Troppi giochi fanno male

 

Ci ricorda Paolo Aite (psicologo junghiano) che Melanie Klein ha avuto il merito di considerare il gioco del bambino come via utile alla conoscenza del mondo psichico infantile.

Da insegnante osservo molto i bambini nella relazione con i pari e – assolutamente – un pensiero che mi sembra coerente con ciò che ho visto, è che i bambini con troppi giochi non sanno giocare.

Pare assurdo, un controsenso, ma ciò conferma il detto che dice: “chi ha il pane non ha i denti e chi ha i denti non ha il pane”.

E in questo caso, il pane – come tutti gli zuccheri – in eccesso fa male!

I bambini con troppi giochi

I bambini con molti giochi spesso sono figli di genitori che lavorano molto, oppure figli unici.

Questi genitori incorrono nell’errore di riempire i loro bambini di giocattoli e, molto riassuntivamente, i motivi sono questi:

– per colmare il vuoto creato dalla loro assenza;

– per le insicurezze di essere genitori alle prime armi;

– o semplicemente per l’entusiasmo di voler rendere felice il proprio figlio.

Un tratto distintivo che accomuna questi bambini è che il “loro” gioco finisce per diventare il possedere il gioco, l’ultimo uscito, quello che segue la tendenza. Il gioco come sinonimo di divertimento è il mostrare di possedere piuttosto che il voler giocare con esso.

Infatti, sovente, molti di questi oggetti vengono presto abbandonati nel baule della cameretta e riposti più o meno ordinatamente.

Un’altra caratteristica che accomuna i bambini che “hanno troppi giochi” è che il gioco (inteso come l’attività con il giocattolo) non è frutto della fantasia, bensì si limita a replicare ciò che hanno visto fare, quel che hanno visto in televisione o ciò che dicono le istruzioni di quel giocattolo. L’immaginazione spesso è messa da parte.

Infine, il piccolo, circondato da così troppi stimoli (il più delle volte non viene fatta una cernita e lo si lascia sguazzare in una cameretta o in un soggiorno stracolmi di giochi) finisce per perdere la sua capacità attentiva e di focalizzazione su un compito riportando questa difficoltà anche nell’apprendimento.

I bambini con pochi giochi

È probabile che il bambino che abbia pochi giochi sia un bambino che adori giocare e che sappia farlo anche in autonomia, senza un granché a disposizione.

Il motivo per cui questo bambino sia più autonomo è facilmente intuibile: la sua psiche è una psiche che si è dovuta arricchire, che ha dovuto sopperire alle “mancanze” esterne e colmarle con oggetti simbolici interni.

Riconoscere questi bambini in un gruppo classe è facilissimo:

– spesso non litigano per avere il giochino che vuole anche l’altro compagno;

– a volte sono assorti nei loro pensieri anche se intorno c’è molto baccano;

– giocano con parti di giochi o attrezzature non complete (ad esempio il tappo di una bottiglia; il tappo di una penna; mollette colorate, pietre, pigne, erba) trasformando la loro funzione a seconda della storia immaginata;

– hanno più capacità descrittiva perché immaginano i particolari.

Conclusioni

I bambini non hanno bisogno di giochi ma di giocare.

La logica vi porterà da A a B. L’immaginazione vi porterà dappertutto. (Albert Einstein)

Giocare è un’attività seria. E come tutte le attività può essere fatta bene o male. L’adulto può guidare il bambino nel gioco insegnando il valore dell’immaginazione.

Un’educazione che in qualunque modo trascuri l’immaginazione è un’educazione alla psicopatia (James Hillman, Right to the remain silent pp. 150/151 in Fuochi Blu)

 

Giocare con le cose più semplici, come gli utensili casalinghi oppure gli oggetti della natura come la terra, i rami e le foglie, sviluppa in loro una ricchezza immaginativa superiore rispetto al gioco di plastica che offre ben pochi spunti alla fantasia.

Tutte le più grandi menti che hanno inventato qualcosa hanno saputo immaginare che quella cosa potesse esistere.

Semplicemente immagino che sia così, poi cerco di provarlo. (A. Einstein)

Il regalo più grande che possiamo fare ai nostri bambini è permettergli di coltivare la propria capacità di immaginare attraverso il gioco, non attraverso i giochi.

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