Biografia di Luigi Zoja




Luigi Zoja è uno psicoanalista italiano che vive e lavora a Milano. È autore di numerosi libri che sono stati tradotti in diverse lingue nel mondo: Paranoia. La follia che fa la storia, Il gesto di Ettore. Storia, attualità e scomparsa del padre, Coltivare l’anima, Centauri. Alla radice della violenza maschile, solo per ricordarne alcuni.

Laureato in economia, ha frequentato il C.G. Jung Institute di Zurigo a stretto contatto con Adolf Guggenbühl-Craig, suo analista e amico. Ha lavorato anche a Zurigo e a New York prima di tornare e stabilirsi definitivamente a Milano. È stato presidente del CIPA [centro italiano di psicologia analitica] dal 1984 al 1993.

Ho incontrato Luigi Zoja insieme a Valentina Marroni e Teresa Di Matteo, in quello che si può definire un “luogo dell’anima”: una rotonda sul mare, e non quella di Fred Bongusto, bensì presso l’anfiteatro Rastatt a Fano.

Nel corso degli anni abbiamo avuto la fortuna di conoscerlo meglio perché ha partecipato ai convegni organizzati da L’Anima Fa Arte: Un Padre [2015] e Terrori Antichi e Moderni. Storie psicologiche di monoteismi [2016]. Inoltre ha collaborato con noi nella stesura del libro Essere un padre.

La formula dell’intervista è stata il marchio di fabbrica de L’Anima Fa Arte nei primi numeri della rivista, ovvero un’intervista per immagini. Abbiamo sostituito le parole con un’immagine alla quale l’intervistato risponde per associazione e amplificazione, in pieno stile psicoanalitico!

Non ti rubo altro tempo e ti auguro una buona lettura alla ricerca di anima!

L’intervista: coltivare l’anima




1° immagine

Venere Callipigia e Atena Parthenos

Luigi Zoja: Quando parliamo di Atena parliamo di Giustizia, quindi parliamo di etica. Credo che non ci possono essere dei criteri specifici di etica nella psicoanalisi, ma devono essere dei criteri generali di vita dell’essere umano e di ciò che lo riguarda. La psicologia analitica di Jung vive sul fatto di rispettare sempre la totalità del fenomeno psichico, inteso come riflesso del generale, quindi etica individuale ed etica collettiva non sono scindibili. In psicoanalisi considero giusto stare nel mezzo degli opposti, non separarli e mantenere equilibrio fra di essi. L’eccessiva unilateralità di un opposto porta a deviazioni psicologiche, per esempio il processo alle streghe fu dovuto dal fatto che il maschile era in un momento di unilateralità rispetto al suo opposto femminile, che diventava strega. Anche nella società di oggi ci sono episodi di unilateralità rispetto al maschile, basti pensare a nomi noti della politica italiana.
E poi c’è il discorso sulla bellezza. Sinceramente trovo difficile scindere tra bellezza ed etica. Ciò che è etico, è bello. La verità è sia bella che etica, è nudità. Il drappeggiarsi troppo è artificiale, mentre il guardare le cose come sono è sia etico che estetico. Per quanto riguarda la mia esperienza personale trovo bello sia il lavoro con il paziente, sia lo scrivere, sia il riflettere o il corrispondere con un altra persona.

2° immagine

Gustav Klimt, Tod un leben, 1915

Luigi Zoja: Questa immagine mi fa venire in mente che la mia prima pubblicazione era paradossalmente sulla morte e sulla vecchiaia. In quel periodo lavoravo in clinica e avevo avuto molti pazienti anziani. È fondamentale per la psiche percepire tutto come limitato e finito. Tendiamo a rifiutare la morte come esperienza, e viviamo con modalità di vita che respingono la naturalità dei fatti e il limite. Tutti, e a qualunque età, dovrebbero tener presente questo. Per esempio la morte non dovrebbe essere negata ai giovani, questo atteggiamento è molto italiano. Oggi i bambini non si portano a vedere il corpo del nonno o della nonna, o il medico non dice al paziente che è prossimo alla morte. L’analisi è la presa di coscienza dei limiti, quindi della morte: posso scegliere una professione ma non due, posso scegliere di amare una persona, ma non troppe. E il sonno? Hypnos nella cultura greca è il fratello di Thanatos, ovvero della morte. Il sonno è la morte quotidiana della coscienza. Tempo fa, una trentina di anni fa, sottolineavo in un mio scritto che la coscienza è emerogenesi, ovvero rinasce ogni giorno e non nasce da zero. Cosa perdiamo definitivamente ogni giorno? Sarebbe interessante domandarselo.

3° immagine

Joseph Marcellin Combette, Ettore e Astianatte, 1810

Luigi Zoja: Ci sono poche immagini di Enea con il padre sulle spalle, così come sono poche le immagini che rappresentano un figlio che porta in spalla il padre. In questa immagine Ettore, il padre, solleva in braccio Astianatte, il figlio. Mi ha sempre colpito molto questa storia e mi ha sempre commosso. Mi identificavo con l’aspetto romantico ed eroico. Penso che la paternità sia un gesto archetipico diverso dalla maternità. La paternità è un’adozione più di quanto lo sia la maternità. Nella paternità ci deve essere una scelta consapevole, mentre il materno è meno consapevole. L’archetipico nel paterno è il legame che si crea successivamente. Nel materno l’archetipico è precedente al legame che si instaura durante la vita tra madre e figlio.
La paternità è una faccenda combattuta e complessa nella psiche dell’uomo. Ciò che mi commuove nel paterno è che il rapporto, pur essendo generato da eventi esteriori, è un legame fortissimo.

4° immagine

La Colonne Brisée (1944), Frida Kahlo

Luigi Zoja: Mi colpisce che un paese ai vertici del maschilismo come il Messico produca una donna di tale rilevanza. In Messico un’esclamazione frequente è ohi que padre, ovvero oh che straordinario, identificando il padre con lo straordinario. Un altro unilateralismo, oltre al maschile, potrebbe essere quello del femminile. Oggi il movimento femminista è estremamente moderato. Mi ricordo che una femminista americana disse: “ecco siamo diventati il maschio che noi criticavamo”, una sorta di maschio pre-paterno aggiungerei. Forse l’errore del femminismo è di essere stato molto astratto ed ideologico. Lo sgretolamento del paterno avviene comunque da molto prima del femminismo. È un nodo molto complesso.

Michele Mezzanotte: Questa immagine parla anche di una femminilità ferita. Che ne pensa?

Luigi Zoja: Per esempio, una femminilità è ferita quando si cerca di mettere al mondo un bambino senza un padre. Nella società cattolica è stato depotenziato il padre. In altre culture il padre è anche un ministro del culto, nel cattolicesimo questo si è perso, il padre è il prete, non un Padre.

5° immagine

Jean Boulogne, Ercole e il centauro Nesso

Luigi Zoja: Un centauro è una bipolarità non ben sintetizzata tra il maschile pre-paterno e il maschio umano. C’è un maschio combattivo e competitivo, il maschio alfa, che controlla tutto senza sufficienti aspetti provvidenti paterni. Il centauro si rappresenta attraverso la violenza umana. Viviamo in un mondo di competizione immediata nel quale c’è un’ondata di economia che ci costringe ad essere sempre più competitivi e perdiamo lo sguardo paterno a lungo termine, lo sguardo che guarda al futuro. Come ho accennato prima, anche le donne hanno assunto questo aspetto maschile di competizione violenta. L’arte e la cultura richiedono tempo e oggi abbiamo in mano una simil-arte e una simil-cultura, non abbiamo tempo di fare nulla. Anche la sessualità è diventata vittima di un mondo velocizzato e violento: non abbiamo tempo per il sesso e per l’amore.

Michele Mezzanotte: La violenza è presente nell’analisi?

Luigi Zoja: Nel temenos analitico non dovrebbe esserci violenza. Non riesco a immaginare una violenza terapeutica.

6° immagine

Salvador Dalì, Paranoia, 1944

Luigi Zoja: Dalì è uno dei pittori più mediatici ovvero in contatto con i media. Parliamo della paranoia. I mutamenti della tecnologia sono tali che in un decennio vediamo tantissimi cambiamenti e siamo impreparati a questo. La paranoia è un tipo di disturbo mentale attuale e collettivo, grazie anche all’avvento dei mass-media nella nostra vita. Un mass media è un mezzo di comunicazione di massa, quindi deve essere semplice. Nella sua semplicità si trova la sua pericolosità. Per esempio ci induce l’esperienza semplificata del capro espiatorio, così non percepiamo più la nostra ombra e finisce che tutto ciò che riteniamo sbagliato lo proiettiamo all’esterno, verso un capro espiatorio: i politici corrotti, gli immigrati violenti, gli ebrei e così via. I mali della società sono da attribuire ad altri e non a noi. Purtroppo il mezzo di comunicazione di cattiva qualità prevale su quello di buona qualità. Anche i quotidiani si sono “televisionizzati”, andando verso la cattiva qualità e quindi non c’è rimasto quasi niente. Non è un fenomeno solo italiano, ma mondiale

Michele Mezzanotte: La paranoia può essere anche costruttiva come quella di Dalì?

Luigi Zoja: Sono un po’ influenzato dal fatto che Dalì non mi piace, tuttavia sì, la paranoia può essere costruttiva

7° immagine

C.G.Jung Institute, Zurigo

Luigi Zoja: Ricordo che la mia vocazione di psicologo si è manifestata attraverso un sentimento di allontanamento da Milano, così mi sono diretto a Zurigo. Quello nella foto è il nuovo istituto, io ho frequentato altri locali. Ricordo che era un luogo molto eterogeneo, dove c’erano studenti e docenti da tutte le parti del mondo. Inoltre i docenti, all’epoca, erano molto vicini all’esperienza diretta con Jung.

8° immagine

James Hillman

Luigi Zoja: Ho conosciuto Jim intorno agli anni ’70, grazie alla mediazione di un mio analista e amico: Adolf Guggenbühl-Craig. Stavo scrivendo un’antologia. James è stato presente anche al mio compleanno dei 60 anni. Amava l’Italia. Ricordo che fece un “salto” con l’articolo Lo specchio e la finestra, così decise di smettere di avere pazienti e fare psicoterapia delle idee. Era una persona piuttosto riservata; era molto “vero” anche a livello intellettuale. Il mondo commerciale ed economico lo inglobò, forse anche ingiustamente, rispetto al suo carattere. La psicologia di Hillman ha la forza della semplicità. Hillman si è saputo far capire dal grande pubblico. A volte, in Italia, abbiamo il difetto della troppa accademicità e questo ci limita. Nelle conferenze era molto bravo. Anticipava l’argomento e poi faceva distribuire la traduzione al pubblico presente in sala. Era un gran parlatore e riusciva a comunicare una “presenza”, ed è qualcosa che probabilmente non si può tradurre a parole. Anche Adolf Guggenbühl-Craig era una “presenza” che si faceva notare.

9° immagine

Luigi Zoja

Luigi Zoja: Che sorpresa questa foto! Mi è stata scattata da un amico ed ero di ritorno dalla mia esperienza americana. Già vi ho raccontato tantissime cose su di me, anche personali. A dire il vero, in quel momento, ero un po’ preoccupato perchè dovevo cominciare da capo: ero stato fuori tanto tempo e non mi ero trovato bene, così ho deciso di rientrare in Italia.

Michele Mezzanotte: Per concludere…

Luigi Zoja: …oggi assistiamo nella società e, per riflesso, nella psicologia ad un impoverimento culturale. Mi dispiace che alcuni professionisti non facciano più psicologia, ma siano diventati formatori: non lo trovo etico.

Libri di Luigi Zoja

Infine, ecco alcuni libri scritti da Luigi Zoja e la bibliografia consigliata da L’Anima Fa Arte. Buona lettura!




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Info sull'autore

Michele Mezzanotte

Psicoterapeuta, Direttore Scientifico de L'Anima Fa Arte. Conferenziere e autore di diverse pubblicazioni.

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