Ti seguo dallo scorso anno. Quella signorina che mi guardava insistentemente in uno studio mi infastidiva….. sono uscita da quella stanza e poco dopo mi sono accorta che mi mancava un orecchino.
So che lo ritroverò, qualcuno me lo restituirà. Le mie lacrime mi stanno purificando. Ho fede che il mio dolore e la mia ricerca mi porterà a indossare quella perla di nuovo… la dignità del dolore e il desiderio senza aspettativa…. sono difficili da perseguire. Grazie Michele. Come sempre tutto mi arriva al momento giusto.