Kore e lo stupro immaginale
Mi capita spesso di dirvi che ciò che è deprecabile nel concretismo, nella psiche, sul piano immaginale è, invece, sempre auspicabile. Mi capita spesso ma secondo me non è mai abbastanza. Non è mai abbastanza chiarire che, da un punto di vista immaginale, i reati e le filie sono manne dal cielo. Allora oggi vi parlerò di Kore, al secolo, per noi eredi della romana cultura, Proserpina. Ve lo racconterò poiché narra lo stupro come evento evolutivo. Allora l’invito e a ripensare il reato, la violenza e la deprecabilità chiedendosi perché mai l’epica classica ne abbia decantato le prodigiose proprietà.
Leggendo il mito prima, riusciremo poi a intuire il processo psicologico che descriveva la mitologia. Un processo che transitiamo tutti, e più volte nella vita. Un processo che racconta il perché si vada in terapia, il perché sia nata la psicoterapia.
Il mito di Kore? Tipo cappuccetto rosso
Intanto inizierei con la storia di Kore… anema e kore, kore de mamma, akkorata Kore passeggiava leggiadra e serena sui prati antistanti l’Olimpo. Era bella e in età da marito, ma ancora del tutto ignara del destino che l’attendeva. Coglieva fiori di croco (lo zafferano) e rose, e viole e altri che non ricordo. Ora potremmo dilungarci sul simbolismo dei fiori ma direi che non è il caso, direi soltanto che se sognate dello zafferano preparatevi, poiché Ade sta per arrivare. Insomma mentre la giovane spensierata trotterellava, lo zio Ade parlava col papà di Kore, Zeus, e gli diceva qualcosa del tipo: “Fratello caro, tu che ti sei preso il regno dei cieli e sei divenuto Re dell’Olimpo, ora vengo a dirti che tua figlia Kore sarà mia sposa e che la rapirò”. Zeus, non particolarmente preso all’idea che la figlia venisse rapita, ma particolarmente preoccupato dalle possibili reazioni della madre, con tono altisonante affermò dunque: “No, no no, e poi chi la sente Demetra?!”.
Ade il rapimento e il lupo
Ade si indignò intimando al fratello di facilitargli il compito se non voleva che si mettese a metter zizzagna lassù nell’Olimpo. Allora Zeus che voleva regnare indisturbato, convintosi, fece per distrarre Demetra che poi gli era sorella. Insomma nell’Olimpo era tutto un incesto, tipo Beautiful, una soap opera con gli dèi. E solo quando Demetra era distratta, Ade aprì una voragine nel terreno in cui fece cadere la nipote. E una volta nel regno infero di Ade, nell’ade di Ade, lo zio non mostrò certo la collezione delle farfalle alla nipote e fece il suo dovere da stupratore. E lei Kore, fece per nutrirsi con la melagrana, dolce e consolatoria. E Demetra? Ah Demetra iniziò da subito a urlare e strepitare. Corse per tutta la Tessaglia e, dopo tanto correre cadde in depressione. Ora dobbiamo sapere che Demetra, il cui sacro animale è il maiale, è la dea che sovrintende i raccolti e il grano. Insomma se si deprime non si mangia.
Zeus manda Ermes come fosse il cacciatore
Per questo, per la gran fame, Zeus manda il figlio Ermes nell’ade a dire al fratello Ade di rimandare Kore su, dalla mamma. E, pur titubando e con dispiacere, Ade alla fine ubbidisce o meglio si accorda, qualcosa del tipo sei mesi su e sei mesi giù. Demetra ricongiunta alla figlia fece rinascere le messi. Poi guardò negli occhi la figlia e intuì qualcosa. Intuì che nello sguardo non c’era più il nome della figlia e le chiese se avesse mangiato qualcosa nell’Ade. Si, perché, quando mangi qualcosa nell’Ade appartieni per sempre all’Ade. Lei, la figlia rispose di no, cercò di celare la melagrana ma Demetra era madre sapiente e sapeva. Per questo guardò la figlia ridiscendere negli inferi ogni volta con rassegnata saggezza. La vedeva ridiscendere non più fanciulla indifesa, non più cappuccetto rosso che è preda del lupo, ma Regina di quel regno che chiamiamo mondo infero. E una Regina deve avere un nome alla sua stessa altezza e Persefone fu quel nome, regina dell’Ade e moglie del lupo cattivo.
Cosa è l’Ade in senso Psicologico
Che l’epica fosse proiezione di psiche, che fosse descrizione fedele di dinamiche psicologiche è, per noi qui, acclarato. Allora in Kore noi possiamo rivedere un equilibrio psichico che si fonda sulla spensieratezza, sulla credenza che le idee che abbiamo su di noi coincidano con noi. Per questo si è felicemente spensierati e si colgono fiori. Poi arriva il lupo, poi arriva la voragine e con lei, arriva Ade. Questo significa che nel momento in cui le nostre credenze su di noi si sgretolano, nel momento in cui le parti di noi negate irrompono, allora si apre una voragine che ci porta nel mondo infero, nell’ade. L’ade allora potrebbe essere equiparata al cosiddetto inconscio, a quel territorio della Psiche che è una sorta di Bronx in cui releghiamo gli archetipi, le idee, le emozioni che sentiamo poco accettabili. L’attrazione erotica per la madre, per il padre, per il fratello, la voglia di rubare, quella di uccidere o, più semplicemente, l’irruzione di Pan e degli attacchi di panico, l’idiosincrasia per l’iscrizione a Legge come vorrebbero i tuoi, l’amore per un uomo scellerato, l’odio verso un figlio. Insomma l’ade è il regno di tutto ciò che di noi non ci piace e che tendiamo a mistificare, distorcere, edulcorare.
Mondo infero e psicoterapia
Non è raro oggi che sia proprio il panico foriero di questo ingresso negli inferi. Sembra che Pan sia il più bravo a condurci lì. Ma in generale quando ci capita di incontrarci con quei personaggi negletti e a lungo ghettizzati dentro di noi, viviamo un vero e proprio stupro psichico. Catturati nell’ade e fatta violenza alla felice immagine da cartolina che avevamo pazientemente dipinto, ci ritroviamo violentati dalla crudezza della nostra reale complessità psicologica. Ed è in questi momenti che entriamo in psicoterapia. Il terapeuta allora è lo Psicopompo, ossia il cicerone dell’anima. La terapia diventa il paziente e costante esercizio di esplorazione dell’ade, nell’ottica di far amicizia con tutte le immagini negate e, contemporaneamente, congedarsi da quelle distorte. La psicoterapia è sempre il preludio e la preparazione ad una separazione.
E cosa c’entrano Ermes e Demetra?
Ma la mitologia non scriveva le cose a metà. Dava anche prognosi oltre alla diagnosi. Allora la cura dell’anima giunge per mani di Ermes ossia il messaggero degli dèi che, con i suo sandali alati, veloce raccontava a ogni singolo dio ciò che atteneva ad un altro dio. Insomma, visti gli déi come immagini che rappresentano emozioni e bisogni, Ermes è la capacità che abbiamo di mettere in comunicazione tra loro proprio tutti i nostri bisogni e le nostre emozioni. Questo conduce a una coralità psichica che, anche nella peggiore sofferenza, è sempre la miglior trama per ognuno di noi. Allora la psicoterapia svolge anche questo ruolo ermetico, di Ermes che punta alla sintesi di tutte le parti di noi.
E Demetra è sempre il materno, ossia è sempre la capacità che abbiamo di prenderci cura di noi stessi che, malgrado tutto, anche se non ci sembra essere in contatto con lei, è sempre attiva, anche mentre siamo precipitati negli inferi e soggetti ad uno stupro, è sempre Demetra che lo concede. E Zeus è il paterno che ci tradisce, che ci butta in acqua per imparare a nuotare… ci consegna a chi diventeremo.
Conclusioni
Allora direi che in questa piccola epopea si dispiega un processo fondamentale dell’anima. Un processo che ci suggerisce come possiamo diventare Regine solo di quei territori che neghiamo. Quando giungiamo in terapia è perché siamo stati detronizzati dal nostro non regno. Siamo ormai consci che il regno fatto di immagini politicamente corrette, di sentimenti desiderabili, di condotte sempre non deprecabili, insomma quello è un regno della fantasticheria che ha come unico sovrano la patologia. Invece Il regno, l’unico di cui siamo sovrani, l’unico che ci vede poter vivere nell’alternanza tra l’infero e il supero, tra il nutrirci e l’affamarci è proprio quell’ade dove sposiamo il lupo dopo che ci ha divorato. La parte più infera di noi è fonte di grazia, diceva Jung e la grazia è farsi Re e Regine delle nostre cosiddette patologie. Insomma l’unico modo di mantenere il controllo sul nostro regno è, banalmente, perderlo.