Questa è veramente la fine del mondo




Nel destino di ogni uomo può esserci una fine del mondo fatta solo per lui. Si chiama disperazione. [Victor Hugo]

Per immergersi meglio in questa lettura immaginale metti le cuffie alle orecchie, CLICCA QUI e ascolta la canzone di Anastasio, la giovane rivelazione di X-Factor 2018.

Secondo il web, La fine del mondo è una canzone che parla di depressione. Chi già ci segue da tempo lo sa, noi de L’Anima Fa Arte non facciamo interpretazioni, ma letture immaginali: le parole dell’artista salgono sul palco di un teatro psichico e si animano. La differenza sta nel fatto che un’interpretazione traduce o amplifica, mentre una lettura immaginale da voce agli archetipi. Questa che stai leggendo è solo una delle letture immaginali possibili.

La fine del mondo è un dialogo interiore, un dialogo tra la vita e la morte, un dialogo tra quella parte di noi che vuole la fine del mondo e la parte di noi che non è pronta, il vecchio che non vuole aprire le porte al nuovo.

Il video della canzone inizia con questa parole: questa è veramente la fine del mondo…

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Aspetta! Non sono pronto alla fine del mondo

Aspetta… non sono pronto ancora
guardo ancora l’etichetta,
non so andare in bicicletta o fare i cento all’ora
Mai corso una maratona, superato ostacoli,
non ho mai visto il Napoli di Maradona

E ho le licenze scadute da un pezzo
Quella poetica da rinnovare o levare di mezzo

Abbatto la clessidra orizzontale per fermare il tempo
a patto che smettiate di soffiare per cambiare il vento

E il freddo che avanza,
l’anima sintetica, l’estetica dell’ansia
E se oggi potessi cambiare il mondo lo farei domani

Questa è veramente la fine del mondo, ma io non sono pronto. Aspetta!

La fine e la morte, metaforicamente e psicologicamente, equivalgono ad un cambiamento.

Se potessi cambiare il mondo lo farei domani… Quando esigiamo un cambiamento interiore o esteriore tendiamo a procrastinare. Ci accontentiamo di ciò che siamo stati fino a quel momento, anche se ciò che siamo stati ci ha portato al dolore.

Si chiamano resistenze quegli aspetti psicologici che ci conducono a rimanere nella nostra zona di comfort. Anche se doloranti, sappiamo ciò che lasciamo, ma non sappiamo ciò che troveremo.

Cambiare significa rinunciare al nostro vecchio mondo.

Il freddo che avanza è il mondo infero della Psiche nel suo punto più buio (come descritto da Dante Alighieri nella Divina Commedia), il luogo nel quale possiamo toccare la parte più profonda dell’anima. Questo è il luogo da raggiungere per ottenere un cambiamento; il luogo nel quale l’anima diventa sintetica, ovvero dove tutto è collegato; il luogo in cui riusciamo a percepire l’estetica dell’ansia, ovvero la bellezza del sintomo; un luogo torbido ed infero.

Al di sotto dell’acqua, del fuoco infernale, del fango c’è il nono girone dell’inferno, che è tutto di ghiaccio. Secondo Dante, è il luogo di Caino, di Giuda e di Lucifero. Anche in alcune opere gnostiche è descritta una regione di neve e di ghiaccio del mondo infero. [J. Hillman, Il sogno e il mondo infero, p.209]

Caino e Giuda sono figure del tradimento che dobbiamo mettere in atto per cambiare: tradire noi stessi è la strada. Tradire ciò che di noi è stato fino ad ora. Lucifero, invece, è il portatore di luce (etimo Lucifero).

E se potessi cambiare il mondo lo farei domani.

Non vogliamo scendere così in profondità per vedere i mostri della Psiche, è un lavoro troppo duro, ci vuole coraggio e nient’altro. Solamente tanto coraggio, meglio farlo domani.

Quando sopraggiunge l’esigenza di un cambiamento resistiamo. È un movimento naturale e salvifico della psiche, ma a volte bisogna abbattere le proprie architetture psichiche e le proprie resistenze per raggiungere “la fine del modo”.

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La fretta di decidersi

Non mi rompete il cazzo con ‘sta fretta di decidersi,
lasciatemi, non fatemi alzare dal letto
Scendetemi di dosso con ‘sta fretta di decidersi voi,
voi non fatemi alzare dal letto.

Non mi rompete il cazzo con ‘sta fretta di decidersi,
lasciatemi, non fatemi alzare dal letto
Scendetemi di dosso con ‘sta fretta di decidersi voi, voi non fatemi alzare dal letto.

Non mi alzerò mai
da questo letto sfatto e zozzo
che mi tira giù sul fondo del profondo come un pozzo
e mi ripeto ‘alzati! Almeno muoviti!’
ma ‘ste lenzuola sono come sabbie mobili
e non ho manco sonno
ma se mi alzo torno ad affrontare il mondo
e sono tempi bui, il gioco lo conosco a fondo
e sono debole, lui cambia regole a suo piacimento
e vince sempre lui, e vince sempre lui

‘Ed accidenti!’ dovrei darci dentro ancora
in contromano a fari spenti
sfioro i 120 all’ora ma il mondo mi ignora ancora
non lo vede più, non tira un filo di vento
non sento manco l’aria in faccia mentre cado giù
ma io non voglio far finta di niente
se in giro vedo solo e unicamente facce spente, io
io sogno un mondo che finisca degnamente
Che esploda, non che si spenga lentamente.

Questi versi di Anastasio raccontano la lotta tra la parte viva e la parte morta della Psiche.

Alla fine Anastasio riconosce le proprie resistenze e le proiezioni sul mondo [io non voglio far finta di niente se in giro vedo solo e unicamente facce spente] e riporta tutto dentro di sé attraverso un sogno: io sogno un mondo che finisca degnamente. Questo è il gioco delle proiezioni descritto da Carl Gustav Jung:

Se noi cambiamo, il mondo cambia [C. G. Jung, Visioni I, p.144]

La soluzione di Anastasio è l’esplosione. Meglio esplodere che spegnersi lentamente. La morte lenta fa paura a tutti. Tutti aneliamo una morte veloce, improvvisa, un tuffo nell’ignoto senza esserne consapevoli. A volte però ci capita di vivere una vita che ci spegne lentamente.

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Psicologia del Giudizio Universale e Conclusioni

Io sogno i led e i riflettori alla Cappella Sistina
Sogno un impianto con bassi pazzeschi.
Sogno una folla che salta all’unisono
fino a spaccare i marmi, fino a crepare gli affreschi
Sogno il giudizio universale sgretolarsi e cadere in coriandoli
sopra una folla danzante di vandali.
Li vedo al rallenty, miliardi di vite
Mentre guido il meteorite e sto puntando lì.

È lo sgretolarsi del giudizio universale che ci permette di passare dal nostro vecchio modo di esistere al nostro nuovo modo di esistere.

Il giudizio e il giudicare rappresentano la nostra legge interiore. La legge che struttura la nostra vita.

Quando sentenziamo un giudizio stiamo semplicemente esprimendo la nostra legge e la stiamo proiettando sul mondo che ci circonda. Esprimere giudizi ci serve per conoscerci e per orientarci nel mondo. Tuttavia, quando la legge interiore ci domina e diventa nociva per la nostra vita, bisogna sgretolarla e farla cadere in coriandoli sopra una folla danzante di vandali.

Per abbattere le architetture obsolete della Psiche dobbiamo trasformarci in vandali per noi stessi; per uscire fuori da una situazione dolorosa non dobbiamo rispettarci ma dobbiamo tradirci [come Caino o Giuda], spietati e sognanti [come Lucifero] alla guida di un meteorite, puntando dritto verso il vecchio mondo per ricostruirne uno nuovo dalle macerie giudicanti.

Questa è veramente la fine del mondo…

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P.S. Cambiare? Non sempre si può, non sempre si deve. CLICCA QUI per leggere l’articolo.

Info sull'autore

Michele Mezzanotte

Psicoterapeuta, Direttore Scientifico de L'Anima Fa Arte. Conferenziere e autore di diverse pubblicazioni.

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