Non toccare il mio cellulare

“Vige una sola regola. Non si guarda il cellulare dell’altro”

In ogni coppia che si rispetti c’è un luogo intimo. Fino a qualche anno fa questo locus era incarnato dalla fantasia e dai momenti di solitudine di ognuno dei partner.

Nella nostra epoca invece il luogo del non detto è il cellulare. È preferibile non guardare il telefonino dell’altro perché non fa parte del galateo relazionale moderno.

Nei dispositivi mobili risiedono i nostri segreti, le fantasie, le colpe, i peccati che l’altro non deve scoprire per non conoscere la parte infera della nostra psiche. Non tutti sono disposti a conoscerla, e non tutti hanno orecchie per i desideri torbidi del partner.

I telefonini sono il tabù dell’epoca moderna come lo era il sesso ad inizio secolo. Toccare un telefono significa commettere un affronto, ovvero toccare il nucleo profondo della Psiche altrui violando il rispetto e la privacy personale.

Il cellulare è l’inconscio della coppia

Dal punto di vista di Psiche ogni cosa, ogni parola, ogni entità possiede un luogo inconscio, ovvero un riparo nascosto alla luce diurna. Per questo motivo anche la coppia in sé per sé ha un luogo infero dell’inconscio, che è l’incontro tra i due mondi inconsci individuali.

Oggi, grazie alla tecnologia, possiamo individuare fisicamente il contenitore dell’inconscio di coppia: il cellulare.

L’inconscio della coppia è la parte segreta, nascosta e indicibile di ogni relazione, fatta di non detti, di frasi accennate, di emozioni trattenute, di disagi inespressi, di desideri proibiti. Come diceva Italo Calvino l’inconscio è il mare del non dicibile, del rimosso in seguito ad antiche proibizioni. Il cellulare rappresenta il contenitore di tutto ciò.

Il web è tutto intorno a noi. È (o è destinato a diventare) il luogo di ogni informazione. Invece di guardare in noi stessi dobbiamo “registrarci” sul web. Un tempo l’inconscio era in noi; eravamo il contenitore che lo circondava. (W. Giegerich, Alchimia della storia, p.156)

Se in passato il contenitore dell’inconscio della coppia era l’individuo, ora è rappresentato dai dispositivi mobili che sono diventati una nostra estensione fisica e psicologica.

Secondo lo psicoanalista tedesco, Giegerich, il web rappresenta le profondità di Psiche e noi ne siamo solo un’interfaccia. Il luogo della vita vera, dove batte il cuore della società, il luogo dell’anima, non è più in noi, ma è là fuori, “dietro” lo schermo nel Web. (W. Giegerich, Alchimia della storia, p.156)

Il cellulare ormai rapisce tempo, immaginario e intimità delle persone. I dispositivi mobili sono diventati luoghi della nostra intimità. Per cercare noi stessi, invece di guardarci dentro, fissiamo lo schermo del cellulare, del computer o della televisione.

E cosa troviamo? 

Il brivido nella coppia

Nell’inconscio della coppia troviamo il brivido.

Nella coppia, la parte intima da dover preservare al partner è spesso la follia, o più precisamente il brivido. Nelle relazioni, dove la vita diventa routine quotidiana, stabilità, fissità, sicurezza, etc…, l’inconscio è rappresentato dal contrario, ovvero dal brivido, dalla follia, e dall’instabilità.

Secondo Giegerich – famoso per le ricerche sulla vita logica dell’anima – il brivido è il godimento nel qui ed ora, e oggi questo godimento risiede nell’utilizzo di internet. E qual è il mezzo più potente per fruire del brivido folle del qui ed ora? Ovviamente il cellulare.

Il brivido è lo stato in cui l’individuo è assolutamente presente nel presente. Il sublime è adesso. (W. Giegerich, L’alchimia della storia, p.170)

Il cellulare come inconscio

Archetipicamente il telefonino deve essere la sede dei propri segreti.

Infatti l’etimologia della parola cellulare è un derivato di cellula, diminutivo di cella, cantina, piccola stanza, e affine a celare nascondere.

Grazie alla derivazione etimologica del nome riusciamo a intravedere la dinamica psicologica che sottende le apparecchiature mobili con l’occhio della necessità. Il telefono è la nostra piccola cantina nascosta, come per Jung lo era l’inconscio nel suo famoso sogno:

Giungevo dinanzi ad una pesante porta, e l’aprivo: scoprivo una scala di pietra che conduceva in cantina. Scendevo, e mi trovavo in una stanza con un bel soffitto a volta, eccezionalmente antica. Esaminando le pareti scoprivo, in mezzo ai comuni blocchi di pietra, strati di mattoni e frammenti di mattoni contenuti nella calcina: da questo mi rendevo conto che i muri risalivano all’epoca romana. Ero più che mai interessato. Esaminavo anche il pavimento, che era di lastre di pietra, e su una notavo un anello: lo tiravo su, e la lastra di pietra si sollevava, rivelando un’altra scala, di stretti gradini di pietra che portava giù in profondità. Scendevo anche questi scalini, e entravo in una bassa caverna scavata nella roccia. Uno spesso strato di polvere ne copriva il pavimento, e nella polvere erano sparpagliati ossa e cocci, come i resti di una civiltà primitiva. Scoprivo due teschi umani, evidentemente di epoca remota e mezzo distrutti. A questo punto il sogno finiva. (C. G. Jung, Ricordi, sogni, Riflessioni)

Il cellulare psicologicamente è la piccola cantina, il nascosto che è in noi, la piccola cella di detenzione che cattura e cela dentro di sé il sublime, la follia e il brivido che non sono presenti nella coppia.

Conclusioni

È per questo motivo che guardare, spiare il cellulare dell’altro, è diventato uno dei desideri più erotici dell’epoca moderna, come se appagasse una sorta di voyeurismo personale. Sapere che l’altro conserva qualcosa che io non conosco, produce eros che può trasformarsi in angoscia, gelosia ed ossessione. Prendere possesso del cellulare dell’altro significa scavare nei suoi desideri, nel suo sublime e nel suo brivido, ovvero svelare la coppia.   

La coppia deve avere un luogo inconscio. C’è sempre una parte da nascondere, qualcosa che non va detto. Se tutto fosse alla luce del sole, il calore farebbe bruciare i partner come le ali di Icaro, che invece necessitano anche dell’ombra erotica della luna per volare insieme.

Più la coppia è stabile e non apre la porta al brivido, più si crea una cantina inconscia ricca di desideri inespressi. Più la coppia è scontata, più si crea la coppia insaputa, la coppia inconscia conduttrice di brivido e del sublime.

Ciò che conosciamo di noi è solamente una parte, e forse piccolissima, di ciò che siamo a nostra insaputa.
(Luigi Pirandello)

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Info sull'autore

Michele Mezzanotte

Psicoterapeuta, Direttore Scientifico de L'Anima Fa Arte. Conferenziere e autore di diverse pubblicazioni.

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