Siamo una guerra!
Quando si parla di guerra bisogna sempre cominciare dagli Stati Uniti d’America. È una regola non scritta.
Gli Stati Uniti d’America sono nati nella guerra e vivono in una lotta perpetua contro il male.
Trovo “pittoreschi” i pavoneggiamenti di questi giorni tra Stati Uniti e Corea del Nord. Un po’ come fanno due animali che si preparano alla battaglia sperando che uno dei due abbia paura e scappi via per primo.
Non cado nell’ovvio parlando dei vantaggi economici che derivano dalla guerra. Ovviamente se spendi milliardi di dollari l’anno per gli armamenti, non puoi buttarli… ti senti quasi in dovere di usare le bombe su qualcuno.
Ma entra con me nel vivo del discorso iniziando ad analizzare il passato…
Quasi tutte le nazioni, per estenderne i loro confini o delimitarne i limiti, sono nate da un conflitto. Sembra che l’origine del nostro mondo geopolitico sia la guerra.
La guerra è un mito d’origine e definisce i nostri confini. Così vale all’esterno, come all’interno.
Dentro di noi siamo dilaniati costantemente da guerre che sono necessarie a definire i nostri confini.
C’è sempre un nemico terribile da sconfiggere: dai barbari agli infedeli, dagli infedeli contemporanei alla Corea del Nord.
Poco vale avere una motivazione valida, l’importante è fare battaglia come modalità d’accadere nel mondo.
Inoltre, ci ricorda James Hillman – in Mars, Fuochi Blu – che la cultura occidentale ha prodotto una vasta letteratura sulla guerra: il Mahābhārata con la Bhagavadgītā, l’Iliade, l’Eneide, il Lebhar Gabàla e persino la Bibbia. L’Antico Testamento è un resoconto di condottieri e battaglie. Alla fine del Nuovo Testamento è presente l’Apocalisse, la grande battaglia finale.
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Siamo la guerra!
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Siamo una guerra.
Il campo di battaglia è quello dei vissuti e delle emozioni.
Per capire questo concetto parto dalla definizione di guerra.
Lotta armata fra stati o coalizioni per la risoluzione di una controversia internazionale più o meno direttamente motivata da veri o presunti (ma in ogni caso parziali) conflitti di interessi ideologici ed economici, non ammessa dalla coscienza giuridica moderna.
Ora prova a leggere questa definizione pensando alla guerra come dinamica interiore. Una dinamica psichica.
Siamo fatti da una moltitudine di personaggi interiori. Siamo molteplici come ci hanno insegnato le mitologie antiche, i poeti contemporanei, la scienza, la filosofia, la psicologia analitica e archetipica.
La nostra identità è un’eterna lotta. Una lotta armata tra stati e coalizioni. Psicologicamente una lotta armata tra stati emotivi (emozioni) e personaggi interiori. Personaggi che hanno diversi obiettivi, diversi ideali e interessi (Es.: Amo Carlo ma anche Fabio è carino! – Lavoro o vado avanti con gli studi?…)
Questa lotta interiore, però, non è ammessa dalla coscienza.
Sappiamo bene che ciò che è “censurato” dalla coscienza, come ci insegna il buon Freud, prima o poi esplode. Si accumula dentro di noi e diventa sempre più grande, mostruoso e difficile da gestire. Così un giorno ci svegliamo e qualche nazione che ha preso il sopravvento, lancia una bomba atomica su una città giapponese senza apparente motivo.
Ovviamente il campo di battaglia prediletto di Marte nella vita quotidiana sono le relazioni, con gli altri e con il partner.
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Opus contra naturam
Sia Kant che Hobbes affermavano che lo stato di pace tra gli uomini non fosse naturale.
La pace è un atto contra naturam. Come la psicoterapia d’altronde. Jung stesso disse che la terapia è un Opus contra naturam.
La vita è una lotta e la ricerca di una pace interiore è un lavoro contra naturam. La guerra divampa dentro di noi, tra i nostri personaggi psichici e andiamo in terapia per cercare pace.
Siamo un campo di battaglia.
Ma in fondo quanto amiamo queste battaglie? E quanto sono importanti per la nostra vita?
Come ci ricorda lo psicoanalista americano James Hillman, abbiamo un strano rapporto d’odio/amore con la guerra.
Chi ha visto il film Patton, generale d’acciaio, ricorderà la scena in cui il generale americano, comandante della Terza Armata nel 1944-1945, attraversata la Francia sino al confine tedesco, percorre il campo dopo la battaglia: terra squarciata, carri armati incendiati, soldati morti. Il generale solleva tra le braccia un soldato morente, lo bacia e, girando lo sguardo su quella devastazione, dice: “Come amo tutto questo! Che Dio mi perdoni, lo amo talmente. Più della mia vita.”
Sono convinto che non si potrà mai parlare di pace o di disarmo in modo sensato, se non penetriamo questo amore per la guerra. Senza entrare nello stato in cui l’anima è marziale, non potremo comprenderne l’attrazione. (Fuochi Blu, James Hillman – Mars)
Allora seguiamo Hillman e entriamo nello stato dell’anima Marziale..
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L’Arte della guerra
Provo ad analizzare l’immagine della guerra prendendo spunto da L’arte della guerra di Sun Tzu.
Sun Tzu (un gruppo di filosofi che hanno elaborato un antico manoscritto) afferma che le operazioni militari sono di vitale importanza per una questione di vita o di morte.
La fantasia che accompagna la guerra è questa: se facciamo la guerra sopravviviamo, altrimenti veniamo distrutti.
Questo è un punto di vista che ci impedisce di abbandonare la dinamica del conflitto.
La guerra è sopravvivenza e vita. Non è un caso, come ci ricorda Hillman, che Marte/Ares sia anche il dio dell’agricoltura e simboleggia la lotta della vitalità primaverile contro il letargo dell’inverno.
Sun Tzu presenta 5 fattori per poter comprendere la vera natura della guerra:
Il Tao, il Cielo, la Terra, il Generale, il Metodo.
Ovviamente ne farò solo una breve lettura in trasparenza.
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Le 5 motivazioni della guerra interiore
1 – Il Tao
Attraverso il Tao comprendiamo che la Guerra è un sentiero e una strada.
Come verbo (Tao) significa condurre, guidare.
Consideriamo il conflitto come qualcosa che ci guida nella ricerca dell’individuazione, costruendo limiti e confini della personalità.
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2 – Il Cielo
Il Cielo ci permette di afferrare la natura universale e archetipica della guerra.
Per la cultura orientale il Cielo è portatore delle grandi leggi universali.
Il conflitto appartiene alla nostra anima in quanto verità archetipica del cosmo, afferma Hillman.
La guerra è un accadere profondamente fondante e archetipico della società. Il mitologema di Marte fa parte di ognuno di noi.
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3 – La Terra
Terra e Guerra sono mitologicamente legate tra di loro.
Se la terra volesse la guerra? Come si spiega il fatto che Ares sia anche un antico dio dell’agricoltura? E che a Marte sia assegnato un suo appezzamento, in campagna, fuori le mura della città? A chi si sforza di comprendere la furia della guerra di secessione americana, e anche la composta, paziente sopportazione di quella guerra, che andò avanti per quattro anni, arrivando a toccare la Florida e il Nuovo Messico (oltre diecimila distinti scontri armati in cui rimasero uccisi oltre seicentomila uomini e ragazzi), le motivazioni di solito elencate non paiono all’altezza di tanta carneficina.
(James Hillman, Un terribile amore per la guerra)
James Hillman nel libro descrive egregiamente la stretta connessione tra guerra e terra.
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4 – Il Generale
Il Generale introduce la dimensione umana della guerra. Infatti secondo Sun Tzu il Generale è l’incarnazione dell’umanità e della saggezza.
La guerra è umana afferma James Hillman. Spesso siamo portati a dire che è disumana. Ma la guerra è una caratteristica prevalente della specie umana.
Atena, oltre ad essere dea della guerra, è dea della saggezza.
Subentra così l’aspetto femminile della guerra.
Avrai sicuramente sentito frasi del tipo “se le donne fossero al potere non ci sarebbero conflitti nel mondo”.
Tuttavia cosa farebbero Atena, le Amazzoni, Eris la dea della discordia, sorella di Ares/Marte?
Anche loro rivendicherebbero il loro diritto di essere in guerra, come le “dee” della politica contemporanea: Marine Le Pen e Hilary Clinton, ascese al potere utilizzando spirito battagliero e ideologie guerrafondaie.
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5 – Il Metodo
Ci vuole metodo!
Affermazione molto razionale.
E forse la razionalità non impedisce la guerra, anzi la alimenta.
In effetti Atena era dea della saggezza, una dea nata dalla testa di Zeus. La dea della guerra pensata.
Così nella guerra esiste sia la parte irrazionale di Marte, sia la parte razionale di Atena.
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Conclusioni
Non potevo lasciarvi andare via senza dirvi ciò che mi ha colpito maggiormente:
in Sun Tzu c’è la totale assenza della morte come dinamica inerente al conflitto.
L’immaginario psichico della guerra non contempla la morte. Lo stesso Marte/Ares vuole battaglia, ma non cerca morte, annientamento o vittoria e inoltre, come abbiamo visto prima, è legato alla terra, all’agricoltura e alla vitalità.
Azzardo che la morte come immaginario infausto potrebbe essere subentrato solo dopo un declassamento dell’immaginario “guerra” da parte della cultura, in qualcosa di deprecabile e inconveniente.
Marte rimane un immaginario misterioso da sondare. Un argomento tabù spesso evitato o liquidato troppo frettolosamente dai grandi pensatori della storia.
In fin dei conti, forse, il conflitto deve rimanere un mistero. La nascita stessa di Marte è avvolta nel mistero. Sembra che fosse nato per partenogenesi quando Era toccò un fiore misterioso.
C’è ancora tanto da dire e capire sulla guerra. Perciò vi invito alla riflessione nei commenti qui sotto!
P.S. Una cosa è certa. La guerra psichica è vita, non c’è vita senza lotta e non possiamo evitarlo.
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Se la guerra è inevitabile per la sopravvivenza umana, penso che c’è tanto da sapere e riflettere, per capire come prevenirla ed evitarla. Insomma, come direbbe Edgar Morin, per affrontare i problemi posti dalla convivenza umana occorre avere , La Testa Ben fatta, come lo stesso afferma, nel suo libro dall’omonimo titolo.
O forse non è inevitabile…