Emily Dickinson




Ogni artista, ogni poeta, ogni anima, deve fare i conti con il viaggio alla ricerca di sé stesso. Durante questa ricerca ci rendiamo conto che ognuno di noi cerca qualcosa di specifico che ci rende unici.

Per entrare dentro il proprio mondo infero spesso bisogna far silenzio, scendendo in punta di piedi.

Qual è stato il percorso di Emily alla ricerca di sé stessa? Cosa cercava in particolare?

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10 Dicembre 1830
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Parto dal principio: Emily nasce in America ad Amherst.

Durante gli anni d’infanzia riceve un’educazione rigida e di stampo puritano.

Da bambina andavo spesso nei boschi, mi dicevano che il serpente mi avrebbe morsa, che avrei potuto raccogliere un fiore velenoso, che gli spiriti maligni mi avrebbero portato via. (E.D.)

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Nel 1850 comincia a scrivere. Più scrive, più fa silenzio intorno a sé. Con il passare degli anni, mentre è alla ricerca di qualcosa, si chiude sempre più al mondo.

È il terrore che la accompagna verso il mondo infero della sua Psiche.

Da settembre provo un senso di terrore, non riesco a parlarne con nessuno – così canto (E.D. 1862)

Il canto è etimologicamente un grido, spesso di dolore. Nella mitologia è sempre molto presente legato al mondo degli dei e soprattutto alle muse e al mondo infero.

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La svolta e il silenzio
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Emily nelle poesie dialoga costantemente con sé stessa.

Tuttavia nel 1970 accadde qualcosa nella sua vita. Un piccolissimo evento, apparentemente superfluo. Leggendo le poesie di Emily Dickinson prima e dopo il 1870 ho notato qualcosa di particolare: un cambiamento.

In questo anno accadde qualcosa che la porta a ritirarsi definitivamente dalla realtà e vivere fino in fondo la propria poesia e i propri silenzi.

Mi scusi se sono terrorizzata; non vedo mai estranei e a fatica so cosa dico (E.D.)

Emily è terrorizzata simbolicamente da quel serpente pronto a morderla all’interno della sua foresta interiore.

Ma cosa accade in questo anno?

Emily sogna. E sognando vede queste immagini:

L’altra notte ho fatto un sogno: sentivo delle api che si azzuffavano intorno allo stame di una ninfea e mi sono risvegliata con una mosca nella stanza.

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Il sogno
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Per capire cosa è accaduto a Emily sono partito dall’analisi di questo sogno.

La ninfea: la psicologia archetipica deve molto alla mitologia greca. Ed è per questo che per vedere in trasparenza questo simbolo ti racconterò un mito.

Questa storia racconta di una ninfa alla ricerca dell’amato sole. La ninfa, però, si sente inadeguata al suo cospetto. Per essere alla sua altezza decide di “sprofondare” in un lago, cercando di prendere dell’oro che si trovava sul fondo. Arrivata sul fondo si accorse che non poteva riuscire nell’impresa e provò a riemergere. Purtroppo di lei riemersero solo le mani, che si trasformarono in ninfee.

Questo fiore rappresenta la sofferenza di una ricerca estrema per sentirsi all’altezza del proprio sole.

Le mani che riescono ad emergere dall’acqua saranno il mezzo attraverso cui si esprimerà Emily Dickinson durante la vita.

Le Api simbolicamente sono le lacrime del dio Sole/Ra. Il sole a cui tendeva la ninfa ora piange, e le sue lacrime litigano intorno al fiore.

La mosca è il simbolo del mondo infero, ovvero delle profondità della psiche.

In questo sogno è rappresentata perfettamente la ricerca di sé di Emily, la ninfa che cerca il sole e crea poesie con le mani.

Prima ho sostenuto che la ricerca di sé spesso coincide con la ricerca di qualcosa in particolare: Emily Dickinson cerca il sole.

Guardiamo ora le poesie scritte prima del 1870 e dopo il 1870, ovvero prima e dopo il sogno di ricerca.

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Poesie e versi prima del 1870
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Ehi! – Mare – Prendimi!

Emily sta chiedendo agli abissi di prenderla perché sa che è lì, sul fondo di sé stessa, che potrà compiere il suo viaggio interiore.
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Fammi un quadro del sole –
che l’appenda in stanza –
e possa fingere di scaldarmi

Spesso nelle poesie, la poetessa americana, è alla ricerca dell’immagine del sole, soprattutto prima del sogno, ovvero prima del compimento del suo viaggio da ninfa.
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Io non sono nessuno! Tu chi sei?
Anche tu – sei – nessuno?
Bene allora saremo in due!
Ma non dirlo a nessuno!
Ci accecherebbero – e tu lo sai!

Che orrore – essere – Qualcuno!
Che volgarità – come una rana –
che ripete il suo nome – tutto il mese di giugno –
a un pantano che la sta ad ammirare!

Come la ninfa, si sente inadeguata al cospetto del sole, ma nel contempo questa inadeguatezza fa emergere la volontà di chiedersi chi sono io?
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La luce del sole era una casa
dolcissima in cui abitare –
Ma – non mi ha voluto – il Mattino.
Così – Buonanotte – Giorno!

Mezzanotte – tu non sei così bella –

Io avevo scelto – il Giorno –
Ma – ti prego – accetta la bambina –
Che lui ha cacciato lontano da sé!

Ci avviciniamo al 1870, e Emily si avvicina al fondo del suo abisso. Capisce che la sua vocazione non è arrivare al sole, ma cercarlo.

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Poesie dopo il sogno del 1870
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La poetessa americana descrive così il suo abisso, il suo mondo infero.

Grandi strade di silenzio portavano
lontano, alla volta di zone di pausa – vicine –
Qui non vi era segnale – né dissenso
né universo – né legge –

Gli orologi dicevano che era mattino
a distanza le campane sollecitavano la notte –
Qui tuttavia il tempo non aveva fondamento
perché l’epoca si estingueva.

Il mondo infero di Emily è un luogo fatto di silenzi, che lei crea attorno a sé durante la vita quotidiana. Inoltre in questo luogo abissale il tempo non esiste, immortalato dai versi delle poesie.

 

Conclusioni
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Se non avessi mai visto il sole
avrei sopportato l’ombra –
Ma la luce ha reso il mio Deserto
ancora più selvaggio.

Questi ultimi versi che propongo rappresentano la sintesi della ninfa/Emily che, dopo essere stata tradita dal sole, accetta le tenebre della psiche.

Il suo daimon, la sua vocazione, erano compiuti. Uno alla volta, con il procedere della vita, i pezzi si sistemano al loro posto secondo un disegno predeterminato (C.G. Jung, in Jung Parla, p.318)

Emily Dickinson ha vissuto nel silenzio e nell’a-temporalità delle tenebre, come la ninfa sotto la superficie dell’acqua. Dal suo mondo infero sono emerse le mani, tramite tra il mondo supero e il mondo infero.

Il fare poesia di Emily è racchiuso proprio in quest’immagine: le mani rivolte al sole che nascono dalle tenebre delle profondità.

La ricerca di Emily non era ricerca del sole, ma ricerca dell’essere ninfa che attraverso le sue mani ha regalato poesia al mondo.

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P.S. Se ti piace la poesia CLICCA QUI per leggere il mio articolo su FERNANDO PESSOA: il poeta della psicologia archetipica.




Info sull'autore

Michele Mezzanotte

Psicoterapeuta, Direttore Scientifico de L'Anima Fa Arte. Conferenziere e autore di diverse pubblicazioni.

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