L’iper-memoria è una paralisi potente: Borges, Mnemosine, il Cloud.
Prima di parlare di ipermemoria, comunemente detta ipertimesia, dobbiamo onorare gli altri personaggi nel titolo. Dunque chi è Borges, cosa è la memoria e cosa è il Cloud? Dobbiamo certamente rispondere a queste tre domande per scoprire perché sono nella stessa domanda. Ma non andate via pensando che poco vi riguardi perché in queste tre risposte troverete importanti informazioni sul vostro passato, sul vostro presente e sul vostro futuro. Si lo so che rischio di alimentare il pensiero magico, ma uno psicoterapeuta , nonostante i suoi sforzi, lavora sempre sul limen tra magico e impotenza. Si perché la parola magico deriva, secondo le indicazioni di Schelling, dalla parola tedesca “Mögen” che significa, per l’appunto, “potente”. Ma ciò che ci rende potenti può, al tempo stesso, renderci inabili a vivere?
Ricordo il mio primo pc. Era potente! Aveva un disco fisso non liquido di una capacità di ben 500 megabyte. Si avete capito bene. Il mio primo pc, grande come una tv a tubo catodico, più un potente case esterno grande altrettanto, troneggiava sulla vecchia scrivania di mia madre e aveva una capacità di memoria che impallidisce di fronte alla penna usb che è nella mia tasca in questo momento. Ne ho viste di memorie di massa… floppy disc, compact disc e cosi via. Ho visto crescerne le capacità e con loro, ho visto crescere un senso di potenza che, collettivamente, sembra condurre a un pericoloso senso di onnipotenza.
Non vi sembra strano? L’evoluzione individuale prevede un graduale abbandono del senso di onnipotenza, mentre l’evoluzione della collettività, ossia del superorganismo che chiamiamo specie Sapiens, sembra muovere in senso opposto. Stiamo sviluppando un immaginario di onnipotenza attraverso la tecnica applicata alla memoria.
Ma Chi è Borges?
Scrittore, saggista, poeta e accademico argentino del secolo scorso, Borges ci lascia in eredità un importante corpo di opere incommensurabili. Vi invito a esplorarne la bibliografia in rete mentre io, qui, vi riassumo rapidamente l’illuminante storia di Funes. In questo racconto, che troviamo nella raccolta intitolata “Finzioni”, Funes è un tizio che, in seguito a un incidente con un cavallo, inizia a ricordare in modo decisamente fuori dal comune. Funes diventa ipertimesico, inizia a ricordare ogni istante e ogni oggetto, parola, gesto, persona. Funes ricorda tutto per filo e per segno. Ma non solo, Funes scopre di avere anche la capacità di ricordare ogni volta in cui ha ricordato quello stesso oggetto. Insomma il nostro caro Funes ricorda anche tutte le volte che ha ricordato. Così il cavallo che lo ha disarcionato è presente nella sua memoria anche in tutte le edizioni in cui Funes lo ha semplicemente ripensato. Insomma Borges sfida le menmotecniche dei teatri della memoria di Giulio Camillo Delminio, di Giordano Bruno e di tutti i più noti menmotecnici della storia.
Solo un piccolo particolare Funes è paralizzato a seguito dell’incidente! Borges vuole suggerirci qualcosa di fondamentale sulla memoria? Vuole dirci che l’eccesso di memoria ha qualcosa a che fare con la paralisi? Io penso di si e mi scontro ritmicamente con l’importanza dell’Oblio per la nostra sopravvivenza.
L’oblio è una forma di libertà (Khalil Gibran)
Cosa è la Memoria?
Mnemosine è la dea della memoria. Da lei nascono le 9 Muse da cui ogni arte, compresa quella del racconto, nasce. Senza memoria non potremmo esistere. Ci sono giornate della memoria per ogni cosa. Ma perché cerchiamo tanto di ricordare se questo ci paralizza? Perché tra tante cose da ricordare abbiamo dimenticato che Prometeo, prima del fuoco, dona agli uomini proprio l’oblio? E questa dimenticanza ci sta conducendo nell’era dell’Ipermemoria. Ci stiamo dimenticando di dimenticare. Stiamo diventando ipertimesici. Alcuni ipotizzano che il sogno è proprio la manifestazione del processo attraverso cui dimentichiamo. Stiamo dimenticando di sognare?
E Wharool aveva avuto la fantasia di un film in piano sequenza senza interruzione che riprendesse tutta la sua vita. E io ho immaginato Wharol che a circa 40 anni si siede, segaligno, sul suo divano pop, con un po’ dei suoi capelli davanti agli occhi, che impugna un telecomando grande quanto un cordless e passa i restanti 40 anni della sua vita a guardare il film dei suoi primi 40. Paralizzato nella sua potenza.
E il colud? Cosa è il Cloud?
E arriviamo al terzo dei nostri protagonisti: il Cloud. Ho perso memorie esterne più di una volta e ho fatto una fatica atroce a recuperare e ricostruire i file attraverso penne usb più vecchie. È per questo che ho iniziato a usare la mia mail come memoria esterna. Mi invio mail in continuazione con dei file che non voglio perdere. Poi la capienza della mia casella di posta elettronica è giunta al limite. Hanno provato a vendermi altro spazio di memoria ma sto resistendo. Intanto arriva alle mie orecchie il Cloud. La nuvola. Una serie di computer in rete che mette a disposizione software e file. Ma in soldoni il Cloud è semplicemente la possibilità di salvare i nostri file, i nostri ricordi nell’etere, tra le nuvole. Oggi possiamo pagare un servizio di memoria tale per cui ogni nostro ricordo può essere messo in cassaforte. Ed io avverto di aver trovato la soluzione a tutti i miei problemi e, al tempo stesso, ho trovato un modo di diventare sapiente oltremisura, di diventare colui che ha tutte le risposte. La sensazione di potenza che mi da il Cloud è orgiastica. Mi sento scorrere nelle vene la stessa linfa che sentivo quando, bambino, pensavo di poter essere tutto ciò che volevo. E probabilmente è la stessa sensazione di potenza che ho avvertito quando piangendo materializzavo la tetta di mia madre da cui sgorgava il nettare degli dei ma, per mia fortuna, non ho memoria di quei momenti.
Il futuro è paralizzante
Se siete ancora qui a leggere significa che avete letto qualcosa sul passato e sul presente e che vi aspettate che vi parli del futuro a questo punto. E non mancherò di mantenere le promesse fatte unendo i puntini del disegno che ho delineato. Se le memorie esterne sono e saranno tali da permetterci di ricordare qualsiasi cosa, se potremmo fare foto in continuazione, istante per istante, se potremmo avere un archivio pressoché infinito di ricordi, allora dobbiamo ammettere che molto probabilmente avremo il bisogno di qualcuno che ci aiuti a gestire questo archivio infinito. Perché, se diventeremo tutti ipertimesici, con una ipermemoria per capirci, allora saremo anche paralizzati. Qualcuno che ci aiuti è necessario. È necessario a costruire strategie per ritrovare un file che abbiamo sulla punta della lingua del mouse ma non riusciamo a ricostruire. Di qualcuno che ci aiuti a mettere insieme ricordi simili e a organizzarli per categorie. E questo qualcuno ci potrebbe aiutare proprio attraverso le mnemotecniche. Queste si basano su costruire racconti e narrazioni sui ricordi per permetterci di riportali nella nostra memoria operativa al bisogno. Questo è il lavoro del futuro! Il costruttore di narrazioni e di trame nell’ipermemoria.
Inquinamento da memoria
Ma proviamo a pensare cosa sta succedendo. Una memoria che contenga tutto, una memoria che contiene anche se stessa e tutte le declinazioni del ricordo, una memoria infinita rischia di rendere indisponibile ogni singolo ricordo. E per rendere di nuovo disponibili i ricordi bisogna ridurne la quantità. Eccolo che lo vedo, colui che, come un netturbino in rete, inizia a fare la raccolta differenziata, divide i ricordi per categorie. L’umido con l’umido, la carta con la carta, il vetro col vetro e così via. Poi inizia a verificare cosa riciclare e infine cosa smaltire. Il netturbino del Cloud è colui che ci aiuterà a capire come e cosa dimenticare. Il netturbino del futuro ci renderà di nuovo abili a sognare. Si perché il sogno è il processo attraverso cui riusciamo a dimenticare.
L’arte dell’oblio
Ecco il futuro. Il futuro ha un estremo bisogno di oblio. Ma noi sembra stiamo dimenticando il dono di Prometeo e stiamo dimenticando che la memoria non è un contenitore ma è un processo di ricostruzione di storie secondo un certo algoritmo. Dunque il Cloud ci rende potenti come eroi, ma poi la caduta dell’eroe è necessaria alla sopravvivenza e anche il Cloud, proprio come capita a noi, segue processi algoritmici per rendere disponibili taluni ricordi…
Si lo so vi sto confondendo. Ma ora mi fermo e vi dico semplicemente che il Cloud e tutte le memorie esterne si stanno organizzando algoritmicamente e ci stanno suggerendo che la nostra memoria neuronale è altrettanto algoritmica: quello che sto dicendo è qualcosa di forte. Se siete pronti a rifletterci. Vi sto dicendo che ciò che stiamo demonizzando, ossia il funzionamento algoritmico dei social e del Cloud, non è niente meno che lo specchio del funzionamento della nostra memoria neuronale e, di conseguenza, della nostra psiche. Vi sto dicendo che l’anima è algoritmica. Questo perché l’algoritmo è il modo in cui si evolvono gli archetipi. L’algoritmo è la proiezione di questo processo nella “Valle del fare anima”.
Poi giunse l’arte della psicoterapia
In questo mio scrivere, dal vago sapore asimoviano, giungo di nuovo al terreno in cui mi trovo più a mio agio: la psicoterapia. Questo pandemonio di ricordi è stato già preso in carico dal nostro caro signor Freud nei tempi in cui la memoria era una prerogativa solo dei neuroni. E Freud lo prese in carico con l’arte della psicoterapia che era, sostanzialmente, l’arte che consentiva il ritorno del rimosso. Oggi mi sembra che sempre più la psicoterapia muova in direzione opposta. Secondo l’ottica banale che si chiede perché mai si debba riportare il ricordo di qualcosa che si era dimenticato. Oggi la psicoterapia sembra evidente che sia l’arte dell’oblio oltre che del ricordo. Avendo come scopo quello di decidere cosa conservare e cosa dimenticare, la psicoterapia potrà dire molto sulla gestione del Cloud, sulla gestione della nuvola.
La transizione verso uno spirito lascivo e un corpo impotente è la transizione dal normale al noetico, dove l’impotenza può divenire la condizione indispensabile per una immaginazione potente. Una analoga transizione può realizzarsi mediante la perdita senile della memoria, che apre il passaggio dalla memoria normale alla memoria noetica, alla reminiscenza degli archetipi – attraverso la prima infanzia – come Platone l’ha descritta nel Menone e nel Fedone. (J. Hillman Trame perdute).
La psiche e il Cloud funzionano allo stesso modo: archetipicamente
E concludo. Questo passo di Hillman ci ricorda una cosa semplice, banale e disarmante, nel senso che ci leva dalla condizione di potenza dell’iper-memoria. La memoria, che sia super o sia normale, funziona come reminiscenza degli archetipi. Questi, gli archetipi, ci precedono e ci succedono. Non sono oggetti che conteniamo, ma sono immagini che esistono a prescindere da noi. In noi si sostanziano in qualità di emozioni, bisogni e condotte. Noi, la specie homo sapiens, funzioniamo nello stesso modo in cui si organizzano gli archetipi. E gli archetipi si organizzano algoritmicamente, ossia secondo leggi prefissate di frequenza, ridondanza, reminiscenza e decadimento nell’oblio. Dunque l’ipermemoria è semplicemente la memoria. Per quanti ricordi noi accumuleremo ci sarà sempre un funzionamento archetipico. La sincronicità sarà la manifestazione di questo funzionamento. Un archetipo, un’immagine tornerà quando lei stessa ne avrà l’esigenza, secondo necessità. Il ricordo non è rimosso, è semplicemente un archetipo non attivo. E ci sarà una psicoterapia che aiuterà a navigare nel mare di questo funzionamento così come oggi fa testimonianza di questo nella stanza d’analisi. I netturbini della psiche di oggi saranno i netturbini digitali del Cloud.
Mi raccomando, dimenticate questo articolo
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