Babbo Natale esiste ed è a rischio Covid

Certo, dire che Babbo Natale non esiste non è una bella notizia. Anzi, è una brutta notizia. D’altra parte cosa si dovrebbe dire? Che ci sono le prove scientifiche dell’esistenza di Babbo Natale? E che esistono le testimonianze di milioni di persone che hanno trovato giocattoli sotto il camino o sotto l’albero? (Piero Angela)

Anche Babbo Natale ha bisogno dell’autocertificazione. Anche Babbo Natale avrà bisogno di mascherina, di igienizzante mani e di distanziamento sociale. Lo ha reso “ufficiale” il Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte, rispondendo alla mail di un bambino. In questa notizia ci sono mille simboli da osservare. C’è un intero sistema di significati da poter mettere in sequenza. Conte ha detto che Babbo Natale esiste e che anche il simbolo del Natale dovrà rispettare le buone prassi anti-Covid. Anche i simboli sono a rischio Covid. E anche loro vanno difesi dalla pandemia.

Parlare al Puer

E se invece venisse per davvero?
Se la preghiera, la letterina, il desiderio
espresso così, più che altro per gioco
venisse preso sul serio?
Se il regno della fiaba e del mistero
si avverasse?
(Dino Buzzati)

Un classico film di Natale si centra sul vero Babbo Natale sottoposto a processo. Processo che si trasforma in automatico in un processo sull’esistenza del vecchietto più famoso dell’universo. E il film si conclude con l’affermazione che credere a Babbo Natale è una sorta di diritto da tutelare, anche di fronte alla Legge. Ma visto che i simboli si evolvono, bisogna chiederci spesso e chiederlo ai nostri cari: Babbo Natale esiste?

La maggioranza degli adulti sorride davanti a un interrogativo del genere. Come se la risposta fosse scontata e ovvia. Probabilmente cambierebbe la nostra risposta davanti a una bambina o a un bambino. Ed è tanto difficile ammettere che dentro ciascuno di noi c’è sempre la bambina o il bambino che siamo stati. Ed è esattamente a questi bambini che sono rivolte queste righe. Perché in questa rivoluzione mondiale dovuta al Covid diventa indispensabile riscoprire e difendere con tutte le nostre forze la nostra capacità di guardare il mondo come bambini: Babbo Natale rientra nel mondo dei bambini, che dobbiamo difendere.

Spero che tanti di noi abbiano bei ricordi sulle festività natalizie del proprio passato. Almeno come atmosfera, che sia globale o famigliare. Spero che tanti di noi abbiano la capacità di immaginare ancora la magia del Natale. Perché anche i simboli si evolvono. Anche e soprattutto durante una crisi mondiale, sanitaria, sociale ed economica.

Da adulti, si evolve la nostra idea del Natale, volenti o nolenti. Chi ha un lavoro, sa che a Natale si può anche lavorare. Chi ha un lavoro a rischio per la crisi e chi ha perso il proprio lavoro, guarda a questo Natale con terrore. Perché Natale ed economia oggi camminano apparentemente insieme. Ma i simboli si evolvono. Si devono evolvere in continuazione.

E allora la prima questione fondamentale ci arriva dal bambino che scrive al Premier Conte. Che diventa un po’ il puer di ciascuno di noi: che succederà al nostro Natale? Cosa succederà a Babbo Natale?

È una domanda che ciascuno di noi dovrebbe farsi costantemente, non solo a Novembre 2020. È una domanda che non riguarda solo le conseguenze di quanto successo in questi mesi. È una domanda a cui ciascuno di noi dovrebbe aggrapparsi per immaginare e costruire il proprio futuro. Ognuno di noi dovrebbe chiedersi cosa accadrà al nostro Natale e cosa accadrà ai simboli a cui siamo legati. Saremo in grado di crescere insieme, di nascere e ri-nascere insieme? O daremo spazio solo al malinconico ricordo di idee rimaste impantanate nei rimpianti e nei rimorsi?

Il Natale psicologico

Questo mi ricorda quando ero bambino la mia famiglia era così povera che a Natale, per non farci regali, mio padre usciva di casa e sparava un colpo in aria. Poi tornava e diceva “Babbo Natale si è suicidato” (Dylan Dog)

Il Natale è la festività occidentale a parer mio più importante dal punto di vista psicologico. Non tanto per la “fiera della bontà”, ovvero per quella strana convinzione che il 25 dicembre tutti ci trasformiamo in creature gentili ed amabili. La festa del Natale, commercializzata tanto da diventare globale, rappresenta in sé, la nascita dell’impossibile. La rivoluzione che può nascere dentro ciascuno di noi. Nel Natale abbiamo l’opportunità di far nascere la Speranza e il Cambiamento proprio dalle realtà che meno ci aspettiamo. È la festa delle famiglie atipiche. È la festa di chi è senza casa, con i riscaldamenti staccati. È la festa di chi scappa dalla propria casa, in fuga da persecuzioni, guerre o violenze. È la festa di chi dalla tragedia fa nascere un nuovo mondo. Un nuovo mondo interiore.

Gli addobbi, le luci, i regali, i cenoni, sono elementi indubbiamente piacevoli. Che danno calore. Ma sono elementi che riempiono l’esterno della nostra concezione. Per dare nutrimento alla nostra anima, per dare nutrimento al nostro puer, vanno portati all’interno. E nella nostra anima i soldi non sono un mezzo per raggiungere alcunché.

Torniamo alla risposta di Conte. Il premier ha detto che anche Babbo Natale ha bisogno dell’autocertificazione. Come mettere in discussione un principio del genere?! Un ultracentenario che gira di notte, in pieno coprifuoco, ha per forza bisogno dell’autocertificazione: è ovvio. Ancora più ovvio poi il ricordare la necessità di indossare la mascherina e di disinfettarsi le mani molto spesso: per via della sua età e dei numerosi spostamenti è per forza un soggetto a rischio.

Ma c’è un messaggio implicito psicologico. Una minaccia. Anche il Natale è a rischio. Anche il Natale ha bisogno di proteggersi. Ma la minaccia non è direttamente l’infezione da Coronavirus.

La minaccia è di farci rubare la voglia di costruire o di nascere o di rinascere o, addirittura, di credere all’impossibile che diventa possibile. Proprio con una crisi mondiale abbiamo bisogno di credere al Natale. Abbiamo bisogno di nutrire il nostro puer, per non rimanere paralizzati davanti alla paura.
Il suggerimento invece è quello di far evolvere i nostri simboli. Babbo Natale con la mascherina non sarà meno Babbo Natale: avrà semplicemente una protezione in più. Per la cronaca, probabilmente dovrà anche accorciarsi la barba per far aderire bene la mascherina al volto, ma sarà sempre l’ultracentenario più famoso e popolare del mondo.

E il nostro Natale psicologico ha la possibilità di esistere anche quest’anno. Durante le Guerre Mondiali hanno fatto storia le tregue del giorno di Natale. E anche in piena guerra ci si è fermati, seppure un solo momento, chi a pregare, chi a ricordare, chi a sperare. Sperare e credere nel futuro. Sperare è credere nel futuro. Credere nel futuro, di se stessi e dell’umanità intera può essere un ottimo inizio o un’ottima morale per credere ancora nel Natale e in Babbo Natale, anche con la mascherina.

Conclusioni

Una volta mi limitavo a ringraziare Babbo Natale per pochi soldi e qualche biscotto. Ora, lo ringrazio per le stelle e le facce in strada, e il vino e il grande mare (Gilbert Keith Chesterton)

Giuseppe Conte ci ha dato lo stimolo per rivedere la nostra concezione del Natale. Ha aggiornato uno dei simboli più celebri dell’Occidente. Peccato che i gadget sui siti di commercio online si erano avviati già mesi fa: mascherine a tema natalizio, addobbi a tema Covid… Ma la risposta scritta a un bambino diventa un invito a ciascuno di noi: difendiamo il Natale. Difendiamo noi stessi dal contagio; proteggiamo gli altri. Ma difendiamo i simboli, i ricordi, la speranza, che ci fanno ancora credere nell’umanità più bella.

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Info sull'autore

Teresa Di Matteo

Psicologa, Psicoterapeuta in formazione

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